Digitale, nel settore Ict donne al 15,7%, si allarga il divario con la Ue

Donne con meno competenze digitali degli uomini, lo svantaggio è di 3,1 punti percentuali; bassa quota nelle professioni Ict (solo il 15,7%) e sotto la media Ue; le laureate in materie Ict sono solo lo 0,3% contro l’1,2% degli uomini. La presenza femminile nel settore è ancora modesta, stando al quadro tracciato dall’Istat nell’ultimo report ‘Decennio digitale e capitale umano: il ritardo dell’Italia nelle competenze’ riferito al 2023 .

Al fatto che l’Italia, per competenze nel settore si collochi 10 punti sotto la media europea, si aggiunge dunque il divario di genere, che permane nonostante la volontà dell’Europa di ridurlo. Le stime prodotte dall’Istat vengono utilizzate dalla Commissione europea per valutare i progressi degli Stati membri nella digitalizzazione e, dal 2021, rientrano nel sistema di monitoraggio del programma strategico europeo “decennio digitale 2030”. La stessa Europa chiedere di investire di più nelle politiche a favore delle donne in questo campo, investimento che, peraltro sarebbe molto conveniente, anche nell’ottica di colmare il mismatch.

Secondo un rapporto McKinsey del 2022 si stima un divario di talenti tecnologici compreso tra 1,4 e 3,9 milioni di persone entro il 2027 nei Paesi della Ue. Se l’Europa potesse raddoppiare la quota di donne nella forza lavoro tecnologica portandola a circa il 45%, ovvero circa 3,9 milioni di donne in più entro il 2027, sempre secondo McKinsey, potrebbe colmare questo divario di talenti e beneficiare di un aumento del Pil compreso tra 260 e 600 miliardi di euro.

Italia sotto la media Ue

Il problema della competenza digitali, a diversi livelli, accomuna vari Paesi europei. In generale, uno degli obiettivi del programma europeo è, infatti, quello di portare entro il 2030 all’80% la quota di popolazione tra i 16 e 74 anni con competenze digitali almeno di base in tutti e cinque i domini definiti. Nel 2023 nel nostro Paese solo il 45,9% degli adulti possiede competenze digitali adeguate, oltre un terzo (36,1%) ha competenze insufficienti e il 5,1%, pur essendo utente di Internet, non ha alcuna competenza. Nel panorama europeo, l’Italia è uno dei Paesi con la quota più bassa di persone con competenze digitali almeno di base, con una distanza dalla media Ue27 di quasi 10 punti percentuali.

In Italia, come in altri Paesi europei, le competenze digitali, ricorda l’Istat, sono associate alle caratteristiche socio-culturali della popolazione. In particolare, nel nostro Paese ha competenze almeno di base il 59,1% dei giovani tra 16 e 24 anni contro appena il 19,4% degli adulti tra 65 e 74 anni. La distanza tra i più giovani e i più anziani è in linea con quella media europea, ma l’Italia presenta valori nettamente inferiori all’Ue in tutte le classi d’età.

Svantaggio femminile a partire dai 45 anni

Lo svantaggio femminile nelle competenze digitali accomuna quasi tutti i Paesi europei e in Italia è  pari a 3,1 punti percentuali, ma il gap è presente solamente a partire dai 45 anni. Fino ai 44 anni le donne risultano possedere maggiori competenze digitali rispetto agli uomini.

Un altro fattore discriminante importante riguarda il grado di istruzione: in Italia, tra le persone con titolo di studio di livello universitario il 74,1% ha competenze digitali almeno di base e per questo segmento di popolazione il divario con la media Ue27 si riduce a -5,7 punti percentuali, mentre tra le persone con un titolo di studio basso, almeno la licenza media (il 22,6%) la distanza con la media Ue27 è di 11 punti percentuali.

Donne nell’Ict, Italia15,7% vs Ue 19,4%

Tra i punti di debolezza dell’Italia per persone impiegate nel settore Ict c’è proprio il divario di genere. Secondo un obiettivo del programma strategico europeo “decennio digitale” bisogna arrivare a 20 milioni di specialisti Ict e a una maggiore presenza di donne in tali professioni. In Italia, stando alla Rilevazione sulle forze di lavoro, nel 2023 ci sono 970mila persone impiegate in occupazioni che rientrano nell’aggregato degli specialisti Ict. L’obiettivo è arrivare a 1,7 milioni entro il 2030.

Rispetto al 2022 gli specialisti Ict sono cresciuti dell’8%, contro il 2,1% dell’occupazione complessiva. Il trend quindi è positivo, ma inferiore rispetto all’insieme dell’Ue27 e alla maggioranza degli Stati membri. L’Italia, pertanto, in quattro anni scende dalla 17esima alla 24esima posizione nell’Unione per incidenza di specialisti Ict sul totale degli occupati, nonostante questa sia aumentata dal 3,5 al 4,1 per cento.

In un contesto occupazionale prevalentemente maschile, la presenza femminile è persistentemente modesta: nel 2023, le donne erano il 15,7%, contro il 19,4% della media Ue27. In questo caso, il progresso rispetto al 2019 è stato di 0,6 punti in Italia e di 1,6 punti nell’Ue27. Il divario, cioè, si è allargato.

Solo 0,3% delle donne laureate Ict contro l’1,2% degli uomini

Una raccomandazione della Commissione europea presente nella prima relazione sul decennio digitale va poi a monte del problema, chiedendo di intensificare la quota di laureati nelle discipline scientifiche, tecnologiche, dell’ingegneria e della matematica (Stem).  Nel 2022, secondo il ministero dell’Istruzione e della Ricerca, i laureati in Italia sono 468mila, di cui 288mila appartengo all’aggregato delle discipline Stem, pari al 23,4% del totale. La maggioranza dei laureati nelle discipline Stem è concentrata tra Ingegneria e Architettura (14,2%), seguono le materie del gruppo Scientifico e Matematico (3,2%) mentre sono appena l’1,5% i laureati nelle discipline Ict. La quota è bassa, ma la maggioranza è in maniera preponderante maschile.

Si punta, dunque, al raggiungimento di una convergenza di genere nei percorsi formativi delle discipline scientifiche in particolare per quelle di informatica e tecnologie Ict. In Italia nel 2022 solo lo 0,3% delle donne ha conseguito una laurea in tale ambito contro  l’1,2% degli uomini. Va detto che questa disparità si riscontra anche a livello Ue27: 1% delle donne contro il 3,6% degli uomini. Una nota positiva, infine:  in Italia, come nella media dei Paesi Ue27 nelle discipline del gruppo Scientifico e Matematico, si registra un vantaggio femminile che nel nostro paese è di 1,3 punti percentuali. Infatti sono il 4,5% le donne residenti in Italia laureate in Scienze naturali, Fisica, Matematica, Statistica, contro il 3,2% degli uomini.

L’importanza della formazione

Per cambiare la situazione e avere più donne in un settore fondamentale come quello dell’informatica, è necessario coinvolgere le future donne fin dalle scuole primarie è il passo necessario per promuovere l’uguaglianza di genere nell’Ict. Se si vuole davvero invertire la rotta occorre poi lavorare sugli stereotipi che si annidano anche in famiglia, per cui le ragazze vengono ancora orientate in alcuni casi verso le discipline umanistiche e si ritiene ancora che ci siano lavori più adatti agli uomini e altri più adatti alle donne. Una maggiore presenza di donne tra figure cruciali per il futuro come programmatori e sviluppatori consentirà, come affermato in un’intervista Mirta Michilli, direttrice di Fondazione Mondo Digitale, di “diminuire bias, discriminazioni e diseguaglianze”.

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