Nobel per l’Economia a Claudia Goldin

Perché sono così contenta del Nobel per l’Economia a Claudia Goldin? Ecco due motivi che spiegano il mio entusiasmo

Adesso è chiaro che l’Economia si occupa delle persone, non dei soldi

Fin dall’inizio, la mia attività di ricerca si è indirizzata alla allocazione delle risorse umane più che a quella delle risorse finanziarie, e in particolare all’Economia di genere (ho scritto in tema di imprenditorialità femminile, differenze retributive, istruzione e rivelazione del talento, concorsi, percorsi di carriera, stereotipi e discriminazione) e parlando di questi temi fuori dallo stretto ambito accademico ho constatato con sorpresa che viene spesso proposta una visione riduttiva e distorta dell’Economia, una rappresentazione semplicistica che si sostiene senza fornire alcun riferimento bibliografico.

In tale contesto, gli “economisti” sono percepiti come individui che studiano solo prezzi e mercati, che considerano solo la ragione e non la passione, che si occupano di denaro e di profitti ma non tengono in alcun conto i valori etici. In questa visione stereotipata non mi sono mai riconosciuta, avendola sempre ritenuta fuorviante e anche immeritata.

La versatilità della teoria economica la rende infatti applicabile a qualsiasi contesto istituzionale in cui si ponga un problema di scelta razionale; quindi è utile non solo per studiare i mercati ma anche le famiglie, le imprese, le università e ogni altra organizzazione, e la funzione di utilità non include solo il denaro ma anche tutte le preferenze materiali e morali, tutti i valori etici e le passioni, le norme sociali, i vizi e le virtù che condizionano le scelte.

Lei è sicura di essere un’economista?

Nel mio lavoro mi sono occupata poco di denaro e molto di persone, di mamme e di bambini, di giovani e di anziani, di scuola e di salute, di lavoro di cura e di uso del tempo, di stereotipi e di regole della competizione tra diversi. Mi ricordo che una volta mi chiesero, nella pausa caffè di un convegno sul risparmio: “ma lei è sicura di essere un’economista”? Ero sicura, perché all’epoca avevo finalmente vinto un concorso, una comunità scientifica aveva riconosciuto quei temi come appartenenti allo stesso sapere disciplinare, avevo avuto la patente di economista e potevo esibirla … ma avevo notato che agli altri relatori nessuno aveva chiesto niente. E adesso che soddisfazione vedere tanta luce sui temi di ricerca premiati con il Nobel a Claudia Goldin!

La diseguaglianza di genere è un problema per l’economia

Fin dal secolo scorso, quando è uscito il mio libro sul lavoro delle donne (Femina Œconomica) la storia abituale che mi sentivo raccontare era più o meno questa: la discriminazione è ingiusta, ed “è un problema per voi donne” che ne subite i danni; quindi fate bene, voi donne, a chiedere che la discriminazione sia vietata per legge.

Ecco, dopo il Nobel per l’Economia a Claudia Goldin è evidente che questo approccio è fuorviante ed oscura l’aspetto essenziale della questione; l’aspetto essenziale della questione è che la discriminazione “è un problema per l’economia”, perché discende dal comportamento razionale degli agenti, permane anche se i mercati sono competitivi, e produce un’allocazione non efficiente delle risorse.

Dare a Cesare quello che è di Cesare

Dopo trent’anni di Economia sperimentale la discriminazione, cioè la disparità di trattamento a parità di altre condizioni, è ormai provata oltre ogni ragionevole dubbio. Il contributo di Claudia Goldin su questo tema (Orchestrating Impartiality) lascia un segno profondo: i dati mostrano che quando l’informazione sul genere è nascosta ai valutatori le probabilità di successo della componente femminile aumentano nettamente.

Claudia Goldin e Cecilia Rouse (2000) esaminano le selezioni di 14.000 componenti delle maggiori orchestre sinfoniche degli U.S. ed evidenziano che quando le audizioni di prova dei candidati sono schermate la probabilità di ottenere un posto in orchestra per una donna aumenta del 30% nella prima fase della selezione, e del 50% nelle fasi successive. Il punto cruciale, per un’economista, è l’inefficienza del risultato allocativo di procedure di selezione che dovrebbero essere neutrali rispetto al genere ma che di fatto non lo sono: possiamo permetterci errori di valutazione così macroscopici se vogliamo mettere la persona giusta al posto giusto, e dare a Cesare quello che è di Cesare?

Quest’anno, a lezione, alla citazione di Claudia Goldin aggiungerò “Nobel per l’Economia 2023”, e già mi immagino la prima domanda dei miei studenti: “Scusi, prof, ma veramente ha avuto il Nobel solo per aver detto che le donne guadagnano meno degli uomini?” E io risponderò: “Non perché l’ha detto, ma perché l’ha dimostrato”.

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  • Marisa Valente |

    Bellissimo articolo di Luisa Rosti

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