Quando ho letto la notizia dell’ennesima sparatoria negli Stati Uniti, un paio di settimane fa a Virginia Beach, mi è tornato in mente un libro pubblicato da Add Editore “Un altro giorno di morte in America”, che mi ha lasciato addosso una sensazione a metà tra la rabbia e l’incredulità.
Sebbene il caso di cronaca sia di matrice diversa, è facile trovare il leit motiv, ovvero la disponibilità di armi. Questo libro nasce dall’intento del giornalista inglese Gary Younge, editorialista del “Guardian”, di fare un esperimento: ha scelto una data a caso – il 23 novembre 2013 – e ha scoperto quanti ragazzi fossero morti a causa di un’arma da fuoco. È un giorno qualunque. Siamo alla vigilia dei festeggiamenti per il Thanksgiving Day. Ciò di cui più si parla sui media americani è il meteo, le violente perturbazioni in arrivo e in sondaggi che davano in calo il gradimento di Obama, ai minimi storici. E in questa ordinaria normalità si inserisce anche la triste contabilità delle morti di minori e adolescenti.
Il risultato delle ricerche e delle indagini condotte dal reporter britannico è che in un solo giorno, dalla costa orientale a quella occidentale, sono morti dieci ragazzi. Jaiden Dixon, Ohio, Kenneth Mills-Tucker, Indiana, Stanley Taylor, North-Carolina, Pedro Cortez, California, Tyler Dunn, Michigan, Edwin Rajo, Texas, Samuel Brightmon, Texas, Tyshon Anderson, Illinois, Gary Anderson, New Jersey, Gustin Hinnant, North-Carolina. Nomi, cognomi, storie individuali, un futuro che non avrà mai luogo d’essere. Ma ciò che lascia attoniti è che queste morti non fanno notizia.
In generale, una media di sette vittime al giorno: «Ho scelto un sabato – scrive – perché, sebbene la media giornaliera del 2013 sia di 6,75 vittime, la cifra non è distribuita in modo uniforme. È soprattutto nel fine settimana, quando le scuole chiudono e iniziano le feste, che i giovani hanno più probabilità di farsi uccidere». È una cifra che non si registra in nessun’altra nazione. Le armi da fuoco rappresentano, infatti, la principale causa di mortalità tra i neri sotto i diciannove anni e la seconda per la stessa fascia d’età in generale, preceduta solo dagli incidenti stradali. Eppure questi omicidi non attirano l’attenzione dei media, come avviene nel caso delle stragi nelle scuole o in luoghi pubblici, e come è avvenuto nell’episodio che ho citato poco prima.
Un “banale” esperimento quello di Younge (con cui ha vinto l’Antony Lukas Books Prize della Columbia University) che penetra la provincia americana, attraversata, senza soluzione di continuità, da un copione che si ripete quasi sempre uguale a se stesso. Di queste dieci vittime l’autore racconta le storie, la provenienza e il contesto sociale. Sembra di guardare un telefilm, e invece, è la realtà, il rovescio della medaglia dell’American Dream.
Condizioni di fragilità e di povertà sono assai diffuse in un Paese che non offre alcun tipo di tutela, né di sicurezza. Un americano su tre, riporta Younge, vive in stato di povertà o si dibatte in quella che il censo definisce “quasi povertà”. E secondo un sondaggio, l’80% degli americani adulti, nel corso della propria vita, ha dovuto affrontare una situazione di disagio dovuta ad un anno di disoccupazione periodica che ha causato uno stato di “quasi povertà”, per i quali ha dovuto fare affidamento sui sussidi pubblici. I poveri in America vivevano in questo stato anche prima della crisi economica, e questa condizione non è più circoscritta soltanto a neri o ispanici, ma si è estesa anche alla classe media.
Per avere un’idea dell’entità del fenomeno complessivo della violenza causata dalle armi da fuoco, è possibile consultare il sito dell’associazione no profit Gun Violence Archive, fondata nel 2013 che punta a diffondere questi dati per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Il numero cresce di anno in anno, ma non sembra scalfire l’inossidabile certezza e fiducia a stelle e strisce nella sicurezza delle armi da fuoco, ammessa dal celebre secondo emendamento. Il libro non affronta direttamente questo tema, ma esso è parte integrante della spirale di violenza, marginalità e mancanza di opportunità che una larga fascia della popolazione affronta ogni giorno. E nonostante le tragiche morti subite, tra i genitori colpiti dall’evento soltanto una ha deciso di spendersi attivamente nel dibattito sul controllo delle armi.
«Le ricerche e la stesura di questo libro mi hanno fatto venire voglia di gridare» chiosa Younge nella postfazione. Alle 11.15 di domenica 24 novembre un sedicenne riceve una pallottola nel collo. Un’altra morte che, questa volta, non sarà raccontata.
Titolo Un altro giorno di morte in America, 24 ore, 10 proiettili, 10 ragazzi
Autore Gary Younge (trad. di Silvia Manzo)
Casa editrice Add Editore
Anno di uscita 2018
Prezzo 18,00