Intervento alla 62ma Conferenza internazionale sullo Stato delle Donne presso le Nazioni Unite (CSW62) del 14 marzo a New York
Signora Presidente,
Signori Relatori,
Distinti Delegati,
Sono lieta di essere qui oggi a rappresentare la posizione del Governo italiano in merito ad un tema sensibile quale quello della partecipazione e accesso delle donne ai media e alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione come strumento per il progresso e l’emancipazione delle donne.
La promozione dell’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze sono riconosciute, nell’ambito dell’Agenda 2030, come condizioni essenziali per realizzare il pieno rispetto dei diritti umani.
Ma una condizione di reale uguaglianza può essere raggiunta solo attraverso l’innalzamento del livello di empowerment delle donne e la rimozione di quegli ostacoli, quali l’accesso all’istruzione, al mercato del lavoro e alla finanza, che ancora oggi impediscono alle donne di sviluppare al massimo le loro potenzialità, comprese quelle nelle tecnologie informatiche
Studi internazionali (Fondo Monetario Internazionale) hanno dimostrato che l’empowerment delle donne può, non solo contribuire a ridurre le disuguaglianze, ma anche stimolare la crescita con importanti vantaggi macroeconomici anche in termini di Prodotto interno lordo.
Come ha affermato Cristine Lagarde, Direttrice del Fondo monetario internazionale, “l’empowerment femminile può contribuire a dare slancio alla crescita e ridurre le diseguaglianze. Se ognuno di noi vuole un pezzo più grande della torta, la torta stessa deve essere più grande”. Portare la partecipazione della forza lavoro femminile allo stesso livello di quella degli uomini stimola non solo la crescita economica sociale dei Paesi, ma può anche contribuire ad una riduzione delle disuguaglianze.
Nell’era delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione ai meccanismi di esclusione sociale e discriminazione già esistenti nei confronti delle donne e delle ragazze si aggiunge un nuovo elemento, quello del Gender Digital Divide ossia il gap tecnologico esistente nel rapporto fra donne e nuove tecnologie rispetto agli uomini, anche a parità di livello di istruzione, di età e di condizione sociale.
Nonostante negli ultimi anni il processo di informatizzazione femminile sia diventato maggiore e la partecipazione femminile sia notevolmente aumentata, le donne che hanno accesso alle tecnologie sono, a livello mondiale, in numero molto inferiore agli uomini “almeno 250 milioni in meno” secondo l’ITU (Agenzia dell’Onu specializzata nelle ICT,) evidenziando che il gender digital divide è tutt’altro che superato.
In una tale situazione è di fondamentale importanza garantire alle donne un accesso paritario alle nuove tecnologie digitali, ma soprattutto fare della “uguaglianza digitale” una “issue” prioritaria nelle agende di governi, riconoscendo l’accesso alle tecnologie e alle soft skill, indispensabili per un loro uso consapevole, come un diritto fondamentale.
Come evidenziato dall’OCSE reentemente le professioni digitali saranno le protagoniste del prossimo futuro e le competenze iper-specialistiche richieste per tali professioni premieranno sempre più, in termini lavorativi, i giovani che si avvicineranno alle materie tecnico-scientifiche, le cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La sotto-rappresentanzione delle donne nei settori della scienza e della ricerca, soprattutto nelle posizioni decisionali, limita il potenziale di ricerca e sviluppo e rappresenta un freno per le economie dei singoli Stati. Nonostante i progressi compiuti in Italia, nel corso degli ultimi anni, per promuovere le pari opportunità e superare gli stereotipi ed i pregiudizi che alimentano il gap di conoscenze tra le studentesse e gli studenti rispetto alle materie scientifiche, la percentuale degli impiegati in Information and Communications Technology, (ICT) sul totale degli occupati è solo del 2,5%, di questi solo 13,8% sono donne e 86,2% sono uomini (dati Eurostat 2016). Strettamente connessi a queste evidenze sono poi i dati relativi ai manager del settore digitale: in particolare in Italia solo il 19% sono donne rispetto alla media del 45% negli altri settori. (rapporto 2016 dell’ITU, International Telecommunication Union).
Le tecnologie sono una grande leva per la parità di genere. Come indicasto in un’analisi dell’Ocse, la trasformazione digitale aprirà delle opportunità per ridurre gli ostacoli che le donne affrontano nell’accesso e all’interno del mondo del lavoro, a patto che vengano messe in campo politiche di sostegno a questo cambiamento epocale.
Al fine di superare gli stereotipi e i pregiudizi che alimentano il gap di conoscenze tra uomini e donne in settori afferenti alla scienza, alla finanza e le nuove tecnologie, è di fondamentale importanza migliorare le condizioni di accesso e di uso delle tecnologie digitali da parte delle donne attraverso:
• il contrasto, fin dall’ambito formativo, degli stereotipi che vedono le donne scarsamente predisposte verso lo studio delle materie STEM e meno interessate a intraprendere studi e professioni nel campo tecnologico e digitale;
• la promozione di programmi di formazione e mentoring per creare modelli e punti di riferimento e per stimolare l’uso da parte delle donne delle nuove tecnologie digitali, ma soprattutto intesi a migliorare la propria autostima e consapevolezza delle proprie capacità, al fine di consentire loro di partecipare attivamente alla “new economy”;
• sviluppare nelle donne e nelle ragazze le Digital Soft Skills, ovvero quelle competenze trasversali tipiche del digitale, quali le competenze di tipo relazionale e comportamentale che consentono alle persone di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali in cui il valore e il potenziale femminile possono essere usati pienamente consentendo alle donne di diventare vere agenti del cambiamento;
• la promozione e lo sviluppo di forme flessibili di lavoro. Le nuove tecnologie costituiscono, infatti una leva fondamentale per permettere alle donne (attualmente ancora la categoria che necessita di utilizzare maggiormente gli strumenti di conciliazione) di entrare e rimanere nel mondo del lavoro attraverso nuovi modelli organizzativi, quali smartworking, co-working che consentono di raggiungere un maggiore equilibrio nella loro vita personale e professionale.
Il nostro Governo è consapevole che investire in azioni che favoriscono l’accesso delle donne al settore scientifico-tecnologico, ingegneristico e matematico (STEM) e della ricerca è indispensabile per la promozione dell’uguaglianza di genere e l’avanzamento delle carriere femminili, oltre a rappresentare uno dei principali strumenti in grado limitare i rischi per le donne di trovarsi in condizioni di povertà e discriminazioni.
In questo scenario il Governo italiano ha deciso di sensibilizzare le nuove generazioni in merito a queste tematiche e lo ha fatto, in particolare, attraverso l’iniziativa “In estate si imparano le STEM. Campi estivi sulla scienza, la matematica, l’informatica e il coding” con la quale sono stati finanziati per il 2017 n. 209 progetti per la realizzazione di campi estivi, totalmente gratuiti per le famiglie che ha visto coinvolti, in più di 100 città italiane, circa 6.000 bambini e bambine delle scuole primarie e secondarie di I grado. Di questi almeno il 60% (cioè circa 4000) sono studentesse. Considerato il successo l’iniziativa è stata ampliata consentendo nel 2018 e nel 2019 di partecipare ai campi estivi più di diciottomila studenti in tutta Italia di cui la maggioranza ragazze.
Alla base dell’iniziativa vi è l’esigenza, da un lato, di superare gli stereotipi e i pregiudizi che alimentano il gap di conoscenze tra le studentesse e gli studenti rispetto alle materie STEM nell’ambito del percorso di studi nonché nelle scelte di orientamento e professionali, e dall’altro di favorire un miglioramento delle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in periodi in cui i genitori hanno maggiori difficoltà e cioè i periodi di chiusura estiva delle scuole.
L’ intervento ha, inoltre, l’obiettivo di incoraggiare l’integrazione di soggetti svantaggiati privilegiando i progetti presentati dalle scuole che prevedano una maggiore inclusione anche dal punto di vista sociale di ragazzi e ragazzi. La realizzazione dei campi estivi STEM in più di 100 citàà italiane nel 2017 ha visto la collaborazione delle scuole con enti pubblici e privati altamente specializzati nei settori della scienza , della tecnologia, dell’informatica e della matematica, per un totale di circa 400 partner, tra cui molte delle principali Università italiane, numerose Aziende, oltre a Fondazioni, Musei ed enti di ricerca.
Gentili colleghi,
Siamo convinti che in un momento in cui il mondo è alla ricerca di sostenibilità, di crescita e di equità investire nelle donne, nelle loro potenzialità e nel loro contributo sostanziale e unico alla crescita di un Paese è il primo passo per la costruzione e sostenibilità di un mondo migliore per tutti, donne e uomini.
Gentili colleghi,
Riprendendo le parole dichiarate da Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore esecutivo di UN Women. “La società dell’informazione è incompleta senza l’inclusione, il contributo e la leadership di donne e ragazze”.