Si è parlato di Italo per il progetto di welfare da 3 milioni di euro realizzato con il bando Conciliamo, ma la società ha anche altri numeri interessanti da raccontare rispetto al supporto alla famiglia e l’occupazione femminile. Per esempio che quasi la metà (45%) dei papà prendono la facoltativa, contro una media nazionale del 18% e che in un settore – quello ferroviario – a netta prevalenza maschile, le donne sono quasi la metà (48%) dei dipendenti e dei responsabili (40%). Ne parliamo con Maura Bonanni, responsabile welfare di Italo.
Le donne nel settore ferroviario sono ancora poche, tanto che nel 2021 è stato siglato un accordo europeo (Women in Rail) per promuovere l’occupazione femminile. Qual è la situazione in Italo?
Prima di tutto diciamo che Italo è un’azienda con un’età media bassa (33 anni) e che i nostri collaboratori vivono in un ambiente molto dinamico ed inclusivo, dove sanno di poter essere sé stessi e condividere ambizioni e difficoltà. Lavorare per noi – lo diciamo sempre – è un’esperienza di viaggio, che si condivide. Forse per questo il clima aziendale è buono, e anche le donne si sentono più incluse e motivate. Infatti sono quasi la metà (48%) delle nostre 1500 persone, e il 40% dei responsabili.
Certo la presenza dipende anche dal tipo di lavoro, per esempio tra i macchinisti (100) solo due sono donne, anche se stiamo osservando una crescita, ma in altri ruoli tecnici come i capotreno la maggioranza (61%) sonno proprio donne. Il nostro approccio alla diversità e all’inclusione è una strategia di tipo quantitativo ma anche qualitativo: per noi è importante spiegare il valore della diversità di genere e per questo stiamo pianificando tante iniziative di formazione nelle scuole, perché le bambine e le ragazze sappiano che questi lavori esistano e che li possono fare!
State anche pensando alla certificazione della parità di genere introdotta con la legge n. 162/2021 e con la Legge di Bilancio 2022?
Sì, è una nuova sfida che stiamo valutando. Il progetto che è stato selezionato con il bando Conciliamo va peraltro in questa direzione: è un percorso di 24 mesi che si basa su 4 pilastri: supporto alla genitorialità, tutela della salute, supporto ai caregiver ed equilibrio dei carichi lavorativi fra uomini e donne. Se è vero che la maggioranza dei nostri collaboratori sono single (70%), è anche vero che un altro 30% ha figli – per la maggior parte piccoli – e dobbiamo saper rispondere alle loro esigenze, che si modificano nel corso del tempo. L’azienda sta crescendo insieme a loro, e il welfare va aggiornato regolarmente per poter essere utile e saper intercettare i bisogni specifici.
Grazie al finanziamento del bando per esempio possiamo integrare il periodo di congedo e concedere più tempo ad entrambi i genitori nell’inserimento scolastico dei propri figli. Una misura volutamente rivolta ad entrambi, papà e mamma, perché per noi il coinvolgimento dei padri va di pari passo con una maggior occupazione femminile. In Italo per esempio la percentuale di mamme (55%) e di papà (45%) che prendono il congedo facoltativo è molto equilibrata, e questo consente una miglior ripartizione dei carichi di cura.
Il welfare in Italo è nato grazie al bando o fa parte di una visione aziendale di più lungo termine?
Il nostro welfare è nato insieme alla società (2012) e per noi il valore delle persone è parte integrante della strategia di business. E’ vero che anche grazie al bando abbiamo avuto la possibilità di riorganizzare l’offerta, rendendola più coerente ed organica e il 2022 è dedicato a farlo conoscere a tutti i collaboratori, ma non solo. Proprio in un’ottica di attenzione alla persona e di sostenibilità e alla funzione sociale del welfare, la nostra offerta si estende al di là delle mura dell’ufficio ed è dedicata anche alle rispettive famiglie. Un esempio? Il corso di primo intervento fatto con la Squicciarini Rescue è stato esteso a tutti i famigliari, così come- grazie al bando- il servizio di supporto psicologico post-traumatico, con 6 incontri gratuiti per ogni collaboratore o suo famigliare, nel massimo rispetto della privacy.
Quali sono le misure che dal vostro punto di vista hanno funzionato meglio per attrarre e poi trattenere talenti al femminile?
Sicuramente il clima aziendale e l’attenzione verso la persona fanno sì che ogni collaboratore sa di poter essere sé stesso, e di non avere timore ad esplicitare anche eventuali problemi e necessità. Se la persona è davvero al centro della strategia aziendale, si è aperti all’ascolto e ad immaginare possibili soluzioni per venirsi in contro. Questo i nostri collaboratori lo sanno, e sono i migliori ambassador verso l’esterno in ottica di posizionamento aziendale. Anche il nostro AD è cresciuto internamente, proprio a riprova di questo.
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