Mario Draghi: “Il rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne”

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“Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”.

Il premier Mario Draghi nel suo discorso per la fiducia al Senato mette fra le priorità del programma dell’esecutivo giovani e donne. Sull’attenzione ai giovani si è già scritto nei giorni scorsi in occasioni delle consultazioni, da cui era emerso che Draghi avesse fatto riferimento ai giovani, come vero obiettivo dell’azione di rilancio del Paese e come antidoto al clima depressivo e «immalinconito» in cui versano i cittadini, come singoli e come collettività.

Nella presentazione del programma di governo ora arriva la conferma anche dell’attenzione alle donne, soprattutto nella dimensione di partecipazione al mondo del lavoro. I dati e i report italiani e internazionali hanno stimato in più occasioni che l’aumento dell’occupazione femminile porta a un incremento del Pil. D’altra parte alcune stime indicavano che per ogni 10 donne che entrano nel mondo del lavoro vengono creati altri 3 posti di lavoro (soprattutto nel settore della cura di bambini ed anziani, nelle pulizie domestiche e nei servizi in generale alla famiglia). Dati che sono certamente noti all’ex presidente della Bce, che torna a parlare di parità di genere, ma non come ideale astratta ma come insieme di misure da mettere in atto per realizzarla nel concreto.

“La mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne” ha dichiarato Draghi, aggiungendo poi nel suo discorso al Senato: “L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo. Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro”.

Ma il cambiamento deve partire dalla scuola e dalla formazione. “Garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali. Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese”.

L’occupazione femminile nel Sud Italia

Che la pandemia abbia colpito in particolar modo l’occupazione femminile è cosa nota e non solo in Italia ma a livello internazionale.  In Italia l’emergenza sanitaria, secondo l’analisi Svimez, ha cancellato nel secondo trimestre 2020, a livello nazionale, quasi l’80% dell’occupazione femminile creata tra il 2008 ed il 2019 riportando il tasso d’occupazione delle donne a poco più di un punto sopra i livelli del 2008. Nelle regioni meridionali l’occupazione femminile persa nel periodo considerato è quasi il doppio di quella creata negli undici anni precedenti (–171 mila unità a fronte di +89 mila tra il 2008 ed il 2019) con il tasso di occupazione rimasto poco al di sopra dei livelli del 2008 (31,7% nel secondo trimestre 2020 a fronte del 31,3%) solo per effetto del calo demografico.

A proposito del Mezzogiorno, Draghi ha sottolineato: “Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite. Vi sono poi strumenti specifici quali il credito d’imposta e altri interventi da concordare in sede europea.Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation EU occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza”.

I temi relativi alle donne sono sul tavolo del governo e il nuovo premier ha dimostrato che sono fra le priorità dell’esecutivo. Ora che si passi all’attuazione di azioni concrete che portino a una realizzazione sostanziale della parità prevista dall’articolo 3 della nostra Costituzione. Non per fare il bene delle sole donne, ma per fare il bene del Paese intero.