Sei italiane tra le migliori cento scienziate al mondo

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Ci sono 4 italiane tra le prime 100 migliori scienziate del mondo, ma a guardare bene ce ne sono anche altre due che, sebbene non stiano facendo ricerca in Italia, si sono laureate in un ateneo italiano, dove hanno cominciato a fare ricerca. La classifica è stata diffusa da Research.com, ed è la prima edizione di un appuntamento che si propone di essere annuale per dare rilievo alle migliori scienziate del mondo.

Lo scopo dell’iniziative è ispirare le studentesse che stanno prendendo in considerazione la carriera accademica stem offrendo un ampio sguardo (sono 1000 i profili indicizzati) sulle donne di successo nella comunità scientifica. “Siamo dolorosamente consapevoli che la ricerca accademica è ancora una professione prevalentemente maschile e crediamo che le scienziate meritino pari opportunità di essere rappresentate e lodate per i loro risultati. Questa classifica per le migliori scienziate del mondo riconosce finalmente il duro lavoro di tutte coloro che hanno scelto di trovare opportunità tra le barriere. La loro passione per perseverare è fonte di ispirazione per tutte le ragazze e le donne nella scienza. Ma le sfide rimangono” scrive  Imed Bouchrika, chief data scientist di Research.com, portale di ricerca per scienziati nel mondo.

L’effetto Matilda

Il motivo per cui offrire questa ulteriore occasione di visibilità alle donne della scienza è nei dati: nel mondo, solo il 33% delle persone impiegate nella ricerca scientifica sono donne. La quota più alta è in Asia centrale al 48,5% e la più bassa in Asia meridionale e occidentale al 23,1%. Uno studio recente di Nature ha poi mostrato che, sulla base di dati ben documentati, le donne ricercatrici sono effettivamente accreditate meno degli uomini . Rispetto ai loro coetanei maschi, le donne hanno meno probabilità di essere citate su un brevetto o un articolo e i loro contributi sono spesso non riconosciuti.

Tra le studentesse laureate, le ricercatrici hanno una probabilità del 14,97% di ottenere un’attribuzione, mentre per gli uomini è superiore al 21,47%. Questo fenomeno è ben conosciuto nel settore: si parla di effetto Matilda, dalla suffragista e abolizionista Matilda Joslyn Gage che, nel suo libro “Woman As An Inventor” raccontava come diverse scoperte scientifiche e invenzioni fossero il risultato del lavoro di donne rimaste nell’anonimato. Nonostante i progressi nelle aree della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e delle discipline matematiche, le donne ancora oggi non sono adeguatamente rappresentate, e nel panorama della ricerca globale ogni scienziata conosce l’effetto Matilda e forse lo ha anche sperimentato a un certo punto della sua carriera.

Da qui, l’idea di una classifica, ma soprattutto di un elenco di nomi in riconoscimento delle scienziate in tutto il mondo. Sono stati esaminati più di 166.880 profili di scienziate in 24 discipline di ricerca, con diversi indicatori e metriche. I criteri di inclusione prendono in considerazione i contributi forniti all’interno della disciplina, i premi e i risultati raggiunti. Le scienziate degli Stati Uniti dominano l’elenco con 623 nominativi (62,3% dell’intera classifica), seguite da Regno Unito (96 scienziate o 9,6%) e Germania (42 scienziate o 4,2%). Il campo della medicina è quello preminente, mentre per quanto riguarda le Università predominano le americane, di cui fanno parte nove atenei sui primi dieci. Leader l’Università di Harvard, da cui proviene la scienziata classificata al primo posto, la professoressa JoAnn E. Manson della Harvard Medical School, nota per le sue ricerche pionieristiche nei campi dell’epidemiologia e della salute delle donne.

Chi sono le scienziate italiane

Silvia Franceschi

Silvia Franceschi

Delle italiane di cui si diceva all’inizio, troviamo la prima al venticinquesimo posto: si tratta di Silvia Franceschi, direttrice scientifica del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano (Pordenone). È considerata una delle più importanti scienziate a livello mondiale nel campo dell’epidemiologia e della prevenzione oncologica. Seguono la fisica Speranza Falciano, che è stata la prima donna a rivestire la carica di vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) dal 2012, Ha lavorato al Cern di Ginevra in numerosi esperimenti, è stata membro di Atlas, l’esperimento che insieme al Cms ha permesso la scoperta del bosone di Higgs; l’epidemiologa Eva Negri, dal 1990 è ricercatrice e poi capa unità presso il Laboratorio di Epidemiologia, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, Milano;  infine la professoressa Silvia G. Priori, Ordinaria di Cardiologia e Direttrice della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università di Pavia.

Alesandra Buonanno

Alessandra Buonanno

Le due italiane all’estero segnalate tra le prime cento, sono l’astrofisica Mara Salvato, che lavora presso la Max Planck Society in Germania, e la fisica Alessandra Buonanno, che nel 2021 è stata la prima italiana a vincere la Medaglia Dirac, uno dei principali premi scientifici internazionali, per le sue ricerche sulle onde gravitazionali. Buonanno coordina un gruppo di lavoro nell’Università del Maryland, ed è direttrice presso il Max Planck Institute for Gravitational Physics di Potsdam del dipartimento di astrofisica.

Questa prima edizione della classifica delle migliori scienziate del mondo, lungi dall’essere un luogo di competizione vuota e fine a se stessa, è un segnale per le istituzioni, a dimostrare  che le iniziative STEM per colmare il divario di genere stanno lentamente guadagnando slancio. Tra i dati riportati dal portale, si osserva che dal 1993 al 2019, il numero di donne con un diploma di laurea o superiore che lavorano in scienze e ingegneria è quasi triplicato: da 755 (1993) a 2.193 (2019). Ciò non toglie che l’ambiente sia ancora dominato dagli uomini, e le scienziate continuano ad affrontare diverse sfide tra cui superare le barriere degli stereotipi di genere, scontrarsi con una cultura organizzativa di genere, con la lotta per l’equilibrio tra lavoro e vita privata, nonché la mancanza di mentori. Tuttavia, queste scienziate hanno affrontato il divario nell’unico modo in cui si può fare: concentrandosi sul fare, un passo alla volta, a partire dall’apprendimento e dallo sviluppo delle proprie competenze, fino all’adozione consapevole di misure per rimuovere le barriere che impediscono il loro avanzamento come scienziate. Ricordando a tutti che la discriminazione di una parte della popolazione per ragioni culturali e non di meriti, impoverisce la società, su ogni livello.

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