Monteverde, i condomini a Mattarella: “Il prelievo della bimba sarebbe fallimento delle istituzioni

«Triste è sentirsi dire da una madre che ha subito violenza: “Non avrei mai denunciato se avessi saputo che mettevo a rischio la vita di mia figlia”. Ci permetta di dire che questo è assolutamente un fallimento delle istituzioni». È un passaggio della lettera che il condominio del quartiere romano di Monteverde, insorto contro il prelievo forzato di una bimba di cinque anni per la quale il tribunale di Roma ha disposto il collocamento in casa famiglia, ha indirizzato il 3 luglio al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Intanto è stata presentata una nuova interrogazione parlamentare al Guardasigilli Carlo Nordio, stavolta dal deputato Udc Lorenzo Cesa. E la commissione bicamerale sul femminicidio ha chiesto gli atti.

«Un calvario cominciato con la denuncia per violenza»

Condomine e condomini, che hanno eretto un cordone di protezione intorno alla bambina e alla madre e hanno già scritto anche alla premier Giorgia Meloni, riepilogano così la vicenda al capo dello Stato: «Una mamma denuncia il marito per reiterate violenze, che lo portano a essere rinviato a giudizio in un processo ancora in corso per lesioni aggravate. Da qui inizia il calvario suo e di sua figlia. Una Ctu fortemente penalizzante, la derubricazione della violenza domestica a semplice conflitto genitoriale, in questi cinque lunghi anni portano alla ferale sentenza di ricollocamento».

L’accusa dei vicini: ignorate le relazioni degli educatori del Comune

I vicini sostengono di aver «vissuto quotidianamente la vita e le vicende di tutto il nucleo familiare in maniera diretta e continua, a differenza delle figure istituzionali coinvolte, che lo hanno esaminato solo tre-quattro volte in cinque anni» ed elencano quelle che ritengono omissioni o azioni gravi, come «la omessa valutazione da parte dei giudici delle diverse relazioni del Sismif (gli educatori che presenziano agli incontri tra padre e figlia e verificano il contesto materno) che mettevano in evidenza il rapporto sereno tra madre e figlia e non avverso nei confronti del padre».

«Completa indifferenza nei confronti della malattia della bimba»

Ancora, secondo quanto mettono nero su bianco i condomini nella missiva, «non si tiene conto delle testimonianze agghiaccianti della piccola, che riferisce alla madre di subire maltrattamenti fisici durante i soggiorni dal padre, documentati anche da un disegno sconvolgente che la bambina fa a scuola e che è depositato agli atti. Un’altra follia delle istituzioni – proseguono – è  l’autorizzazione all’uso della forza per il prelievo e successivo ricollocamento, fortemente sconsigliato dal Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Marina Terragni. La tutrice chiede al tribunale di autorizzare le forze dell’ordine ad abbattere le porte per portare via la bambina, nemmeno fosse una criminale. Ultima e non ultima, la completa indifferenza nei confronti della malattia della bimba, “la sindrome di Fabry”, evidenziata negli atti del processo da una perizia eseguita da uno specialista della sindrome suddetta, pediatra del Meyer di Firenze».

La richiesta: alt al collocamento e revisione neutrale dell’operato della Ctu

«Ci rivolgiamo a lei in qualità di capo della magistratura – conclude la missiva del condominio – per chiederle un intervento immediato, perché sia sospeso il provvedimento e promossa una revisione neutrale dell’operato della Ctu psicologa e non medico, della tutrice, dei giudici facenti parte del collegio e degli assistenti sociali incaricati di tutelare la bambina. Da cittadini, seriamente preoccupati della ripetitiva casistica di situazioni identiche a questa, dove un genitore che ha subito violenza si vede portare via i minori, le chiediamo la costituzione di un osservatorio “super partes” che possa visionare i casi più esemplari che possono essere utilizzati per la necessaria revisione dell’impianto giuridico di famiglia».

Interrogazione di Cesa a Nordio: «Paradosso giudiziario»

Sul caso sono intervenuti di nuovo diversi parlamentari. Lorenzo Cesa (Udc) ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. «Ritengo il prelievo coatto di una bambina in assenza di emergenza e in presenza del netto rifiuto a separarsi dalla madre sia un paradosso giudiziario che penalizza le vittime di violenza domestica», ha affermato il deputato. «È inaccettabile che una madre vittima di violenza venga privata della figlia gravemente malata senza un’adeguata valutazione medica e in palese violazione dei principi fondamentali di tutela dei minori. Serve giustizia, non sofferenza». Nel testo dell’interrogazione, Cesa solleva anche il dubbio di quale sia il best interest of the child, ossia «se non debba essere allontanato il presunto autore della violenza, anziché la figlia, per evitare forme di violenza vicaria». E chiede quali iniziative urgenti si intendano adottare «per impedire l’uso della forza pubblica nei provvedimenti civili sui minori, in linea con l’ordinanza 9691/2022 della Cassazione», e quando si intende calendarizzare la proposta di legge messa a punto con Paola Binetti sull’affido condiviso escludendo l’affidamento al genitore violento.

Valente (Pd): «Fatichiamo a comprendere, date voce ai bambini»

Torna sulla situazione anche la senatrice dem Valeria Valente, componente della bicamerale Femminicidio e già presidente della commissione d’inchiesta del Senato nella scorsa legislatura: «Un caso drammatico: una mamma che si vede costretta, per un provvedimento del tribunale, a tutelare la figlia non da un uomo violento, come a leggere le carte sembrerebbe aver fatto in questi anni, ma dal rischio di vedersela sottratta per mano dello Stato. Fare pagare una scelta secondo noi poco ponderata alla madre, ma ancor prima alla bambina di cinque anni, è davvero irresponsabile. Noi proveremo a tenere alta l’attenzione e, ovviamente nei limiti consentiti dalla legge senza sovrapporci all’autorità giudiziaria, a impedire questa scelta».

Valente è intervenuta a Napoli al “Corso di perfezionamento in perizia psicologica, Ctu e referto psicologico per il contrasto alla violenza sulle donne e alla violenza assistita (Ipv e Vdw)” dell’università Federico II. «Ancora una volta facciamo fatica a comprendere la ratio e le ragioni», aggiunge la senatrice. «Come commissione parlamentare d’inchiesta abbiamo chiesto gli atti, rientrerà nella nostra attività di indagine, ma allertiamo in ogni caso già le nostre antenne perché crediamo che in questo caso ci siano state una fortissima sottovalutazione della violenza denunciata nei confronti della mamma e della minore e, di nuovo, consulenze tecniche date da personale che non disconosce, anche se la chiama sotto altri nomi, l’alienazione parentale. Ancora una volta una madre che viene tacciata di essere la madre che condiziona e che rischia di peggiorare la vita della sua bambina. Una bambina che invece mostra un grandissimo attaccamento alla madre». L’esortazione finale è ad «ascoltare, dare voce ai bambini. E sentire altre voci di psicologi specializzati».

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  • Ciro |

    Il tribunale dei minori di Roma e ingiustamente toglie i bambini ai genitori

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