Al nuovo governo, sei proposte da inserire fra le cose da fare

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Dai risultati usciti dalle urne si dovrà ora capire quale sarà la composizione del prossimo governo per l’Italia. Chiunque vada a Palazzo Chigi, però, ha alcuni temi che dovrebbe tenere a mente a giudizio degli autori di Alley Oop. Così abbiamo pensato di scrivere un piccolo promemoria, un po’ come una To do list da mettere come segna libro nelle agende di questa legislatura.

VIOLENZA SULLE DONNE

La violenza sulle donne in Italia non è un’emergenza, ma un problema strutturale e va affrontato come tale. Si deve partire da qui per analizzare i numeri, il fenomeno e le forze in campo. Le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale nel nostro Paese sono 6,7 milioni secondo i dati Istat, il costo delle violenze per il Paese è di 17 miliardi di euro  secondo We World. Per il piano strategico 2017-2020 lo scorso governo aveva ipotizzato lo stanziamento di 30 milioni, troppo pochi per coprire i tre pilastri su cui si fonda: prevenzione, protezione delle vittime e punizione dei colpevoli. Tre pilastri necessari per cercare di invertire la rotta, ma che non devono essere solo slogan: la prima cosa è che le istituzioni, scuola-forze dell’ordine-ospedali-magistratura, siano davvero preparate, reattive ed efficaci. E su questo si ottiene investendo in formazione in modo cospicuo.

IUS SOLI

La prima proposta di legge sullo Ius Soli risale al 1999 a firma Livia Turco. La proposta prevedeva che ottenessero la cittadinanza italiana i bambini nati in Italia da genitori stranieri (di cui almeno uno nel Paese da 5 anni) all’età di 5 anni, vale a dire prima di inizare la scuola dell’obbligo. Dopo nove anni una riforma sostanziale nella direzione dello Ius Soli in Italiano non è stata approvata ed è una mancanza da sanare per tutti quei bambini nati in Italia da immigrati e che siedono sui banchi di scuola accanto ai nostri figli. La legge che si è arenata in Senato nella scorsa legislatura non riguardava solo lo Ius Soli temperato (per i bambini con almeno un genitore in possesso del permesso di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno europeo di lungo periodo), ma anche lo Ius Culturae (riuconosciuto prima dei 12 anni di età ai bambini che abbiano frequentato almeno 5 anni di scuola in Italia in modo continuativo). Sarebbe un segno di civiltà approvare finalmente questa riforma.

OCCUPAZIONE FEMMINILE

L’occupazione femminile rest aun tasto dolente dell’economia italiana. E’ al 49,1%, un livello record per la storia del nostro Paese ma un dato decisamente desolante se si confronta con il resto dell’Europa, che ha in media un’occupazione femminile al 57,8%. Le politiche basate su bonus e incentivi non vanno lontano. Serve un piano integrato per l’occupazione femminile, che si prefigga obiettivi certi e misurabili, con un approccio di genere integrato e trasversale a tutte le politiche pubbliche, in modo che si vada dall’indirizzo agli studio (materie Stem che offrono più opportnità) ad un sistema di welfare che blocchi l’emorragia di donne dal mondo del lavoro dopo la gravidanza; dall’applicazione delle leggi per arginare il gender pay gap al riconoscimento del valore dell’imprenditoria femminile

GENITORIALITA’

L’Italia resta fanalino di coda nella richiesta di congedi parentali da parte dei padri. La novità per il 2018 è che ai papà vengono riconosciuti 4 giorni da usare, anche in via non continuativa, entro i cinque mesi di vita del figlio o dall’ingresso in famiglia o in Italia del minore in caso di adozione/affidamento nazionale o internazionale. Il numero è raddoppiato rispetto al 2017 ma resta comunque irrisorio se confrontato con gli altri Paesi, anche solo europei. Un governo che volesse dare un segnale significativo su questo tema (che a cascata ha che fare con la condivisione della cura familiare fra uomini e donne, la mortalità lavorativa delle donne allla nascita del primo figlio, il basso livello di occupazione femminile e così via) dovrebbe mettere in pista fin da subito almeno un congedo parentale di 15 giorni dedicato ai papà da usare in modo continuativo alla nascita del bambino o al momento dell’adozione e un altro mese da utilizzare in modo continuativo al termine della amternità obbligatoria della mamma e non in alternativa con lei. Questo sì che sarebbe un segnale concreto per cambiare la cultura familiare di questo Paese.

MATRIMONIO EGUALITARIO

Dopo quasi due anni di applicazione della legge sulle unioni civili l’Italia è pronta per il matrimonio egualitario, sulla scia di quanto sta avvenendo in molti altri Paesi al mondo. Solo così. infatti, potrà essere garantita la piena eguaglianza di tutte e tutti nell’accesso al matrimonio, con il superamento dell’istituto giuridico “dedicato” agli Lgbt, e di conseguenza anche alle tutele accordate dal diritto di famiglia. Se a questo si aggiungesse una legge sull’odio omotransfobico, ci sarebbe davvero un cambiamento fondamentale nella cultura del Paese.

DISABILITA’

Tra le priorità legate all’investimento sull’autonomia delle persone non autosufficienti o ad una allocazione delle risorse più spostate verso la cura delle cronicità e delle disabilità, ci piace ricordare un punto spesso dimenticato nelle agende dei piani di salute pubblica: estendere alle persone con disabilità i programmi ora previsti per la sola popolazione ‘neurotipica’. Ad esempio, la promozione di stili di vita più salutari, che ha ridotto negli anni l’incidenza di tante malattie cardiovascolari acquisite, se destinata ad una popolazione disabile alla nascita, può voler dire iniziative di avviamento allo sport adattato e fruizione diversa dei servizi di riabilitazione sul territorio. Risultato: inclusione sociale e controllo comorbidità in caso di malattie croniche come la paralisi cerebrale.