Minori, Italia virtuosa per i programmi alternativi al carcere

Secondo i dati del Ministero della Giustizia, in Italia a metà dicembre 2022 erano 400 i detenuti negli istituti penali per minorenni. Di questi, 390 erano maschi di età compresa, per la gran parte, tra i 16 e i 20 anni e circa nella metà dei casi cittadini italiani. Secondo la Direzione centrale della polizia criminale, rispetto al 2019, il numero dei minori di 18 anni autori di reato è aumentato del 14,3%.

Programmi alternativi al carcere

Tendenze a parte, nel confronto con altre realtà europee emerge chiaramente il ruolo centrale ricoperto in Italia da interventi e programmi alternativi al carcere. Questo sistema rende la penisola un esempio virtuoso al punto che l’Italia si posiziona vicino ai modelli di Finlandia e Paesi Bassi. Un passo avanti anche rispetto ad altri membri della UE per numero di ragazzi presenti negli istituti minorili della penisola: sono infatti tre volte meno che in Francia e 4 volte meno che in Germania o nel Regno Unito.

In Italia, la tendenza è di inserire i gioavi autori di reato in strutture diverse dagli Istituti Penali per Minorenni che, al 2022 erano 17. Di contro, erano 637 le comunità residenziali disponibili all’accoglienza, per quanto in modo disomogeneo, disseminate su tutto il territorio nazionale in numero maggiore in Lombardia (118) e minimo (11) in Calabria.

L’associazione Antigone, che dagli anni ‘80 si occupa dei diritti e le garanzie nel sistema penale, chiarisce: “Le comunità svolgono un ruolo di rilievo nel sistema della giustizia minorile, un ruolo che si impone anche per quanto riguarda la parte della giustizia penale, permettendo misure cautelari meno afflittive del carcere qualora se ne ravvisi la necessità, o la possibilità di accedere a misure penali che presuppongono un domicilio anche in mancanza di adeguati sostegni familiari.

È anche guardando ai livelli di recidiva che si comprende l’importanza di pensare a pene alternative. Nei giovani che, ottenuta la sospensione del processo penale, usufruiscono di provvedimenti di messa alla prova, la percentuale si attesta sul 20% nei 66 mesi successivi da quando il reato è stato commesso.

L’esperienza pugliese di L.In.F.A.

Sparse per l’Italia le comunità di accoglienza si affiancano spesso progetti di sostegno esterni che hanno l’obiettivo di offrire percorsi di crescita per i ragazzi condannati.

Appena qualche mese fa il progetto L.In.F.A., una di queste iniziative, ha vinto un secondo blocco di investimenti pari a quasi un milione di euro, promosso dall’Impresa Sociale “Con I Bambini” (nell’ambito del Fondo per il Contrasto alla Povertà Educativa Minorile, proprio per il suo progetto rivolto a minori colpevoli di reato). Nonostante la sua storia giovane, L.In.F.A. (Lavoro, Inclusione, Formazione in Agricoltura per minori autori di reato) si è già distinto.

Nato con l’intento di mettere a punto un sistema di re-inclusione, lavora già con un gruppo di minori segnalati dalle strutture competenti, istruendoli e formandoli ad attività con gli animali. In particolare con i cavalli e, grazie all’intensa attività di rete con tutti i partner del progetto, con gli apiari, in modo da rendere più sostenibile l’impresa che si pianifica di costruire entro tre anni.

L’idea, spiegano dal gruppo, è quella di “fare leva sulla forza delle relazioni uomo-animale (e sperimentando) nello specifico la relazione minore-cavallo e attraverso l’apiario sociale”. In concreto, lungo i mesi in cui si sviluppa il programma, i partecipanti vengono preparati per fargli ottenere qualifiche professionali riconosciute che potranno garantirgli una preparazione spendibile poi nel reinserimento dopo la pena.

Capofila dell’iniziativa che si estende nelle provincie di Lecce e Brindisi, è l’organizzazione ASD Acqua2O, di Mesagne (paese della provincia di Brindisi). Questo centro di riabilitazione equestre, dove tra gli altri si è formata anche la campionessa di para-dressage Brigida Nigro, è specializzato nelle attività rivolte a portatori di disabilità ed è da tempo attiva anche nel sostegno verso i minori a rischio.

Reinserimento: formazione professionale e impresa

È il referente di ASD Acqua2O e co-creatore del progetto L.In.F.A., Marcello Ostuni, a parlare dell’evoluzione dall’idea al programma vincitore del bando Con i Bambini: “Dal 2007 ospitiamo diversi ragazzi delle comunità per giovani, autori di reato. All’epoca, grazie ad un partenariato con il tribunale dei minori, veniva data la possibilità ai beneficiari partecipare attivamente alle attività di maneggio tra cui la cura dei cavalli, gestione dei box, assistenza agli istruttori durante le attività con utenti con disabilità, per esempio. Negli anni, oltre l’esperienza sul campo, abbiamo nutrito e allargato la rete a enti di formazione, comunità per minori, uffici dei servizi sociali”.

Un percorso fino ad allora in certo modo informale che negli ultimi anni si è consolidato in qualcosa di più strutturato. “Insieme a Fabrizio Chetrì (direttore didattico di Cefas – Centro di Formazione ed Alta Specializzazione) obbligati all’immobilità dovuta alla pandemia, abbiamo deciso di rispondere al bando della fondazione. Insieme abbiamo ragionato sul come portare avanti e migliorare questa esperienza, come trasformarla in un momento di formazione che portasse a una vera occupazione, capace di fornire un’opportunità concreta ai beneficiari”.

Oltre alla formazione, l’obiettivo è di creare un’impresa sociale con i destinatari del progetto più meritevoli: alcuni di loro verranno assorbiti come soci-lavoratori e altri 18 faranno esperienza retribuita.

Oltre all’intervento diretto sui minori autori di reato, contraddistingue l’iniziativa L.In.F.A. tutta la parte di attività sul territorio delle provincie di Lecce e Brindisi. Per cercare di rispondere alla necessità di prevenire e coinvolgere in modo più ampio la popolazione locale, con il supporto di alcuni servizi sociali comunali, il progetto prevede azioni su strada concentrate in particolare nelle aree individuate come più a rischio. L’obiettivo è intercettare i ragazzi nei loro luoghi di aggregazione e indirizzare interventi specifici di sensibilizzazione verso modelli positivi di impegno del tempo libero.


Nelle foto: alcuni momenti delle attività in maneggio e l’incontro con il veterinario che si sta svolgendo in questi giorni.

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