Donne di agricoltura, in Puglia oltre 23mila aziende

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«La terra è quello che siamo noi, diceva mio padre». Sono parole cariche di amore per il proprio lavoro e per il territorio che ha eletto a sua dimora quelle di Paki Attanasio, di origini baresi, imprenditrice agricola, eletta all’unanimità nuova presidente del Gal Daunia Rurale 2020 di San Severo (Fg) nel 2020. AlleyOop l’aveva scelta tra le 10 italiane che hanno lasciato il segno nell’anno passato per il suo impegno verso il territorio attraverso un rinnovamento che è al tempo stesso recupero della tradizione.  Lo ha fatto mettendosi in prima linea nelle rappresentanze di settore dove ancora troppo spesso le donne non emergono, e commentando così la sua elezione: «È una responsabilità rappresentare le donne in un mondo di imprenditori e amministratori. Penso sia il tempo giusto per proporre nuovi valori e nuove prospettive», a testimonianza della dedizione a questa nuova fase di un percorso ormai quasi trentennale.

paki-attanasioGià, il tempo giusto. Paki Attanasio, amministratrice e socia dell’azienda bio Podere Serraglio, infatti, è il simbolo di una rinascita di un settore che, grazie alla presenza femminile, punta a rinnovarsi con idee e creatività, in un ottica  di agricoltura 4.0. Con 23.546 imprese agricole attive a conduzione femminile, infatti, la Puglia, in Italia, è seconda soltanto alla Sicilia (che arriva a quota 24.932) per numero di aziende rosa nel comparto primario, come evidenzia lo studio Aforisma per CIA Agricoltori Italiani della Puglia. Tra le province, inoltre, quella di Foggia detiene il primato in Puglia, dove sono attive ben 8.490 realtà imprenditoriali agricole a guida femminile. In Italia, se diamo uno sguardo più ampio, secondo quanto riportato dalla presidente di Donne in Campo (l’Associazione femminile di Cia-Agricoltori Italiani) Pina Terenzi, sono 207.991 le aziende agricole rosa, con un calo annuo dell’1,1% pari a 2.400 imprese in meno.

«Sicuramente negli ultimi anni è cambiato l’approccio – racconta Attanasio, che è anche presidente dell’associazione di promozione sociale ‘La strada dei Sapori’, ed è volontaria della Croce Rossa Italiana da ben 19 anni – prima noi donne eravamo solo prestanome nei tavoli di lavoro. Oggi, invece, siamo più protagoniste perché lavoriamo ad ogni progetto con tenacia e creatività e orientiamo concretamente le scelte aziendali. Qui al Sud, in particolare, sentiamo che questa nostra terra – che è Madre – può essere davvero un’opportunità da cogliere, da valorizzare come occasione di sviluppo, in questo periodo storico di grande incertezza».

paki-5Non è un caso che Paki Attanasio abbia colto con determinazione la sfida del biologico e dell’ecosostenibilità per proteggere e custodire la ricchezza della terra, sebbene il suo sia stato un percorso in salita: «Diciamo che ho incontrato diverse resistenze quando ho avanzato questa mia proposta e ho iniziato questo percorso anni fa  – dichiara – e purtroppo questo è un atteggiamento alquanto generalizzato, perché spesso noi donne, soprattutto in agricoltura, veniamo giudicate due volte. Eppure i risultati dimostrano che il nostro è un ruolo ormai di assoluto rilievo nell’agricoltura di qualità perché riusciamo a dare attenzione, concretezza e continuità ai progetti. Sono andata avanti, nonostante tutto, e per questo devo ringraziare il continuo contatto con la terra – ogni volta che posso mi fermo a guardare i contadini al lavoro, cercando di apprendere il loro sapere che deriva da una lunga tradizione – che mi ha insegnato a non arrendermi mai: la terra, come dicevo e come ripeteva mio padre, è quello che siamo noi».

paki-2Proprio qualche mese fa è nata la rete “Donne Daune: incontro di mani e terra” composta da 8 aziende del territorio a guida femminile che hanno fatto dell’autenticità, identità territoriale, sostenibilità e valenza sociale la loro cifra distintiva, con l’obiettivo di lanciare un progetto di promozione e animazione capace di valorizzare eccellenze, persone e relazioni. Un bell’esempio di sinergia. «Non è stato semplice, in questo periodo storico, costituire una rete tra imprese femminili – spiega Lidia Antonacci, titolare dell’azienda ‘Mio Padre è un Albero’, capofila del Progetto – ma la soddisfazione di tutte è grande, come grande ed ambizioso è il progetto di animazione e promozione territoriale che abbiamo scritto e proposto con successo al Gal. È stato il frutto di un anno di lavoro, iniziato in era pre-covid e proseguito, così come imposto dalle scadenze, con la stipula dell’atto avvenuta in piena pandemia. Ma questo non ci impedirà di portare a termine i nostri obiettivi e tutto ciò che di bello abbiamo immaginato».

«Io credo che sia importante questo nuovo corso che è stato avviato – chiosa Attanasio  – anche in una prospettiva di recupero e riqualificazione in chiave turistica delle aree interne, dove il vero valore è dato dall’esperienza. Lo dico non solo per rafforzare le competenze sin qui maturate, ma anche  – e qui lo ribadisco da madre di due giovani studenti fuori sede – per aiutare le future generazioni a restare e a non andare via».  

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    l’agritoltura è un bene prezioso e ricco che non deve essere abbandonato, si certo deve essere incentivato e sostenuto e i moderni mezzi tecnologici devono aiutare soprattutto i giovani al ritorno a questa preziosa risorsa i cui sani frutti costituisce benessere per l’intera collettività

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