Becoming Maestre, il cinema è un mestiere da donne

Becoming Maestre 2, Closing Event, 13 June 2022 Credits: Virginia Bettoja/Netflix

Cambiare lo sguardo. Guardare e non per forza essere guardate. Riconoscersi e fare in modo che altre persone possano farlo. Il cinema è uno strumento potente di rappresentazione e, per ampliare la veduta, servono nuovi orizzonti: dare voce e spazio alle donne – in netta minoranza nel settore dell’audiovisivo –  è solo un inizio. Con questo obiettivo, l’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e Netflix hanno deciso di fondare Becoming Maestre: un trampolino di lancio per una nuova generazione di professioniste nel cinema e nella serialità.

Alla sua seconda edizione – qui la prima – il progetto offre un percorso di tutoraggio di alto livello a donne di talento under 35 che aspirino a diventare registe, direttrici della fotografia, montatrici, montatrici del suono e/o fonica di mix. Alla fine del progetto, della durata di sei mesi circa, a cinque delle ventiquattro partecipanti viene offerta la possibilità di ricevere una proposta di lavoro come assistenti su un film o serie Tv italiani in cui Netflix è coinvolta. Le “selezionate” di quest’anno – così come vogliono essere definite perché “non siamo vincitrici, si vince insieme” – sono Rosalia Cecere (suono), Blanka Nadai (montaggio), Asia Sbrugnera (direzione della fotografia) e Zoe Valentini (regia). La fine di un percorso e l’inizio di un futuro professionale che si fa già presente prendendo spazio: “Nel nostro cinema ci sono professioni che sono tradizionalmente appannaggio degli uomini. Basti pensare che, quello della direzione della fotografia, è un ruolo ricoperto da donne per il solo 7%”, spiega ad Alley Oop Tinny Andreatta, vicepresidente delle serie originali italiane di Netflix. “L’aspetto distintivo di Becoming Maestre è il fatto di essere non solo un corso di formazione attraverso cui le partecipanti hanno accesso alle professionalità italiane e internazionali di alto livello, ma anche di funzionare concretamente come un ponte rispetto al lavoro. Le professioniste selezionate nel corso andranno a lavorare sui nostri set e per noi è importantissimo”.

Un traguardo a cui le future maestre arrivano pronte, grazie alle sessioni e ai workshop di tutoraggio tenutosi durante il percorso con i mentori delle loro categorie: Francesca Comencini e Ivan Cotroneo per la regia; Daria D’Antonio e Luca Bigazzi per direzione della fotografia; Esmeralda Calabria e Walter Fasano per il montaggio; Daniela Bassani e Francesco Tumminello per il suono, a cui si sono affiancati Gaia Bussolati e Luca Della Grotta che hanno fornito un importante approfondimento su effetti visivi digitali (novità di questa edizione).

“Il grande valore di questo progetto è proprio nel networking e nel lavoro di conoscenza reciproca: questa è la base, insieme al talento e alla professionalità, per valorizzare e ampliare l’ecosistema dell’industria audiovisiva”, racconta ad Alley Piera Detassis, presidente dell’Accademia del Cinema Italiano-Premi David di Donatello. “Il cinema è un mestiere collettivo. Incontrare chi ci lavora permette di accedere a opportunità concrete: è quello che facciamo con il premio David insieme a Neflix. In sinergia, riusciamo a fare un vero mentoring”.

Le professionalità del grande schermo, come sottolineano Detassis e Andreatta, sono fatte di collettività e di una rete di rapporti. Becoming Maestre crea l’opportunità di incontro fra le professioniste e i loro mentor. “Tra loro nasce un legame virtuoso perché sono gli stessi mentori a riconoscere l’eccellenza delle future maestre e a promuoverle nell’industria cinematografica”, specifica Andreatta. “Coloro che vengono selezionate per le proposte di lavoro con Netflix sono sempre scelte con grande fatica perché c’è un’eccellenza generale che accomuna le partecipanti. Anche le non selezionate, comunque, hanno occasioni di lavoro successive e non solo con Netflix. La nostra idea è arricchire l’ecosistema creativo italiano e questo è il valore importante in assoluto che muove il progetto”.

Un altro sguardo, un altro cinema
“La cosa più bella di Becoming è il gruppo e la voglia di prendersi tutto, soprattutto in questo mondo sempre più patriarcale, anche nel cinema dove noi donne siamo state abituate a lottare il triplo per farci rispettare come figure professionali”, afferma Rosalia Cecere, la professionista selezionata per il settore suono. Una realtà, quella del “triplo sforzo”, suffragata dai numeri: secondo il primo rapporto annuale dell’Osservatorio per la parità di genere del ministero della Cultura, “La questione di genere tra immaginario e realtà”, nel mondo del cinema e dell’audiovisivo il divario di genere esiste ed è ben quantificabile. Le donne che lavorano nel settore non sono molte: il 23% nella sceneggiatura, il 27% nel montaggio e nella produzione (26%) e sono ancora meno le professioniste che si occupano di fotografia, musica ed effetti speciali sul set (tra il 10 e il 16%). Nell’attività autoriali, di direzione o sceneggiatura, le donne non solo sono poco numerose ma hanno anche una retribuzione media per giornata lavorativa più bassa di quella dei loro colleghi: negli ultimi tre anni considerati dallo studio (2019-2021), il gender gap tende a ridursi nelle professioni a prevalenza femminile (scenografia, costumi e trucco) mentre cresce nei gruppi professionali apicali, tipicamente a prevalenza maschile.

Una minoranza, quella numerica, che impatta sulla rappresentazione: se le donne sono assenti dietro la macchina da presa, il rischio è che sia lo sguardo predominante – quello maschile – a raccontarle. Come emerge dal rapporto del ministero della Cultura, la presenza femminile nel cinema continua ad essere legata a ruoli tradizionali  che hanno a che fare con la cura della casa e della persona (le donne sono l’85,2% dei personaggi in scena) o con la sfera dell’assistenza familiare (65%). Al contrario, le donne continuano a essere fortemente sottorappresentate nei ruoli professionali: non solo tra quelli stereotipicamente considerati maschili (figura ingegneristica, 20,4%, imprenditoriale, 19,5%), ma anche in professioni a forte connotazione femminile (figure sanitarie, 25,1% o del mondo della scuola, 35,9%). I cortometraggi presentati dalle giovani professioniste al termine di Becoming Maestre scardinano già la narrazione. Il loro sguardo è irriverente, ironico, intenso. Si muove fuori gli spazi ordinari riservati alla “femminilità” – dal campo da calcio alle strade notturne delle città – e non ha timore di indagare il desiderio.

“Lavorare con tante altre donne è stata una fonte di crescita e di stimolo costante: siamo riuscite tutte a mantenere la nostra personalità, senza vergognarcene, e questo l’ho trovato estremamente arricchente. Ognuna, con la propria fantasia e magia, ha portato una parte di sé nel lavoro. Su tanti set, dove c’è una componente maschile molto forte, è molto difficile far emergere il proprio essere: qui c’erano meno barriere”, spiega Ilde Mauri, regista.

A raccontare le giovani generazioni di donne sono esattamente loro, in uno spazio come Becoming Maestre che – come lo definisce Asia Sbrugnera, direttrice della fotografia – “è libero e autentico per tutte noi”.

Il valore delle relazioni
Cambiare lo sguardo, abbattendo gli stereotipi: quello che distingue Becoming Maestre è il valore delle relazioni che ha unito partecipanti e mentori. Un’esperienza individuale e collettiva insieme che ha agito su più piani: scrivere la propria carriera può significare aprire la strada ad altre.

“Nell’ambito cinematografico ci sono pochissime elettriciste”,  racconta Roberta Rossi Scala, direttrice della fotografia ed elettricista. “Ricoprire anche questo ruolo significa aprire la strada alle altre ragazze che vogliono visualizzarsi in questo lavoro. Mi auguro di continuare a insistere sul ramo specifico della fotografia che ha a che fare con le luci e di esplorare il settore in modo trasversale: essere competente in più vesti ti rende libera”.

A fare la differenza, durante il percorso, la sinergia tra le partecipanti: una squadra di professioniste capaci di emozionarsi l’una per il lavoro dell’altra. “Esco da questa esperienza con tantissime competenze professionali in più e soprattutto con una grande famiglia di donne”, racconta Vittoria Fiore, regista. “Non riesco a spiegare quanto supporto ci siamo date. Insieme, siamo riuscite a mettere in campo cose mai fatte prima e a divertirci. Ci siamo lasciate andare cogliendo ogni opportunità”.

Le fa eco la collega Blanka Nadai, montaggio: “Il percorso di Becoming Maestre è particolare proprio perché offre l’opportunità di vivere momenti di condivisione intensi. Per creare una rete reale bisogna viverli”. A esserne coinvolti, in primis, i mentori: “Ci hanno supportate e spinte a esplorare la nostra creatività in modo autentico”, spiega Zoe Valentini, regista. “Ho conosciuto persone che credevano in me più di me stessa, sia mentori che le mie colleghe”, aggiunge Maria Chiara Gherardi, direttrice della fotografia. “Insieme siamo cresciute a livello personale e, come diceva anche Francesca Comencini, avremo un futuro radioso che già oggi c’è”.

Crescere insieme, riconoscendosi nella propria unicità e raccontandola a partire da sé. “Ho recitato in uno dei documentari finali realizzati dalle partecipanti di Becoming Maestre”, dice l’attrice Caterina Catavento. “Ho venticinque anni, sono una donna, sono nera, brasiliana, latino-americana: essere l’unica persona nera nella stanza e portare la mia identità sullo schermo significa raccontare anche la storia della mia diaspora, delle donne della mia famiglia e delle donne non bianche che non sono mai arrivate prime. Ampliare le rappresentazioni significa dare voce anche a questo”. Avere potere sulle proprie storie: così le maestre di domani lo sono già oggi.

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