Lucia Chierchia: “Ancora troppo maschilismo negli investimenti in startup”

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Ti emozioni di fronte a qualcosa di bello, che ti fa stare bene, che crea del valore. A volte sembra ci sia una dicotomia tra tutto il mondo dell’arte ad esempio, il mondo che è emozione pura, e l’ingegneria. Invece durante il mio percorso di studi e la mia carriera, ho provato le stesse emozioni che si provano di fronte a un’opera d’arte”.

Emozioni e ingegneria nella stessa frase sono un accostamento raro e forse anche per questo prezioso, se a farlo è proprio chi si è dedicato a una professione fatta di formule e razionalità. Lucia Chierchia, market ambassador & open innovation ecosystems lead di GELLIFY, racconta così la sua passione per quella che con gli anni e lo studio è diventata la sua professione. In famiglia da bambina la chiamavano Grisù: per la sua ambizione per una professione solitamente declinata al maschile veniva paragonata all’assurdità del draghetto che voleva diventare un pompiere.

Laurea in ingegneria meccanica ed executive master in technologies & innovation management, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore aerospaziale, per poi ricoprire posizioni manageriali prima in Whirlpool e poi in Electrolux. Oggi Lucia Chierchia ricopre un ruolo di manager in Gellify, piattaforma B2B di innovazione che fa da collante tra i tre diversi attori dell’innovazione. L’azienda investe direttamente su startup e scaleup, accompagnandole nell’ingresso sul mercato. Con gli investitori, poi, si attivano politiche di coinvestimento e si dialoga direttamente con le corporate, pronte a fare innovazione.

Un sistema di investimento e dialogo tra gli attori più importanti del mondo imprenditoriale e tecnologico in cui, quindi, l’ingegnera ha la responsabilità di strutturare e creare il sistema di open innovation, delineando e costruendo partnership che siano di valore. Chierchia scova il successo delle startup, crea contatti innovativi come il primo caso di coinvestimento della Comunità Europea con un privato, Gellify appunto.

Donne & Stem

I numeri parlano chiaro: le ragazze che scelgono percorsi Stem all’università sono solo il 18% del totale, per questo le università stanno studiando iniziative e programmi ad hoc per incrementare il numero di presenza femminili in percorsi quali l’informatica, la fisica e l’ingegneria, appunto.

lucia-chierchia_managing-partner-gellify“È importantissimo essere consapevoli di quelle che sono le opportunità di lavoro determinate da alcuni percorsi. I numeri aiutano ad avere una consapevolezza ma non vuol dire che quella consapevolezza deve essere l’unico driver decisionale, perché il driver numero uno è la passione che si coltiva. Forse in tanti contesti ci si adagia, si scelgono percorsi di comodo, consapevoli che poi si farà altro nella vita e poi non è vero, il vero punto però è supportare la passione” sottolinea Chierchia, per la quale un errore enorme è scegliere un percorso per status o imposizione familiare, come spesso accade alle ragazze, soprattutto nel sud Italia.

“Le ragazze sono già innamorate delle materie STEM. E’ necessario ascoltare queste emozioni. Ma manca loro il supporto. I numeri sono importanti per la consapevolezza, ma il vero problema in alcuni contesti è un altro: le donne in alcuni casi non sono supportate nell’andare a fare una scelta. Se ti senti strana a fare ingegneria c’è qualcosa che non va nella tua famiglia, non in te” mette in evidenza la manager.

L’innovazione digitale, a esempio, secondo Chierchia, necessità di quella creatività molto forte nei profili femminili. Le aziende oggi sono alla continua ricerca di donne che, sottolinea l’ingegnera, “sono inclini a empatia e capacità relazionali che permettono loro di muoversi anche in contesti in continua evoluzione, oltre che di apprendere in fretta”. Ma il problema non è anche nelle aziende? E’ proprio sul lavoro che anche coloro che scelgono percorsi Stem poi faticano a fare carriera. “Certo, questo accade nelle aziende italiane – spiega Chierchia – .Questa cosa è solo e soltanto delle aziende italiane ed è imbarazzante, io da italiana mi vergogno. È un problema serio delle aziende italiane e il fatto che ancora la donna non venga percepita come una risorsa che può dare tanto all’impresa e non solo stare a casa a far la mamma è un pezzo di un problema più ampio, che è uno stile manageriale antico, fondato su chi alza la voce più forte, sul darsi del lei, su forti gerarchie ecc”.

La mentalità di chi dirige e occupa posizioni apicali, quindi, preoccupa chi, come Lucia Chierchia, ritrova arretratezza anche in dirigenti giovani. Fondamentale, sostiene, è fare in modo che il cambiamento passi anche dagli uomini. Sono loro che, assieme alle donne che già lo fanno, non devono tacere. “Il problema sono sì le donne giovani ma anche gli uomini, perché se diventa una sfida solo delle donne non ce la faremo mai. Io in alcuni contesti ho visto colleghi che prendevano posizione, è quello che fa la differenza, il non stare zitti. Io non sono mai stata zitta, lo dovrebbero fare tutti.”

L’esempio di Chierchia, il cui ruolo è fortemente voluto e sostenuto da suo ceo di Gellify Fabio Nalucci, è in questo senso emblematico. Lei, che ha lasciato l’estero e il ruolo in Electrolux per tornare in Italia, pensa sia fondamentale investire nel nostro Paese sul ruolo delle donne e in generale dei giovani che hanno voglia di mettersi in gioco. Il cambiamento infatti, secondo Lucia Chierchia, può e deve passare dalle nuove generazioni. I giovani stanno imparando a valutare l’azienda con la quale fanno un colloquio, hanno bisogno di conoscere i valori della realtà cui si approcciano e gli obiettivi che avranno all’interno dell’organizzazione. Le donne, però, tanto nelle imprese già consolidate che nel mondo startup, sono ancora troppo poche.

Donne che studiano materie STEM e fondano startup sono, infatti, ancora costrette a rispondere alle domande sul come conciliare famiglia e carriera. Il problema, quindi, esiste anche per quelle professioniste che decidono di investire sulle loro idee dando vita a un nuovo business. Gli esempi di Chierchia sono concreti, i motivi della presenza ancora stentata in quel mondo sono per lei 2: “Il primo ostacolo è l’ambito STEM, il secondo è maschilismo del mondo degli investimenti” conclude l’ingegnera.

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