“C’erano poche donne in realtà, mi dicono che capiti spesso. Ma io c’ero, ed ero la più giovane”: è il 2019 e a Davos va in scena uno degli appuntamenti politici ed economici più importanti di tutto l’anno, il World Economic Forum. Sono presenti capi di Stato, organizzazioni internazionali, business leader, società civile, accademici e artisti. Ma a prendersi il palco sarà la dirompenza di un messaggio preciso. Così chirurgico da tagliare le coscienze: “La nostra casa va a fuoco. E la vostra inerzia sta alimentando le fiamme di ora in ora. Non voglio il vostro aiuto, non voglio che siate senza speranza. Voglio che andiate in panico per sentire la paura che provo ogni giorno”. A parlare è Greta Thunberg: 16 anni, poco meno della metà dedicati ad una causa precisa. Salvare il pianeta.
Salvare il pianeta: roba da ragazze
Le ragazze salveranno il mondo. Anzi, lo stanno già facendo. Ed è una battaglia che si combatte sul fronte della sorellanza perché, come racconta Annalisa Corrado in “Le ragazze salveranno il mondo” (People, 2020), “l’ecologia moderna ci insegna che non può esistere giustizia ambientale senza giustizia sociale. I grandi sconvolgimenti dei nostri tempi si possono affrontare solo ed esclusivamente tenendo tutto assieme, senza più sacrificare diritti e vite sull’altare del capitale e del potere fossile e patriarcale”. Le donne ritratte nel libro sono la manifestazione concreta di questa consapevolezza: vite ordinarie che diventano straordinarie grazie alla ferrea volontà di innescare processi virtuosi e generativi. Corrado, “ecologista per formazione e femminista per esperienza”, mette insieme storie diverse che si muovono tra culture e generazioni. Da Rachel Carson a Jane Fonda, da Greta Thunberg ad Alexandra Ocasio Cortez, passando per la Premio Nobel Wangari Maathai: riconsegna loro spazio e autorevolezza facendone risuonare le voci. Le stesse che, per anni, sono state silenziate e rimosse dalla macchina del fango che teme la libertà femminile: “si direbbe quasi che, nel momento in cui una donna manifesta tangibili segni di potere e di autonomia, tanto nella dimensione privata quanto in quella pubblica, qualcosa o qualcuno intervenga immediatamente, per ridimensionarne l’acquisizione di autorevolezza”.
Rachel Carson, con il testo cardine “Silent Spring”, pone le basi dell’ambientalismo moderno e per prima denuncia gli effetti collaterali e drammatici di insetticidi e sostanze chimiche sulla biodiversità. Di lei diranno “fragile, isterica, emotiva”. Wangari Maathai, prima donna africana a ottenere un dottorato di ricerca e professoressa di biologia all’Università di Nairobi, sfida il regime autoritario di Arap Moi contestandone le azioni di deforestazione selvaggia: diventerà il bersaglio di una durissima campagna denigratoria, “ovviamente centrata sul suo essere donna e, per giunta, divorziata, in un Paese ancora molto retrogrado in tema di diritti di genere”.
Alexandria Ocasio-Cortez e Greta Thunberg rivendicano la giustizia ambientale e sociale come due facce della stessa medaglia, rendendo “il messaggio ecologista così diffuso da risultare profondamente preoccupante per lo status quo, a partire dai più potenti detentori delle redini dell’economia fossile”. Su di loro, scrive Corrado, “si abbatterà una sorta di patriarcato ariano .0 che considera l’attenzione all’ambiente come uno sciocco scrupolo femmineo e che pretende di soggiogare la natura a suon di forza muscolare, esattamente come ha soggiogato, avvilito e sfruttato nei secoli scorsi la donna”. Ma la forza dell’agire collettivo ribalta le posizioni delle protagoniste.
Non vittime, ma detentrici di potere: quello di unire istanze personali e collettive e creare qualcosa che resta. Il Green Belt Movement continua a far crescere milioni di alberi in Kenya sui passi della sua fondatrice Wangari Maathai, i Fridays for Future continuano a invadere le piazze di tutto il mondo portando avanti il messaggio di Greta Thunberg, Jane Fonda continua a sorridere irriverente nel suo iconico cappotto rosso davanti a Capitol Hill e la sua associazione – la Fire Drill Fridays – non smette di essere “una fiamma pulita di determinazione per arrestare l’incendio che sta devastando il pianeta, un innesco per le persone che si domandano se sono sbagliate o se è il mondo a essere sbagliato”.
Role models: gli esempi su tutto
Le donne che stanno salvando il pianeta hanno rotto schemi, polverizzato tabù e sovvertito previsioni, partendo dalle loro vite personali: role models alla portata di tutti e tutte. In “Greta e le altre. Un pianeta da salvare” (Settenove), è Astrid – giovanissima aspirante giornalista – a raccontare in modo inedito la storia di Greta Thunberg: “volevo dirti che io e miei compagni ti ammiriamo molto. Mi piacerebbe conoscerti meglio. Abbiamo un blog a scuola, parliamo di tante cose, anche dell’ambiente. Potrei farti qualche domanda?”. Inizia così la loro amicizia che, viaggiando tra i racconti di infanzia e la storia personale della candidata al Premio Nobel per la pace, regalerà ad Astrid una certezza: capire da che parte stare. Fulvia Degl’Innocenti, con le illustrazioni di Francesca Rizzato, lascia che a parlare siano le due giovanissime protagoniste. In un dialogo libero da ogni schema, tra pari, le due si dicono tutto quel che c’è da sapere per costruire il futuro insieme: “avevo otto anni quando questa cosa di voler essere protetta dalle cose brutte ha cominciato a farmi arrabbiare. Io volevo sapere, capire”.
Capire, per agire all’unisono: in “Storie per ragazze e ragazzi che vogliono salvare il mondo” (De Agostini), non c’è solo Greta Thunberg a portare avanti la battaglia per la salvaguardia del pianeta. Ma tutte le esperienze biografiche di chi, prima di lei, ha rappresentato la voce fuori dal coro. Tutte si distinguono per aver compiuto scelte consapevoli e aver capito che, salvare il mondo giorno per giorno, si può: dalle star hollywoodiane Emma Watson e Leonardo DiCaprio, al pluripremiato fotografo Sabastião Salgado. “Siamo tutti semi” si legge nella storia di Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana: le vite narrate da Carola Benedetto e Luciana Ciliento sono gemi che germogliano e riaccendono l’immaginazione in chi legge. Conoscere le vite degli altri è entrare a far parte di un unico ecosistema, che si nutre dei respiri di ciascuna. La natura torna ad essere casa e madre, “rimettendoci sempre al mondo”.
La meraviglia di sentirsi parte: educare al pensiero ecologico
A scuola l’eduzione ambientale si insegna perché, come indicano le linee guida del ministero dell’Istruzione, la scuola è il luogo di elezione per attivare progetti educativi sull’ambiente e la sostenibilità. Ma la didattica del pensiero ecologico ha bisogno – prima che di ogni obbligatorietà – di recuperare stupore e bellezza. Lo racconta bene Rosa Tiziana Bruno in “Educare al pensiero ecologico. Letture, scritture e passeggiate per un mondo sostenibile” (TopiPittori): “l’infanzia ha una sua propria saggezza: quella dello stupore e della meraviglia. È esattamente su questa saggezza che bisogna puntare per sviluppare una coscienza ecologica”. Non basta la trasmissione del sapere. Bisogna puntare alla consapevolezza, di sé e della propria relazione con il mondo. In questo senso, la vera forza del pensiero ecologico risiede nell’affermarsi come qualcosa di nuovo e diverso, “prendendo le distanze da pulsioni egoistiche e aggressive, oggi spesso assecondate. L’obiettivo è sviluppare le coscienze in una dimensione che consideri il noi e non soltanto il me. Preservare la vita del pianeta significa prestare attenzione ai cambiamenti climatici, ma ancora di più alle relazioni umane. E questo vale anche per la conquista del benessere personale”. Il fiabadiario, insieme all’outdoor education, è uno strumento potente: l’annotazione di pensieri, idee, storie collettive o autobiografiche, costruite secondo stilemi fiabeschi, “è un’occasione per prendere consapevolezza delle emozioni, dei dissidi interiori, del proprio sé”.
Narrativa, emozioni, consapevolezza: il pensiero ecologico è un nuovo paradigma educativo che non si limita alla trasmissione di un sapere stratificato nelle nozioni perché “un indirizzo formativo ecologico da solo non basta ad attuare un’educazione attiva. Occorre anche che i bambini imparino a limitare i consumi, a contenere la competizione, a essere solidali, quindi a conoscere e amare il mondo naturale”. Per realizzare una seria alfabetizzazione ecologica, occorre “considerare la dimensione emozionale e puntare sulla combinazione fra principi etici e sviluppo cognitivo”. Anche e soprattutto in tempi di restrizioni, “un compito di realtà” in cui il senso del limite aiuta a riscoprire l’importanza dell’incontro con l’altro e con gli spazi naturali.
Le ragazze che vogliono salvare il mondo nascono qui, dove il femminile è una possibilità che abbraccia l’inclusività, l’approccio sistemico e la capacità di prendersi cura. Di sé e del mondo: “un inno alla pacificazione e all’armonia interiore che divengono motori di empatia e di attivazione sociale. Un’esortazione a non permettere a nulla e a nessuno di spegnere quella fiamma purificatrice e generatrice, che dall’interno all’esterno, innesca il cambiamento e alimenta la speranza”. “Io c’ero” ha detto Greta Thunberg. “Ci saremo”, rispondono le ragazze.
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Titolo: “Le ragazze salveranno il mondo”
Autrice: Annalisa Corrado
Editore: People
Prezzo: 14 euro
Titolo: “Greta e le altre. Un pianeta da salvare”
Autrice: Fulvia Degl’Innocenti
Illustratrice: Francesca Rizzato
Editore: Settenove
Prezzo: 11,40 euro
Titolo: “Storie per ragazze e ragazzi che vogliono salvare il mondo”
Autrice: Carola Benedetto, Luciana Ciliento
Illustratrice: Roberta Maddalena Bireau
Editore: De Agostini
Prezzo: 16, 05 euro
Titolo: “Educare al pensiero ecologico. Letture, scritture e passeggiate per un mondo sostenibile”
Autrice: Rosa Tiziana Bruno
Editore: TopiPittori
Prezzo: 19 euro