Bambini e ragazzi, cosa chiedono e come possiamo aiutarli?

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Non è stato facile per nessuno. E ognuno ha fatto del proprio meglio. Eppure rischiamo di perdere per strada pezzi importanti in questo stato di perenne incertezza dovuto al Covid. I bambini e gli adolescenti sono quelli che corrono il maggior rischio di sperimentare solitudine, depressione e ansia, come conseguenza dell’isolamento da compagni, insegnanti e dal resto della famiglia, secondo quanto riportato dal Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry.

A loro abbiamo voluto dedicare uno sguardo più attento, per capire come stanno e cosa noi adulti possiamo fare per rendere questa traversata meno pesante e con minori effetti sul loro futuro.

La pandemia resti una parentesi

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Qual è davvero il prezzo che pagano bambini e adolescenti? Ma soprattutto: quali sono gli obiettivi che ci dobbiamo porre per il 2021 per far sì che non siano loro, anche quest’anno, ad essere lasciati indietro? Il faro deve essere acceso sulla dispersione scolastica, soprattutto in alcune regioni dove i numeri sono più preoccupanti. Il 28% dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni dichiara che dall’inizio della pandemia almeno un compagno nella propria classe ha smesso di frequentare la scuola, secondo la fotografia scattata da Save the children e raccontata da Simona Rossitto.

Ma più in generale è necessaria una maggiore attenzione alla loro quotidianità perché la vita di pandemia, priva di relazioni sociali, obiettivi, movimento fisico, non diventi per loro la normalità. Se i più piccoli hanno sviluppato paure che li portano, ad esempio a non uscire e incontrare estranei, gli adolescenti, invece, sono a rischio Neet, totalmente tagliati fuori dalla vita sociale. E c’è già chi inizia a misurare gli effetti negativi del periodo Covid sulla salute di mamme e bambini, come spiega Cristina Da Rold.

Insegnare è un tiro alla fune

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Certo un nodo fondamentale per i ragazzi è quello della scuola. Il 7 gennaio sono tornati in classe 5 milioni di bambini fra materna, elementare e media. Per le superiori le proteste di genitori e studenti si susseguono nelle diverse città italiane ma non esiste ad oggi una road map certa per la ripresa delle lezioni in presenza per le scuole superiori.

Ma se la scuola non potrà, per ragioni di sicurezza sanitaria, riprendere in tutto o in parte, tanto più dovremo prestare attenzione ai più giovani e alla qualità delle relazioni, come quelle tra insegnanti e allievi, sottolinea Claudia Radente. Perché la didattica a distanza, con tutti i suoi limiti, le sue difficoltà e le sue mancanze, non deve diventare l’alibi per non guardare, nel profondo e negli occhi, i nostri ragazzi.

L’11 si torna a scuola ma non tutti

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È necessario innanzitutto ascoltarli questi ragazzi che sono diventati quasi invisibili nell’emergenza della pandemia. Per questo Alley Oop ha voluto fare un giro virtuale in Italia per capire come stanno vivendo questa emergenza, che li ha puniti più di tutti, e come vedono l’uscita dalla crisi sanitaria.

La mancanza di contatto, confronto diretto, percezione dell’altro: questo e molto altro manca alla generazione Z, nata digitale e rimasta intrappolata in un mondo tutto virtuale da quasi un anno a questa parte. Mancanze che hanno effetti diretti anche sull’impegno scolastico. Per questo insegnanti e ragazzi chiedono che si torni in classe e cercano di capire se saranno fra i fortunati che il prossimo 11 gennaio varcheranno le porte dell’istituto per sedersi al proprio banco.

Le regioni, infatti, si stanno muovendo in ordine sparso: l’11 gennaio in Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo, Umbria e Sicilia scatterà l’attività in presenza per il 50% degli studenti delle superiori. Altre regioni hanno fatto scelte diverse. Periodo complesso per gli istituti, per altro, perché dal 4 al 25 gennaio gli studenti di terza media dovranno effettuare le iscrizioni alla scuola superiore, molto spesso non avendo avuto neanche l’occasione di visitarla.

Intanto in altri Paesi europei si va ben oltre l’11 gennaio per far tornare i ragazzi in classe: come nel caso del Regno Unito, post Brexit, in cui la variante inglese fa davvero paura, come ci racconta da Londra Silvia Pavoni.

Se il Papa parla di partite

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Un altro ruolo fondamentale nella formazione, che è venuto meno con la pandemia è certamente quello dell’allenatore. Per tutti i bambini e i ragazzi che frequentano uno sport con regolarità, se non addirittura a livello agonistico, la figura del coach non è solo una guida nelle performance sportive, ma si affianca a genitori e insegnanti nel percorso di crescita.

Che a parlarne questa settimana fosse il Papa (quello stesso Papa che resterà un simbolo del 2020 per la foto scattata in una Piazza San Pietro deserta), in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, ha stupito. Ma allo stesso tempo ha dato spunti di riflessione non solo per i ragazzi ma anzi, soprattutto per gli adulti che in questo mondo in pieno cambiamento e di fronte ad un futuro di incertezze si trovano senza punti fermi, perché anche i leader hanno dovuto mettersi in discussione, osserva Jacopo Pasetti.

Il superpotere della pubertà

"Period Girl" di Giorgia Vezzoli e "Cose da ragazze" di Nina Brochmann e Ellen Støkken Dahl

L’attenzione verso gli adolescenti deve essere il più ampia possibile e non può prescindere anche dall’educazione alla conoscenza del proprio corpo. Nel 2021 le mestruazioni, ad esempio, restano ancora un tabù. Ma parlarne con libertà, rendere la pubertà una gioia e non una piaga, significa aiutare le ragazze a vivere meglio i cambiamenti del corpo e della psiche. Vale per tutte: imparare a conoscersi è un “superpotere” che non ha età. E i libri a volte possono venirci in aiuto, come scrive Nicoletta Labarile.

Sonno e sogni

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Che il sonno stia divendando un problema non solo per i ragazzi lo dimostrano gli scaffali vuoti di camomille nel reparto tisane e il proliferare di rimedi naturali per il riposo sui banconi delle farmacie. Una canzone diceva che i sogni son desideri e questo 2021 parte ricco e carico di entrambi, quando ancora non riusciamo a buttarci alle spalle le difficoltà e le fatiche dell’anno passato. E i sogni sono stati lo specchio di questo 2020: gli studi ci hanno mostrato che durante i mesi del lockdown di primavera, per esempio, abbiamo dormito male e fatto incubi, il nostro sonno e i nostri sogni hanno veicolato tutte le angosce che durante il giorno non potevamo raccontare.

Gli studi sui sogni ci aiutano a capire come funzioniamo, come stiamo, tanto che in pandemia sono stati lanciati diversi progetti di raccolta dei sogni, per studiarli dal punto di vista neurologico o per raccontarli, perché anche l’inconscio della pandemia non vada perso. E in Italia è nato un vero e proprio database, come ci racconta Chiara Di Cristofaro.

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  • Armando |

    Un tema fondamentale per la nostra società da seguire con estrema attenzione.

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