C’è un disegno di legge (il ddl 735) che vuole obbligare gli uomini a fare qualcosa che nessuno gli ha mai chiesto prima: passare almeno 12 giorni al mese con i figli. Attenzione: qui non si intende solo esserci la mattina per portarli a scuola e la sera per il bacio della buonanotte, ma la gestione totale dell’agenda filiale per 12 interi giorni al mese. Vuol dire sapere dove sono in ogni momento della giornata, coordinarne spostamenti e appuntamenti, accertarsi che mangino, facciano i compiti, arrivino a destinazione, curare le relazioni con i genitori dei loro amici, conoscere i nomi dei loro insegnanti e del medico di base (di questo potrebbe essere utile anche un numero di telefono), sapere dove sono i certificati delle loro vaccinazioni, accorgersi se hanno la febbre e – magari – se sono infelici. Insomma, esserci. Ed è una cosa che ai padri italiani nessuno ha chiesto mai: un diritto/dovere che nessuno gli ha mai offerto né reso possibile prima d’ora. Tanto è vero che l’Italia è tra i Paesi con il congedo di paternità più ridotto d’Europa (2 giorni, estesi a 4 come misura straordinaria in scadenza quest’anno, contro i 150 giorni delle mamme).
Non dare ai padri il diritto di passare del tempo con i figli quando nascono è un segnale chiaro da parte di uno Stato: questa cosa non ti riguarda direttamente, non è affar tuo. I padri che ne pensano?
In questo caso si ribalta la situazione rispetto a quando le donne hanno iniziato a entrare nel mondo del lavoro: le donne lavoratrici sono state (e sono ancora) una minoranza, portatrice di diversità. E, se all’inizio si è chiesto loro di “essere come gli uomini”, negli ultimi anni si è cominciato a misurare il valore aggiunto di quella diversità e molte aziende hanno iniziato a fare spazio a un pensiero divergente, a un “modo diverso” di fare le cose, valorizzandone il portato innovativo.
Allo stesso modo, gli uomini entrano oggi come una minoranza “diversa” nella dimensione familiare da cui fino a due generazioni fa erano esclusi. E, se ancora oggi li si premia quando sono dei bravi “mammi”, nell’immediato futuro la massa critica di chi pretenderà la paternità come un diritto (i Millennial, per cominciare) consentirà agli uomini di proporre qualcosa di nuovo e innovativo: un modello di padre mai visto prima, che ci sorprenderà e arricchirà la dimensione familiare.
Perché questo accada, però:
1) ben altre leggi dovranno tutelare il diritto alla paternità sin dall’inizio – senza prenderci in giro su 2 o 4 giorni di congedo;
2) le madri (che rappresentano una maggioranza opinion maker in ambito familiare) dovranno fare spazio a soluzioni e proposte diverse da ciò che hanno sempre fatto loro: fare un passo indietro, cedere le redini, accogliere l’errore – perché l’innovazione all’inizio produce sempre errori, altrimenti non è innovazione;
3) infine, i padri dovranno alzare la voce, alzare la testa, e scendere in piazza per primi per difendere il loro diritto a una dimensione di vita che gli appartiene e li proietta nel futuro: la capacità unica di generare e crescere creature – la firma su un contratto a tempo indeterminato per un lavoro che dura tutta la vita.