Un anno di guerra in Ucraina, tra paura e segni indelebili

“Ho provato cosa significa perdere la propria casa, trasferirsi e costruire la propria vita in un posto nuovo. La guerra è una grande tragedia ma come ucraini ci siamo uniti, abbiamo capito che è una battaglia per la nostra indipendenza, una lotta per i nostri valori, per i valori europei e per i diritti dei bambini”.

Questa è la testimonianza di Darya Kasyanova, direttrice dello sviluppo del programma nazionale di SOS Villaggi dei Bambini Ucraina e presidente del board del Child Rights Network ucraino, raccolta a un anno dall’invasione russa in Ucraina. Per Darya Kasyanova la guerra non è iniziata il 24 febbraio 2022 ma nel 2014, quando è stata costretta a lasciare Donetsk con la sua famiglia e a spostarsi in tutto il Paese: Dnipro, Mariupol, Kiev. Negli ultimi tre anni ha vissuto a Irpin, vicino alla capitale Kiev, dove un anno fa è partita l’offensiva di Mosca.

Irpin è tra le città simbolo della resistenza del popolo ucraino insieme Bucha – teatro degli orrori -, dove il 21 febbraio la premier Giorgia Meloni ha deposto dei fiori rossi per rendere omaggio alle vittime nelle fosse comuni. “La guerra ferisce e lascia segni.  Avrò sempre paura quando mia figlia andrà a scuola – racconta Darya – E’ difficile per una persona che ha sofferto per la guerra pensare al futuro ma dobbiamo proteggere i nostri bambini”. 

L’invasione. Grazie all’esperienza in Donetsk e Luhansk nel 2014- 2015, la responsabile di SOS villaggi dei Bambini Ucraina e gli altri collaboratori sono riusciti a evacuare la maggior parte delle famiglie seguite prima dell’inizio dell’invasione. “Poi è successo tutto rapidamente” – sottolinea nella testimonianza raccolta da Alley Oop Il Sole 24 Ore – già il 2 marzo era difficile mettersi in contatto con le famiglie nell’Ucraina orientale. Molti territori erano occupati o sotto combattimenti, non c’erano comunicazioni, né internet. Cercavamo qualcuno che ci aiutasse a trovare informazioni e ad aiutare le famiglie. Abbiamo chiesto ai partner locali, abbiamo presentato appelli e organizzato corridoi umanitari. Durante la guerra, non c’è tempo per pensare”.

Le storie. Tra le storie di cui Darya ha il ricordo più vivo c’è quella della casa dei bambini di Vorzel, orfanotrofio con circa 50-60 neonati e bimbi da 0 a 3 anni, vicino alla capitale ucraina. Darya spiega di aver iniziato a contattare i ministeri competenti e i funzionari governativi fin dai primi giorni di guerra ma gli impiegati si sono rifiutati di evacuare, nonostante un missile avesse colpito l’edificio accanto. La casa non aveva un seminterrato, i bambini erano messi su materassi sul pavimento. Quando i dipendenti si sono resi conto del livello di pericolo hanno iniziato a chiamare i soccorsi, ma l’insediamento era occupato e i carri armati russi erano lì. I video dell’evacuazione, il 9 marzo, con i pullmini della Croce rossa hanno poi fatto il giro del mondo.

L’altra storia ha come protagonista una famiglia con 8 bambini residente nella regione di Luhansk. La famiglia ha contattato SOS Villaggi dei Bambini per avere un aiuto. L’associazione è riuscita a far evacuare le persone, mettendole su un treno per Dnipro. Durante il viaggio, hanno saputo che la casa era stata distrutta e i vicini uccisi. Se gli aiuti avessero tardato di un solo giorno, sarebbero morti anche loro.

I bambini. “Non conosciamo il numero esatto di minori uccisi, né sappiamo dove si trovano i bambini rimasti nei territori occupati”, spiega Darya. Secondo Save the Children, dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina sono stati uccisi 438 bambini e feriti 851, più di quattro al giorno. E il bilancio si riferisce solo ai casi effettivamente verificati, quindi potrebbe essere molto più alto.

Durante la guerra, centinaia di scuole sono state attaccate o utilizzate per scopi militari, altre sono state messe a disposizione come rifugi per i civili.  I bambini accolti negli istituti pubblici in Ucraina sono circa 98mila, il personale è in fuga e i minori rischiano di essere abbandonati a sé stessi. Secondo i dati ufficiali, più di 6.000 bambini hanno perso i loro genitori. Quasi 8 milioni sono le persone fuggite dal Paese.

Ora è importante continuare ad aiutare chi ha bisogno. Collaboreremo con il Ministero delle Politiche Sociali e con i partner nel quadro della deistituzionalizzazione, al fine di costruire un sistema più efficace per la protezione dei diritti dei bambini in Ucraina”, commenta la responsabile SOS Villaggi dei Bambini Ucraina, associazione che dall’inizio del conflitto è riuscita a raggiungere e sostenere più di 120mila persone.

Oggi.  Darya racconta che le sirene anti raid oggi suonano ogni giorno, anche 3 volte al giorno e la paura dei bombardamenti è costante. “Durante l’allarme aereo, i bambini dell’asilo rimangono in cantina, mia figlia piccola è quasi sempre malata. Provo rabbia, odio, a volte disperazione. Questa è la nostra vita, a cui ci adattiamo. Il lavoro mi aiuta molto, mi aiuta a reagire, è un’opportunità per preservare la realtà”, spiega Darya, ricordando che quest’anno, per fortuna, l’inverno non è molto freddo, ma quando non c’è luce e calore per molto tempo, le case si raffreddano rapidamente.

A preoccuparla sono soprattutto le persone che vengono da Mykolaiv o dalla regione di Donetsk perchè vivono in condizioni terribili da febbraio 2022.  “Penso a quando le nostre città e i nostri villaggi, dove vivono i nostri bambini, dovranno essere bonificati dalle mine. Ma sapere di poter essere utile a qualcuno che si trova in una situazione peggiore della mia mi dà forza ed energia”, conclude Darya.

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