Caso Monteverde, la Ctu medica su Stella: «Lo stress da separazione può incidere sulla malattia»

Macchina indietro sul caso di Stella, la bambina di Monteverde a rischio di prelevamento e trasferimento in casa famiglia per il rifiuto di incontrare e frequentare il padre. Il Tribunale di Roma ha ricevuto in questi giorni la nuova consulenza tecnica d’ufficio (Ctu), questa volta non affidata a una psicologa, ma a un medico ospedaliero, con l’obiettivo di valutare l’eventuale impatto di decisioni traumatiche sul suo stato di salute: la piccola è infatti affetta dalla sindrome di Fabry, una malattia rara di origine autoimmune.

Secondo la perizia medico-legale, l’allontanamento dalla madre e l’eventuale collocamento in casa famiglia «possono (…) costituire un fattore di rischio indiretto» per l’evoluzione clinica e la qualità di vita della minore. Un linguaggio tecnico che nasconde una verità semplice: separare una bambina di sei anni dalla sua quotidianità, dalla madre con cui ha convissuto finora e che è sempre risultata affettuosa e adeguata, dai vicini che vegliano su di lei, significherebbe sottoporla a uno stress che può diventare benzina sul fuoco di una malattia rara e complessa.

La perizia: rischio indiretto per la salute

La relazione firmata da Margherita Rosa, specialista in nefrologia al San Camillo, fotografa una situazione delicata. Stella oggi sta bene, gioca, si sottopone regolarmente ai controlli al Bambino Gesù, ma ha già sperimentato episodi di cardiopalmo, dolori addominali e formicolii. La sua malattia non si vede a occhio nudo, ma è lì, silenziosa.

La consulente del Tribunale mette nero su bianco che lo stress non altera il difetto genetico della Fabry, ma può incidere sulla qualità della vita e sul decorso della patologia. Un richiamo forte a non considerare la bambina come una variabile di un contenzioso familiare, ma come una persona fragile, che ha bisogno di stabilità e di un contesto sereno.

Le parole della Garante

A ribadirlo è intervenuta nei giorni scorsi la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marina Terragni: «Le nostre preoccupazioni erano fondate. Lo stress, i traumi, i cambiamenti bruschi possono incidere in modo significativo sulla salute psico-fisica di un bambino fragile». Terragni ha ricordato di aver scritto al Tribunale già a maggio per chiedere attenzione sulla salute della piccola: «Ci siamo limitati ad auspicare che la bambina fosse tutelata in ogni modo. Oggi la Ctu conferma che quelle criticità esistono e vanno affrontate con un approccio multidisciplinare che integri cure mediche, sostegno psicologico e protezione sociale

Il caso

La vicenda di Stella esplode nel mezzo della scorsa estate quando i condomini delle due palazzine in cortine del quartiere romano organizzando un vero e proprio presidio permanente per impedire il prelevamento della bimba da parte di assistenti sociali e polizia per collocarla in casa famiglia, come ordinato dal Tribunale. La protesta si spinge fino a invocare l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con un appello disperato. «Triste è sentirsi dire da una madre che ha subito violenza: “Non avrei mai denunciato se avessi saputo che mettevo a rischio la vita di mia figlia”. Ci permetta di dire che questo è assolutamente un fallimento delle istituzioni».

Una comunità che veglia, che scrive, che presidia la strada di casa per impedire il distacco forzato. Perché la storia di Stella non è più solo una vicenda giudiziaria, ma è diventata il simbolo – secondo gli esperti in violenza istituzionale – di come alcune pratiche, come l’uso dell’alienazione parentale nelle aule di giustizia, si traducano concretamente in in una compressione dei diritti fondamentali dei bambini e delle madri che dovrebbero essere invece protetti.

Le reazioni politiche

La vicenda ha scavalcato i confini di molte storie analoghe che restano relegate nelle aule di tribunale e ha innescato una mobilitazione parlamentare trasversale. Il deputato Udc Lorenzo Cesa ha parlato di «situazione paradossale» e ha chiesto spiegazioni al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. La senatrice Valeria Valente (Pd) ha definito il caso «emblematico», mentre il collega dem Filippo Sensi ha avvertito che «le istituzioni non possono voltarsi dall’altra parte» e che ogni decisione deve essere presa «nel superiore interesse della bambina».

Sul caso è intervenuta anche l’assessora capitolina alle Pari opportunità, Monica Lucarelli, che ha fatto visita al presidio, esprimendo vicinanza e assicurando l’attenzione vigile del Comune. Così come la consigliera regionale Fdi Maria Chiara Iannarelli. Un segnale che su questi casi ormai è altissima e trasversale l’attenzione del mondo della politica, preoccupata di possibili violazioni dei diritti umani, in particolare (ma non solo) di quelli dei bambini.

Una decisione attesa

L’ultimo capitolo, con il deposito della Ctu medica al Tribunale di Roma, non chiude la vicenda, ma getta luce sul caso richiamando responsabilità basilari, come quella di porre la garanzia della salute e del benessere della piccola in cima alla scala delle priorità. L’esperta nominata dai giudici ha chiarito che lo stress non modifica la genetica, ma può cambiare la vita di una bambina. Il Tribunale dovrà decidere adesso del destino di Stella sulla base di questi rilievi. Sul tavolo non c’è solo un fascicolo, ma le sorti di una bimba che tutti hanno descritto serena. E che è diventata, suo malgrado, la protagonista di una vicenda che chiama in causa la responsabilità collettiva. Come ha ricordato la Garante Terragni: «La storia di Stella ci riguarda tutti».

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.

Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com