Coperte, cartoni e giornali contro il freddo. Richieste di aiuto scritte su pezzi di carta rimediati alla bell’e meglio. Igiene personale assente. Pericolo elevato di aggressioni e violenze. Paura costante di perdere il proprio posto: quello che a noi sembra un semplice marciapiede e che invece per i senzatetto è una casa. Questa è la quotidianità delle persone che vivono all’addiaccio, elemosinando cibo e spiccioli, prive di un tetto sulla testa, di una famiglia, di un lavoro. Gli invisibili, ai margini delle città e della società, che aumentano al crescere della povertà e delle disuguaglianze.
Nella Capitale i senzatetto sono in crescita continua: tra loro sempre più donne, provate dalla crisi legata alla pandemia. Eppure i pregiudizi sono ancora duri a morire. Il clochard che ha scelto di esserlo e che rifiuta di essere aiutato, ad esempio, è più il frutto dell’immaginario cinematografico che della realtà. La presidente della Croce Rossa Italiana (Cri) di Roma, Debora Diodati, conferma ad Alley Oop che tra tutte le persone senza fissa dimora che negli anni la Cri ha aiutato e supportato non c’è nessuno che abbia scelto quella vita.
La vita di strada non è una scelta
È vero che a volte i senzatetto preferiscono rimanere per strada piuttosto che trovare rifugio nei centri di accoglienza, ma non perché non gradirebbero un luogo sicuro e caldo, quanto piuttosto per il timore di perdere la “propria” dimora, quella postazione che hanno conquistato spesso con difficoltà e non senza combattere. Si stima siano circa 9mila le persone senza dimora a Roma, di cui circa il 20% sono donne, una presenza che i volontari della Croce Rossa Italiana notano in aumento negli ultimi anni.
Dopo il Covid più donne in condizioni di povertà
Come mai? Perché sempre più donne vivono sul ciglio della strada, cercando riparo sui marciapiedi, sotto i portici anche a due passi dalla Basilica di San Pietro, davanti alle serrande dei negozi, sulle panchine, lungo il Tevere, nelle stazioni come nelle vie affollate del centro storico? “È a partire dal periodo Covid che è stato osservato un aumento delle donne tra i senza dimora e tra i richiedenti aiuto alla Croce Rossa”, ci spiega Debora Diodati. “Fenomeno piuttosto nuovo, soprattutto tra i senzatetto”.
Durante il periodo Covid, infatti, molte donne hanno perso il lavoro. Un lavoro che era spesso saltuario oppure nei settori più colpiti dai lockdown e dall’isolamento, come tutte le attività che non possono prescindere dalla presenza: dalle pulizie presso le abitazioni ai mestieri legati alla cura. Questo ha portato a un aumento di senzatetto donne, principalmente appartenenti alla fascia tra i 50 e i 55 anni. Si stima infatti che nel 2021 circa il 55% di coloro che chiedevano aiuto alla Cri erano di genere femminile.
Povertà e supporto psicologico
Le donne infatti non sono comparse solo tra i senza dimora, ma anche tra coloro che si rivolgono alla Croce Rossa Italiana per supporto alimentare, psicologico e lavorativo.
Donne con situazioni complesse e particolarmente difficili, donne sole con bambini e in forte carenza economica, spesso prive di una rete sociale e familiare di supporto, donne vittime di violenza e abbandoni. Tutte trovano nei volontari della Cri persone di fiducia con cui confidarsi e a cui chiedere aiuto.
Il lavoro della Croce Rossa Italiana
Sono numerosi e eterogenei gli aiuti e gli sportelli messi a disposizione dalla Cri per coloro che vivono situazioni di difficoltà. Oltre al supporto emergenziale di carattere alimentare o di primo riparo, la Croce Rossa offre sostegno anche in ambito lavorativo, mettendo a disposizione servizi di orientamento, di redazione del curriculum vitae e di supporto all’inserimento sul mercato del lavoro. “Il nostro aiuto – racconta Diodati – consiste anche nel fornire assistenza per orientarsi nel labirinto della burocrazia. Un affiancamento fondamentale sia per risolvere i problemi legati all’ottenimento della residenza fittizia sia per le questioni legali e sanitarie”.
“Abbiamo notato anche un aumento delle persone in strada malate – aggiunge la presidente della Cri Roma – spesso affette da patologie importanti. Croce Rossa a Roma ha diverse Unità di strada che, agendo sui diversi Comitati in vari quartieri, escono quasi tutte le sere e si scambiano informazioni e segnalazioni. Un sistema, quello delle Unità di strada, che consente di entrare in contatto diretto e monitorare il territorio con regolarità, creando tra i volontari e le persone che aiutiamo un rapporto basato sull’aiuto e sulla fiducia”.
I volontari Cri, altruismo in aumento
Se la rete di volontari romani conta circa 8.500 persone, sono oltre 15mila gli aspiranti volontari in lista di attesa che si sono iscritti sul sito gaia.cri.it. La Croce Rossa Italiana predispone infatti corsi ad hoc per diventare volontari ed essere preparati a gestire qualsiasi tipo di chiamata ed emergenza: sanitaria, alimentare, psicologica, amministrativo-burocratica, di primo soccorso. Inoltre sono tantissimi i professionisti che, terminato l’orario di lavoro, mettono a disposizione dei meno fortunati la propria competenza e professionalità, come parrucchieri, veterinari e podologi.
L’emergenza della vita in strada, quella che pochi vogliono vedere
“Come si può constatare, la situazione, anche solo guardando questi dati sommari è meritevole di un intervento che potremmo definire urgente”, dice Debora Diodati. “Croce Rossa di Roma è operativa in modi diversi, in collaborazione con le amministrazioni locali e con la sua rete di volontari. Un’opera che si affianca a quella di un’ampia rete di volontariato che spesso si ritrova però un po’ troppo isolata nell’affrontare percorsi che richiederebbero interventi strutturali per provare a far fronte e tentare di risolvere una situazione che rappresenta ormai un’emergenza”.
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