Per ogni donna che subisce violenza c’è un uomo che la “agisce”. E a quegli uomini è dedicato l’articolo 16 della Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia con la legge 77/2013, che impegna gli Stati firmatari ad adottare «le misure legislative e di altro tipo necessarie per istituire o sostenere programmi rivolti agli autori di atti di violenza domestica, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali, al fine di prevenire nuove violenze e modificare i modelli comportamentali violenti». Non solo. Il testo raccomanda di «istituire o sostenere programmi di trattamento per prevenire la recidiva, in particolare per i reati di natura sessuale».
Risale dunque alla scorsa legislatura l’attenzione delle istituzioni centrali ai percorsi dedicati agli uomini. Ed è dal 2016 che sono entrati nella cabina di regìa e nell’Osservatorio, oggi Comitato tecnico, i rappresentanti delle principali associazioni del settore. Finché nel 2017 il tema è entrato nei tavoli preparatori del nuovo Piano nazionale anti-violenza 2017-2020. Il Dipartimento ha così voluto anticipare nel bando da 10 milioni annui, poi saliti a 19, le nuove azioni del Piano, tra cui la necessità di «attivare percorsi di rieducazione degli uomini autori di violenza e di reati relativi alla violenza maschile contro le donne». La linea C del bando ha dunque puntato a finanziare programmi di trattamento degli uomini maltrattanti: sono 18 le iniziative selezionate, per un totale di 1,25 milioni di euro.
Al 31 dicembre 2017 i centri dedicati agli autori di violenza risultavano essere 59, alcuni dei quali caratterizzati da più sedi, per un totale di 76 punti di accesso. Un mondo ancora in divenire, caratterizzato da un forte squilibrio territoriale che vede il Nord molto più presidiato del Sud, da una cronica carenza di risorse e dall’assenza di un piano organico nazionale. Nell’ebook #hodettono, scaricabile gratuitamente da oggi sul sito del Sole 24 Ore, il punto sui servizi e i nodi irrisolti, con le testimonianze di Alessandra Pauncz, presidente del Cam di Firenze, e di Cosima Buccoliero, direttrice ad interim della casa di reclusione di Milano Bollate.
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