Condominio romano si appella a Meloni contro il prelievo di una bimba: “Non deve andare in casa famiglia”

Foto di Sevda Mujgan da Pixabay

Siamo a Roma, quartiere Monteverde. Il copione si ripete: un papà denunciato per violenza domestica, una separazione conflittuale, un giudice che – sulla base delle consulenze tecniche d’ufficio che parlano di “rifiuto genitoriale” e ascrivono alla madre la responsabilità – ordina il trasferimento della figlia di 5 anni in casa famiglia. Ma stavolta a ribellarsi è un intero condominio, che prima sventa un tentativo di prelievo forzato lo scorso 20 marzo, facendo letteralmente muro contro l’allontanamento della bambina, e poi prende carta e penna e decide di appellarsi alla premier Giorgia Meloni.

La lettera alla premier Meloni

«Carissima Presidente – esordiscono i condomini di via Giuseppe D’Avarna 21-23 – ci rivolgiamo a lei sia in qualità di Presidente del Consiglio che di Mamma, ma soprattutto in qualità di figlia cresciuta con un solo genitore. Le vogliamo raccontare la storia di (……), che abita nel nostro condominio. Quattro anni fa la mamma ha denunciato suo marito per violenze domestiche e da questa denuncia, dopo la susseguente separazione, inizia il calvario di mamma e figlia.

Nel condominio siamo stati testimoni, molte volte, delle violenze, delle esternazioni, a dir poco singolari, del padre della bambina. Per noi (……) è diventata una figlia, una sorella, una nipotina. Siamo testimoni della gentilezza e della discrezione della mamma, della serenità della bimba quando sta con lei e del dolore della piccola quando deve andare dal padre».

Le interrogazioni parlamentari

La lettera cita il «turbamento della bimba in presenza del padre, vomito, urla ecc…: c’è un referto del pronto soccorso, un disegno a dir poco sconvolgente, ma ovviamente non se n’è tenuto conto, perché, cara Presidente come Lei ben sa, vale solo la testimonianza del padre».

La vicenda è stata raccontata in una conferenza stampa alla Camera con le deputate Stefania Ascari, Sara Ferrari, Luana Zanella, le senatrici Alessandra Maiorino, Valeria Valente, la ex deputata Veronica Giannone e il consigliere comunale M5S Daniele Diaco, presente anche la Garante per l’infanzia, Marina Terragni, che monitora la vicenda. È stata la stessa mamma a portare la sua testimonianza. Due interrogazioni sono state presentate sul caso: una a firma Ascari (M5S) rivolta al ministro della Giustizia Carlo Nordio; l’altra a firma Valente (Pd), indirizzata alla ministra della Famiglia, Eugenia Roccella.

La violenza invisibile e la richiesta di argini ad assistenti sociali e tribunali

«Da cittadini – continua la missiva dei condomini – sappiamo bene come le mamme vittime di violenza passino in secondo piano, le deputate hanno dichiarato di essere a conoscenza di centinaia di casi orribili come questo (36 casi esemplari sono stati analizzati dalla precedente commissione d’inchiesta sul femminicidio, ndr), pertanto confidiamo assolutamente in Lei per il cambiamento della legge e magari la costituzione di un organo di controllo sulle assistenti sociali e giudici. Sappiamo di chiedere cose non da poco, ma Lei è il nostro attuale Presidente, se non a Lei a chi chiedere?».

Le insidie della bigenitorialità a ogni costo

I condimini ricordano che il padre della bambina è stato rinviato a giudizio. Ma «a seguito di Ctu avverse, a seguito di Ctp inascoltate, a seguito di relazioni del Sismif (il Servizio di Roma Capitale per l’integrazione e il sostegno ai minori in famiglia) non considerate ci domandiamo se è prevalso il bene della bambina o forme ricattatorie scaturite non si sa da cosa. Le assistenti sociali e la curatrice in nome della “bigenitorialità” ad ogni costo hanno deciso di ricollocare la bambina in casa-famiglia sradicandola dall’amore di tutta la comunità che la circonda, perché anch’essa ritenuta malsana come la famiglia.  È più che evidente che della violenza non si è tenuto conto, anzi è stata ridotta a difficoltà relazionali dei due coniugi».

Anche perché ad essere ascoltato è stato «solo il parere dei cosiddetti tecnici, i servizi sociali e mai la bambina, che, si sappia, ha più volte detto di avere lei stessa subito violenze dal padre».

«Non lasciare sola la piccola»

La lettera rimarca il gesto del 20 marzo: «Quando è stato necessario abbiamo “civilmente e spontaneamente” (ci sono video che possono documentare tutto ciò) fatto scudo per impedire il prelevamento della piccola. Abbiamo cercato di parlare con i servizi testimoniando quello che per questi quattro anni è stato sotto i nostri occhi, lo abbiamo fatto in maniera pacifica, ma accorata. Tutti le vogliamo bene».

Infine, l’appello alla premier perché «faccia luce su questo caso, intervenga in prima persona, non lasci sola la piccola (e come lei centinaia di bambini), ma scusi l’arroganza, IN FRETTA, perché il 10 aprile (oggi, ndr) dovrebbe essere collocata in casa famiglia. La piccola inoltre ha nonni giovani e amorevoli,  uno zio sposato e padre di una bambina di poco più grande, che non sono minimamente stati valutati né presi in considerazione per un eventuale ricollocamento».

***

La newsletter di Alley Oop

Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana. Per iscrivervi cliccate qui.
Per scrivere alla redazione di Alley Oop l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com

  Post Precedente
Post Successivo