Brigida Nigro: dalla carrozzina alla sella, sognando le Olimpiadi

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La sindrome da regressione caudale, un disturbo dello sviluppo dei segmenti spinali, e il dressage. Due mondi che sembrerebbero non toccarsi mai e invece si incrociano e mescolano nella storia di Brigida Nigro.

“Da quando ho memoria, la carrozzina è stata la mia compagna di viaggio” spiega la 24enne nata in provincia di Brindisi, che prosegue: “Mi mancano tre anelli della colonna vertebrale. E da lì in poi il mio midollo spinale è interrotto. Con le mie gambe posso farci poco e nulla. Anzi nulla… se non star seduta in carrozzina, naturalmente”. Ma una storia che poteva dipingersi a tinte cupe, si illumina nel 2007 con l’incontro quasi casuale tra  Brigida, Marcello Ostuni e la sua Acqua2o.

brigida-nigro-5Da qui, due esperienze che poco sembrano c’entrare l’una con l’altra, diventano facce della stessa medaglia. Da una parte un’atleta che, senza l’utilizzo delle gambe, sembrerebbe impossibile possa montare un cavallo. Tanto meno immaginabile possa dare i necessari comandi del dressage, impartiti proprio con esse. Dall’altra l’attività del maneggio della famiglia Ostuni che, all’epoca appena avviata, non è specializzata esclusivamente in terapie assistite con gli animali, né in dressage. Eppure la scintilla scatta e negli ultimi 14 anni non si è spenta mai.

Dal primo incontro e dall’idea di lanciarsi nella sfida, quasi surreale, di far praticare a Brigida Nigro un’attività equestre tra le più complesse, ci sono voluti 11 anni per arrivare all’agonismo. È solo nel 2018 infatti che iniziano il percorso delle gare e una serie di primati. Prima allieva del maneggio con disabilità (oggi sono 35). Prima (e per ora unica) atleta pugliese a praticare il para dressage. Prima atleta nel Sud Italia con questa tipologia di disabilità, a partecipare a gare di livello nazionale con punteggi importanti, in una disciplina impegnativa anche per i normodotati.

La storia di Brigida Nigro è un esempio di tenacia e passione, ma anche di casualità e una certa dose di azzardo. Sì perché il percorso fino a oggi ha conosciuto anche importanti bivi emotivi, dove un passo diverso avrebbe potuto portare a tutt’altri sviluppi. “È grazie ai cavalli che ho ritrovato le mie gambe ma anche l’energia racconta l’atleta, che continua: “Con Melinda, il primo che ho montato e che mi ha fatto innamorare dell’equitazione, ho imparato a non arrendermi mai di fronte alle difficoltà e a raggiungere quello che voglio. Il cavallo è diventato le mie gambe. Pian piano mi ha permesso di essere autonoma e di dimenticarmi, anche solo momentaneamente, della sedia a rotelle. La mia voce è diventata la sua voce e le sue gambe sono diventate le mie gambe. I miei allenamenti settimanali mi hanno permesso di rafforzare il mio equilibrio psico-fisico, di distendere e di rafforzare le braccia e le gambe”.

Brigida, che allo sport ha sempre affiancato lo studio laureandosi in Scienze dell’educazione e Formazione e oggi iscritta al percorso magistrale, rilancia con un nuovo obiettivo: partecipare ai Campionati Nazionali Italiani e accumulare punteggio per gareggiare alle prossime Paralimpiadi. Se era quasi impossibile pensarla anche solo su un diverso supporto che non fosse la sua sedia a rotelle, oggi sul suo cavallo registra punteggi di 70,25% (per chi si intende della specialità) e sembra meno lontana da un traguardo del genere.

La parabola della vita di Nigro è composta da una serie susseguente di scommesse che, non nasconde il suo allenatore Ostuni, “sono iniziate quasi per gioco e per curiosità. A tutti noi è stato subito chiaro che ci trovavamo di fronte a un talento eccezionale così come era altrettanto chiaro che Brigida era una ragazzina che amava le sfide, anche quelle che sembravano impossibili per chiunque altro. Abbiamo iniziato con le competizioni locali, in Salento, per poi arrivare a quelle regionali raggiungendo risultati incredibili”. Nel descrivere un percorso in salita ma anche di successo, l’allenatore rimarca le difficoltà del proseguire con la necessaria serenità le prossime competizioni e puntare alle Paralimpiadi. Se il talento di certo non manca – pure davanti alle oggettive limitazioni – “questo sport ha costi importanti ed è per questo che abbiamo deciso di chiedere un piccolo aiuto affinché la nostra cavallerizza possa arrivare a questo traguardo avviando una raccolta fondi“.

In parte anche proprio grazie al lancio di questa campagna, l’energia trasmessa dall’atleta salentina è diventata un modello in grado di ispirare nel giro di pochissimo tempo un’ulteriore iniziativa. Il racconto dei successi e un po’ anche della follia di questo sogno ambizioso, grazie al Festival del Libro Emergente di Mesagne ha ispirato la pubblicazione de “Brigida va alle Olimpiadi. Se hai un sogno realizzalo” (Casa editrice Le MezzeLane). Una raccolta di racconti scritti da sette bambini di quarta elementare nati dall’incontro diretto con l’atleta, la sua routine di allenamento, il suo cavallo. Un testo dal forte valore pedagogico che può trasformarsi anche in utile strumento di lotta all’abilismo, già a partire dalla tenera età.

Il racconto della caparbietà della para-atleta, ma anche delle difficoltà di adattarsi a un mondo “standardizzato”, proprio perché scritto da bambini per i bambini, mette nero su bianco con la dovuta delicatezza e un linguaggio adeguato la convinzione che, potenzialmente, non ci sono limiti alle proprie ambizioni. E spiega anche come si possono scoprire, nei modi e nei luoghi più inaspettati, doti e capacità magari difficili già anche solo da immaginare. Che si abbiano disabilità o meno.

Quella di Brigida Nigro è certo un’esperienza vittoriosa. Di rivalsa sulle difficoltà della vita. Di affetto e unione di una famiglia che avrebbe potuto farsi distruggere da una diagnosi sconvolgente, ma che invece ha accolto l’inaspettato e ne ha fatto un po’ un proprio marchio riconoscibile. Di ispirazione anche per chi di difficoltà ne ha molte di meno.

In questa storia l’eroina veste elegantemente, tra frac, cravatte, guanti immacolati e cilindro. Siede in sella al suo cavallo e lo fa “danzare” sul campo di gara, anche se non ha le gambe per comandarlo.

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