“Mi sorprendo ancora quando i miei figli mi chiamano papà”, esordisce Eraldo Federici, dirigente di Capgemini, durante la conferenza “L’era dei leader papà” che Il Sole 24 Ore, Alley Oop e Lifeed, la società di education technology di cui sono fondatrice, hanno organizzato lo scorso 17 marzo, coinvolgendo cinque “papà-leader” di diverse aziende. “Perché per me papà è ancora mio padre…”.
Emerge fortissima, durante tutta la conferenza, la consapevolezza che essere padri è una rivoluzione, che vuol dire aggiungere un ruolo alla propria vita in grado di compenetrare tutti gli altri, contaminandoli. Che, insomma, non è stata solo la pandemia a farci scoprire che esistono i papà, anche se a molti di loro ha fatto vivere una quotidianità sorprendente, faticosa e ricca, che ha probabilmente (e auspicabilmente) fatto fare un salto in avanti di qualche anno ai modelli genitoriali del nostro Paese, dove purtroppo ancora oggi ai padri della patria si dà più credito, responsabilità e potere che ai padri della famiglia – troppo spesso considerati genitori in qualche modo minori.
Padri e quindi leader, leader e quindi padri: che cosa hanno in comune questi due modelli, che oggi come mai prima sono in discussione e in evoluzione?
1) Il fattore identità: “Io, genitore Isidoro Colluto, dopo l’arrivo del mio primo figlio Luigi, non sembro più l’Isidoro che tutti conoscevano prima”. Spiega Isidoro Colluto, dirigente in Barilla. E come cambia, questo fatto, il suo modo di essere manager? “Se non scopriamo chi c’è dentro Francesca, dentro Federica, dentro Massimo, dentro Maurizio, dentro Riccardo, dentro Laura, dentro ognuno dei nostri collaboratori, non possiamo toccare le corde che muovono le emozioni, e l’amore per quello che si fa. E l’amore è un moltiplicatore di umanità, ma anche di performance”.
2) Il fattore vulnerabilità, perché altrimenti chi mai oserebbe parlare di amore e di performance nella stessa frase? Dai dati raccolti sui 7.000 padri partecipanti ai programmi Lifeed, nella pandemia, i padri hanno espresso alti livelli di motivazione (63%) e vulnerabilità (59%): emozioni solo apparentemente in contraddizione. Riconoscere la propria vulnerabilità permette infatti di accettarla, abbassando la fatica che comporterebbe gestirla e liberando energie nuove: non a caso, l’84% dei papà si sente più consapevole. “Sapersi mettere a disposizione e in discussione, anche tornando indietro su alcune decisioni ammettendo di aver sbagliato”, così racconta il modello del leader paterno Davide Viale, dirigente in Alstom: “Così sono evolute paternità e leadership nel tempo: prima padre e leader erano entrambe figure austere, autoritarie. Oggi c’è una relazione diversa, con ascolto, dialogo ed empatia”.
3) Il fattore gentilezza, che ha un impatto moltiplicatore sulle competenze di relazione, mai così allenate come nell’ultimo anno di abitudini stravolte: sia per gestire prolungate convivenze che per mantenere il legame attraverso inevitabili distanze. “Gentilezza: più che un insegnamento, bisogna aiutare i figli costruendo insieme il loro sviluppo”, spiega Vittorio Ratto, dirigente in Crédit Agricole: “Questo è vero anche all’interno delle aziende. Per tirare fuori il meglio da ciascun collaboratore, la gentilezza è un motore”. E che allenamento quando la palestra delle relazioni “importanti” diventa doppia o addirittura tripla, come nel caso in cui si rivestano più ruoli: a casa, in ufficio e altrove!
La totalità dei padri che hanno partecipato a una recente ricerca* dell’Università di Torino sul tema “Paternità e leadership”, è convinta che alcune pratiche messe in campo sul lavoro possano essere tradotte anche nell’esperienza domestica. “Sono ritenute fondamentali la collaborazione, il lavoro di squadra e il reciproco sostegno che permettono un’interscambiabilità fra i genitori/lavoratori, ma che devono anche tener conto delle specificità di ognuno e che, quindi, siano in grado di valorizzare anche le differenze“.
4) Il fattore umiltà, parola che fino a poco tempo fa sarebbe stato molto difficile trovare accostata al termine leadership. Non è forse vero che un leader sa sempre tutto e non sbaglia mai? E un padre, allora? “L’umiltà: la relazione con i figli ci porta tutti allo stesso livello, diventa un’ottima palestra per un modello di leadership fondato sulla gentilezza”, commenta Beppe Donagemma, dirigente in Lifeed. “Far vedere le proprie emozioni e far capire che tutti possiamo sbagliare è un modo per portare cambiamenti e innovazione anche all’interno delle aziende. Questo si esercita a casa con i figli che per natura devono sperimentare. Così le aziende devono provare nuovi modelli organizzativi, senza paura di cambiare e sbagliare, altrimenti si crea immobilità”.
L’umiltà è un concetto da riscoprire, perché è la leva che ci consente di evolvere e cambiare: per l’81% dei papà coinvolti nella ricerca, la paternità si è configurata proprio come una sfida che li ha costretti in qualche modo a cambiare, su più piani: da quello pratico, della gestione delle priorità e degli impegni, a quello più emotivo, che riguarda l’affrontare i propri limiti e il sapersi mettere in discussione.
5) Infine il fattore guida: eh sì, perché non si può negare che un genitore – vulnerabile, fallibile, incerto, in continua evoluzione e sperimentazione e sempre un po’ sotto esame – sia una guida per i propri figli, proprio come un leader per i propri collaboratori. “I bambini, come i collaboratori, devono fare da soli ma non si devono mai sentire soli”, spiega Eraldo Federici: “Devono contare su un punto di riferimento”.
Complicato? La realtà lo è, e forse la soluzione è… danzare. “La relazione è una danza” conclude Federici: “c’è una relazione tra tutti i membri della famiglia in un contesto dinamico. La consapevolezza degli affetti, di essere amati e della presenza, rende tranquilli anche in situazioni complicate come quella della pandemia”.
Ecco che cosa può accadere, se smettiamo di pensare che dobbiamo “dividerci” tra le cose che siamo: l’amore può contaminare il potere, facendolo fiorire nell’incertezza, e il potere può contaminare l’amore, rendendolo in grado di cambiare il mondo.
*Ricerca “Dalla paternità coinvolta alla leadership generativa: la ricomposizione di famiglia e lavoro nel programma LIFEED” – AUTRICE dott. Maddalena Cannito, Dipartimento di Culture, Politica e Società, Università di Torino
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