In vacanza da noi stessi per tornare più felici

ali-kazal-eqcqmiyxzis-unsplash

Anche quest’anno per molti Italiani agosto vuol dire vacanza. Prima del covid si trattava di un rito automatico, quasi invisibile, mentre post covid lo scorrere del tempo si è fatto denso e percepibile, e anche l’estate arriva così: scandita da bollettini metereologici paurosi, con incertezze su tamponi e quarantene e con i mezzi di trasporto allo sbaraglio. La fatica con cui arriviamo a questa stagione è grande, ogni anno più pesante della precedente. Iniziamo a scambiarci foto dalle spiagge, dai viaggi, dagli aeroporti, grati che, una volta raggiunta, la vacanza assomigli a sé stessa, alle vacanze degli anni passati. Come un’isola di normalità in un mondo impazzito: un non luogo che può mantenere la superficialità che ci serve per… respirare.

Intorno, intanto, continua la guerra. I problemi accelerano e ci aspettano al ritorno, insieme a tutte le incertezze. Non c’è più nemmeno Draghi a proteggerci da noi stessi: che almeno si salvino le vacanze. E ce la meritiamo, se la meriterebbero tutti – ma non tutti possono averla – una parentesi di respiro in cui sfuggire a sé stessi e alla realtà. Le scelte che facciamo in vacanza dicono tanto del noi che vorremmo essere sempre. Chi si alza prima per godersi l’alba, chi passa le giornate in bicicletta, chi si sente privilegiato nel poter osservare con calma i propri figli.

Stanze di compensazione per le nostre passioni o pure e semplici pause da tutto: dalla corsa, dalla preoccupazione, dal dovere della pagnotta. Per alcuni anche dall’ansia per il mondo intero. Per i più fortunati, la vacanza è anche il luogo del desiderio e della scoperta: non solo per essere ciò che si vorrebbe, ma anche per scoprire aspetti nuovi di sé e del mondo. Vacanze di recupero, vacanze di passione, vacanze di scoperta: tutto fuorché vuote, come invece vorrebbe il loro nome.

Io quest’anno le vacanze le ho cancellate. Dopo averle progettate come sempre accuratamente, immaginando un viaggio di scoperta insieme ai miei figli e pianificando tutto il possibile, mettendo in fila settimane e doveri per arrivare a conquistare la mia dose di assenza, ho capito che non potevo partire. Che non è questa la stagione della mia vacanza. Che non riuscirei a creare quella bolla per me per loro, che non potrei smettere di sentirmi occupata, letteralmente, da tutto il resto. Non perché mi senta indispensabile.

Il rischio, infatti, per chi non va in vacanza per una scelta di responsabilità, è l’illusione di poter cambiare il mondo – o anche solo alcune cose – con la sola forza della propria volontà. E ovviamente accorgersi, a fine agosto, che il mondo non è cambiato. Non vado in vacanza, invece, perché un sacerdote conosciuto a una cena qualche settimana fa, di fronte alla mia frustrazione per la mia impotenza davanti a “tutto” – penso sempre in grande, soprattutto quando mi illudo di poter avere un impatto sulle cose – mi ha detto che qualcosa che potevo fare c’era, sempre e comunque. Ha messo le mani una sopra l’altra a proteggersi a vicenda, come se racchiudessero qualcosa di prezioso, e mi ha detto:

“Custodisci il seme”.

E’ stato il gesto a dare un senso alle parole.

E così eccomi qui, sono rimasta per custodire il seme. Non per cambiare il mondo, non a fare il baluardo donchisciottesco di una speranza sempre più compromessa. Ma solo per tenere protetto tra le mie mani, qui dov’è, il seme di ciò in cui credo con tutto il cuore. Perché quel seme non è il progetto che ne è nato, né tutte le persone che lo hanno costruito e reso vivo. E non è nemmeno l’oggetto che viene mostrato in giro, valutato, scelto o bocciato nei suoi tentativi di fioritura. Il seme è sotto a tutto e ognuno di noi ha il proprio. Dà un senso a quel che facciamo, è dietro alla nostra direzione, a tutte le nostre scelte.

Adesso so che posso custodirlo senza che questo abbia un impatto su nessun altro al di fuori di me. E so che, per custodirlo, devo seguire il mio istinto, che oggi mi dice di stare: che non potrei rifugiarmi con leggerezza da nessuna parte, se prima non l’ho messo al sicuro. Così, quest’anno niente vacanze. Resto, come credo molti altri facciano, là dove il dovere esprime ciò che sono, dando un senso alla mia vita. Non come un soldato, ma come una madre che ha capito che il figlio ha, inaspettatamente, ancora bisogno di lei.

Come ogni anno, anche questa stagione estiva durerà un attimo e poi “torneremo tutti” alle nostre cose. I cicli sono come gli schemi: rendono più facile comprendere il mondo, ci fanno sentire al sicuro. Per questo la vacanza acquista senso nell’essere una “fase”: avere un inizio e una fine noti, entro cui esprimere e fare cose diverse dal solito. Anche il ritorno è una fase: si riacquistano le vecchie routine, si rindossano i vestiti “da città”. Sono soprattutto le persone che rincontriamo – colleghi, clienti, vicini di casa – a ricordarci che siamo tornati e come ci si aspetta che torniamo a comportarci.

Forse custodire il seme è anche autorizzarci a conservare qualcosa di diverso, e permettere agli altri di fare altrettanto. Forse il seme di ciò che siamo merita che crediamo che sia possibile essere anche senza costantemente far succedere: come se la vacanza da noi stessi, o da quel che ci aspettiamo da noi, potesse proseguire anche nella vita di tutti i giorni.

***
La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  • Gloria DI Rienzo |

    Covid, guerra,bollette roventi,ambienti di lavoro intensi,beh ci vorrebbero vacanze ogni mese!!!Anche se a detta di qualcuno è continuare a lavorare la vera formula magica e l’essenza della vita.Comunque ognuno ha una concezione diversa della vacanza.Ma Oggi la vacanza ci dona un vero relax o ci porta ad essere più stressati di prima ?? Na turalmente l’accezione acquista ampi signicicati a swconda del genere, dell’età,della personalutà e della mentalità.Certo organizzare il lavoro su quattro giorni porterebbe ad una rivoluzione anche nel fare vacanze.Purtroppo siamo ancora l9ntani da una gestione creativa e benefica del nostro tempo libero e lavorativo.Ci sono poche idee innovative e rivoluzionarie nel senso buono del termine che approcciano al nostro benessere

  Post Precedente
Post Successivo