Ripartiamo dal lavoro: un manifesto planetario per una società più giusta

Nella primavera del 2020 viene pubblicato “Il manifesto del lavoro”, in 27 lingue, su 43 quotidiani di 36 Paesi. Ideato da Isabelle Ferreras, Dominique Méda e Julie Battilana, in pochissimi giorni è firmato da oltre tremila scienziati e studiosi provenienti da più di 700 istituzioni accademiche. Lungo alcuni paragrafi questo manifesto mette a nudo i limiti della realtà contemporanea. Conosciuti e condivisi per certi aspetti, ma scoperchiati davanti agli occhi dei più dalle restrizioni imposte dal diffondersi dell’emergenza sanitaria.

“Un essere umano al lavoro – si afferma – non può essere ridotto a una ‘risorsa’”. Dal personale sanitario a chi consegna a domicilio, “tutti coloro che ci hanno permesso di continuare a vivere nel periodo di lockdown, ne sono la prova vivente. Questa pandemia ci mostra che il lavoro non può essere ridotto a ‘merce’. L’assistenza sanitaria, la cura e il sostegno dei più vulnerabili sono tutte attività che vanno protette dalle sole leggi del mercato, altrimenti rischiamo di fare aumentare sempre di più le disuguaglianze, fino a sacrificare i più deboli e i più svantaggiati”.

Proposta l’analisi del presente, il manifesto procede nel tratteggiare poi le chiavi di volta per avviare il cambiamento. Secondo le autrici, per affrontare i rischi attuali diventa imprescindibile democratizzare l’impresa, de-mercificare il lavoro e disinquinare la Terra. “In un momento in cui siamo di fronte al rischio sia del susseguirsi di pandemie sia di un collasso climatico, questi cambiamenti strategici ci permetteranno non solo di garantire la dignità di ogni individuo, ma anche agire collettivamente per salvare il pianeta”.

Dal grande interesse scaturito dal manifesto (a questo link) è nato un libro. Pubblicato prima in francese e disponibile, da agosto di quest’anno, anche in italiano (edito da Castelvecchi con la traduzione di Mauro Ghidoni). Il volume, a cura delle tre prime ideatrici, ha lo stesso titolo del testo online da maggio 2020. Raccoglie contributi di studiose provenienti da diverse discipline, dalla sociologia al diritto, dalle scienze politiche agli studi economici. Le accomuna un sentire condiviso: la responsabilità per la sopravvivenza di un’“autentica vita umana sulla terra” è collettiva. Di fronte al rischio di un collasso globale e delle minacce alla salute generale, è necessario avviare cambiamenti comuni, perché le crisi contemporanee sono interconnesse e interessano tutti.

Democratizzare l’impresa: il valore del lavoro

Nel libro si riafferma la dignità del lavoro. Scrive Isabelle Ferreras: bisogna “mettere fine alla strumentalizzazione degli esseri viventi, ossia abolire la possibilità di essere trattate/i come una merce di scambio sul mercato”. E “riconoscere che due istituzioni determineranno il destino riservato all’essere umano e al pianeta Terra: il mercato del lavoro e l’impresa”.

Dalle prime fasi della pandemia, sono stati i lavoratori essenziali (soprattutto donne o appartenenti a minoranze, spesso occupati con contratti deboli e molto poco protetti) a sopportare i rischi più alti. “Poco importa se il lavoro è modesto o socialmente apprezzato”, continua Ferreras. “Dimostrare un minimo di giustizia significa non considerare mai le/gli altre/i come merce. La sfida è renderli capaci di essere liberi, ossia autonomi, in grado di influenzare la scelta delle regole cui sono sottoposti sia a livello individuale che collettivo”.

Sappiamo, sostiene l’autrice, che «il meccanismo del mercato non può essere l’unico a operare scelte collettive cruciali. La logica della redditività non può decidere ogni cosa». Sappiamo inoltre che, «nel corso della Storia solo quando abbiamo incluso gli esseri umani nelle decisioni da prendere abbiamo fatto progressi significativi nel rispetto dell’ambiente». Dato che sono i lavoratori i più diretti interessati dai problemi ambientali (pensiamo ai numeri e alle condizioni dei con cui sono immessi nel mercato i prodotti low tech collegati spesso a pratiche altamente inquinanti), per disinquinare diventa urgente coniugare democratizzazione e demercificazione del lavoro.

Il modello economico attuale è in crisi profondissima. Il pianeta si riscalda e gli ordini democratici e sociali conosciuti fino a qui sono messi in forte discussione. Anelli della stessa catena, le crisi si contaminano e alimentano. Eppure, forse proprio per questo, secondo le autrici de “Il manifesto del lavoro”, intervenire e avviare la trasformazione, è possibile.

Il cambiamento possibile

“Non pretendiamo di possedere tutte le risposte – scrive Julie Battilana –; il nostro obiettivo è gettare le basi per ripensare il nostro modello di società, per poterne discutere e poi passare all’azione. Non nascondiamoci che il cambiamento non arriverà da solo, né con la sola protesta. La capacità di resistenza delle strutture di potere esistenti di fronte ai nostri movimenti sociali scatenati dalla crisi finanziaria del 2008 lo ha dimostrato chiaramente. Per abbattere queste strutture di potere dobbiamo essere in grado anche di innovare e orchestrare la realizzazione del cambiamento. Il periodo di crisi che stiamo attraversando è favorevole al rinnovamento”.

Secondo Dominique Méda, c’è bisogno di un cambio di paradigma. “Rinunciare al rapporto di conquista e sfruttamento della Natura e sostituirlo con un rapporto di rispetto, ammirazione e persino amore”. Attraverso “la democratizzazione delle imprese (si) faciliterà la riconversione ecologica”. Per quanto questa richiederà profonde trasformazioni, la chiusura di certe attività, il ripensamento e la conversione di interi settori e processi produttivi. Ma, secondo la sociologa e filosofa francese, la riconversione ecologica sarà anche in grado di creare posti di lavoro.

Viviamo tempi caratterizzati da crisi e stravolgimenti i cui sviluppi sono in quotidiana evoluzione. Nonostante questo, mutuando lo spirito propositivo presente nel manifesto, il cambiamento è attuabile. “La solidarietà dei tre princìpi, ‘democratizzare, demercificare, disinquinare’, costituirà una guida fondamentale per ricostruire le nostre società su nuove basi e per sostituire il paradigma di conquista e sfruttamento che ha prevalso fino ad ora con il paradigma del ‘prendersi cura’.

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Titolo: “Il manifesto del lavoro”
Autrici: Isabelle Ferreras, Dominique Méda e Julie Battilana
Traduttore: Mauro Ghidoni
Editore: Castelvecchi, 2022
Prezzo: 15 euro

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