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Quante prime volte abbiamo contato quest’anno per le donne? Tante. Al punto che non riusciamo neanche a metterle in fila tutte ora che chiudiamo questo 2020 complesso, strano e faticoso. Tante prime volte che vanno sottolineate e celebrate, perché aprono strade nuove e possibilità che fino a ieri non esistevano. Dalla politica ai Nobel, dalle nomine pubbliche a quelle pivate, dalle forze dell’ordine al mondo della finanza. Vuol dire che il tempo delle donne è arrivato? Probabilmente non ancora, ma ci stiamo lavorando tutti insieme, uomini e donne, perché il futuro che ci troviamo a costruire avrà bisogno di tutti i talenti e di tutte le energie che abbiamo a disposizione.
La prima volta delle donne
Nel nostro Paese di prime volte ce ne saranno parecchie nei prossimi decenni: manca un presidente della Repubblica donna nella storia italiana, così come una premier. Ma non è solo la politica a dover entrare in una nuova era: in finanza, ad esempio, l’Italia non ha mai contato su un’amministratrice delegata di una grande banca quotata. Qualche prima volta, però, l’abbiamo vista già nel 2020: dalla prima rettrice dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dalla prima procuratrice generale di Milano alla prima vice capa della polizia. Staremo a vedere quali saranno i nuovi traguardi in questo 2021, ma abbiamo voluto celebrare alcune donne del 2020 per il contributo dato al cambiamento.
A livello internazionale sicuramente la nuova amministrazione di Joe Biden alla vigilia dell’insediamento batte già una serie di record a cominciare dalla vice presidente Kamala Harris. Dalla finanza alla scienza, dalle arti allo sport si allunga la lista dei profili che, un po’ moderne pioniere un po’ protagoniste da primato, nel corso degli scorsi 12 mesi si sono fatte conoscere al mondo. E abbiamo provato a farne una lista, sicuramente incompleta, ma una finestra da aprire sul mondo.
Da dove ricominciamo nel 2021?
Ogni gesto che all’inizio del 2020 ci sembrava scontato non lo sarà più. Durante quest’anno abbiamo dovuto scegliere, e abbiamo scelto, a chi e a che cosa circoscrivere l’area del rischio tollerato: chi tenere vicino a noi con il suo portato di vita, a che cosa insomma non eravamo proprio disposti a rinunciare. Da oggi, primo gennaio, non cambierà tutto con uno schiocco di dita, sarà un ricostruire lento una normalità post vaccino.
E ripartiremo soprattutto da ciò che abbiamo imparato: la capacità di organizzare le giornate, la resilienza e la pazienza di saper aspettare. Ma anche la solidarietà, un nuovo modo di lavorare e un modo nuovo di fare scuola. Tutte cose da non cancellare con il vaccino, ma di cui far tesoro per migliorare la nuova normalità.
Smartworking forever?
Con il vaccino si tornerà in presenza. Sicuramente a scuola, ma anche nel mondo del lavoro. Questi 12 mesi di relazioni virtuali finiranno, ma non senza lasciare strascichi. Che lo smartworking presenti dei vantaggi, lato lavoratori e lato imprese, è ormai assodato e ne guadagnano in qualità anche le città. Allora c’è già chi parla dell’ufficio come hub di esperienze, c’è chi sta studiando nuovi sistemi di compensation & benefit, chi ipotizza che il fenomeno south working non finirà.
Quale leadership ora?
Per indirizzare e gestire il cambiamento sarà, però, necessaria una nuova leadership, che nel migliore dei casi è maturata nel corso del 2020. L’identikit è in costruzione, ma alcune indicazioni vengono da chi è riuscito a guidare questo periodo complesso. «Siate forti e siate gentili» va dicendo in questo periodo la prima ministra neo-zelandese Jacinta Ardern, che guida uno dei primi Paesi dichiarati covid-free. E così, con poche parole, rivoluziona la nostra idea di leadership.
Perché, diciamolo, anche i leader sono stati presi in contropiede dalla pandemia e ora devono ridisegnarsi in base a un futuro che anche loro faticano a vedere. E l’empatia sembra essere diventata la nua parola d’ordine per i manager, che devono tener legato il team all’azienda e agli obiettivi anche da remoto. E un grande esempio di leadership, quest’anno, ci è venuto proprio da Babbo Natale, che è riuscito a consegnare tutti i regali mettendo in capo tutte le proprie competenze, per battere il Covid-19!
La vera sfida del 2021
Sono stanca. Ho bisogno di fermarmi. Quante volte abbiamo detto o abbiamo sentito queste parole negli ultimi mesi. Come si traduce il prolungato stato di affaticamento che le persone stanno sperimentando oggi fra lavoro e vita privata? Che effetto sta avendo sulla nostra salute mentale ed emotiva? Abbiamo spostato l’attenzione su soluzioni pratiche e immediate, lavorando “in emergenza” e ignorando l’assottigliarsi della nostra capacità di dare un senso a quel che avviene e, soprattutto, a quel che facciamo. Ora è il momento di recuperare quel “senso”.
Allenare i bambini a sognare
Quanto sognano i nostri figli? Ma soprattutto, cosa sognano? Corriamo così tanto, anche ora che la vita si svolge fra quattro mura e poco più. A volte dimentichiamo le domande più semplici, quelle che forse un bambino vorrebbe sentirsi porre. Per avere un pretesto per ritrovarsi a parlare di fantasia e di futuro abbiamo scelto qualche libro che può accompagnarci. Che questo tempo, che ci è dato, sia comunque un regalo (anche se pagato a caro prezzo).
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