8 aziende su 10 nei Financial Services dichiarano di adottare programmi dedicati alla DEI, Diversity Equity and Inclusion in particolare con un’ottica di genere. Eppure sono ancora poche – una su cinque (20%) – le donne presenti nel top management e anche nel middle management (30%). E’ quanto emerge dalla ricerca Italian Financial Industry 2022 Deloitte DE&I Maturity Index, sviluppata in collaborazione con la Milano School of Management dell’Università degli Studi di Milano.
QUESTIONE DI CARICHI DI CURA
Secondo i dati della ricerca – che misurar il livello di maturità nell’ambito di DEI delle aziende nei servizi finanziari, asset manager e assicurazioni nel nostro Paese – per 2 aziende su 3 (72%) le tematiche di diversità e inclusione di genere sono il principale pilastro strategico su cui concentrare le politiche DEI. Tanto che il 30% ne tiene conto anche nella scelta delle relazioni di business con clienti e fornitori.
Un’attenzione particolare è dedicata ai carichi di cura famigliari, che ancora troppo spesso penalizzano le carriere al femminile: la grande maggioranza delle imprese monitorate (l’83%) afferma di avere delle iniziative legate alla genitorialità, in particolare permessi retribuiti per la cura dei figli (49%).
Ma tra le attività messe in campo ce n’ è anche una serie dedicata all’ empowerment al femminile, come lo sviluppo di una leadership inclusiva (49%) e di female representation (72%), oltre al monitoraggio e alla misurazione di indicatori specifici relative alla diversità in azienda (72%).
SEMPRE POCHE AL VERTICE
L’interesse si scontra, però, con la realtà dell’organizzazione aziendale: nella maggior parte delle organizzazioni che hanno partecipato alla survey, meno del 20% delle posizioni apicali è affidato alle donne, mentre la percentuale sale al 30% per quanto riguarda le posizioni di middle management. In questo senso, il settore assicurativo è quello con più donne in C-Suite e in middle management, mentre l’asset management è il comparto con più margini di miglioramento.
DIVERSO DA CHI?
Se la diversità di genere è una priorità per le organizzazioni, meno lo sono altre diversità. Per esempio solo una su tre (38%) ha iniziative di sostegno alla popolazione aziendale LGBTQI+, tra cui campagne di sensibilizzazione e di comunicazione ad hoc, eventi e formazione. Ancora meno (21%) quelle che hanno vere e proprie policy legate all’uguaglianza della comunità LGBTQI+. E sempre una maggior attenzione c’è anche per la popolazione con disabilità e neurodiversità – 74% delle imprese dichiara attenzione per questo tema – ma la loro inclusione viene considerata un pillar strategico solo dal 28% delle organizzazioni rispondenti.
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