Più stressate, meno valorizzate: Bain fotografa le donne al lavoro

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In Italia la grande maggioranza delle donne (63%) è più stressata sul lavoro rispetto ai colleghi, – ben quindici punti in più – e insieme alle colleghe di Brasile e Giappone sono quelle con il minor benessere in ufficio. Non è difficile capire il perché, se si pensa che quasi tutte (81%) hanno un “secondo lavoro” di cura in famiglia, mentre solo un collega su cinque (20%) se ne preoccupa. Sono alcuni degli spunti emersi dalla ricerca di Bain & Company “Fare dell’Italia un Paese (anche) per donne: percorsi verso il successo”, realizzata intervistando più di 20 aziende italiane, per un totale di oltre 500 mila dipendenti, e presentata durante il WAB Forum 2022.

IL “PASSO INDIETRO”

Affaticate e stressate, non stupisce che alla fine due donne su cinque (38%) rivedano le proprie ambizioni professionali per “esigenze famigliari“, un passo indietro che però fa solo un collega su cinque (12%). Così se metà della forza lavoro è femminile (43%), al vertice ne arrivano davvero poche e solo il 2% dei Ceo sono donne nelle società quotate.Di questo passo, in circa 10 anni raggiungeremo la parità di rappresentazione, mentre ci vorranno più di 150 anni per raggiungere la parità nei ruoli di leadership.

UN PERCORSO AD OSTACOLI, CON CINQUE SNODI CRITICI

Lo studio evidenzia come la disparità di genere nel mondo del lavoro – e il percorso ad ostacoli che le donne devono affrontare – si crei ed amplifichi in cinque momenti critici della vita femminile, a partire già dall’ infanzia e dalle scelte scolastiche, fino all’ ingresso nel mondo del lavoro, compreso il momento della maternità prima e dei percorsi di carriera poi. Per questo molte aziende (67%) ritengono importante promuovere iniziative già nelle scuole, per affrontare il problema alla radice. E se colmare i divari di genere nell’istruzione è un obiettivo di lungo temine, le aziende possono pianificare al proprio interno azioni concrete ed efficaci. “E’ un processo organicamente molto lungo, che va accelerato attraverso strumenti organizzativi ma soprattutto che passa attraverso la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo su cultura, linguaggio e formazione – e che favorisca la diversità e la creatività diffusa”, ha spiegato per Claudia D’Arpizio, chief diversity officer in Italia e membro del global DEI council di Bain & Company.

COSA SI PUO’ FARE DI CONCRETO?

Una prima misura concreta è per esempio, come ha fatto Bain, impegnarsi ad avere – nel pieno rispetto del merito e delle competenze – una rosa di candidati equilibrata per genere. O ancora favorire la genitorialità e la condivisione dei carichi di cura :” Da luglio abbiamo cambiato la policy Bain a supporto dei genitori nelle diverse fasi legate all’arrivo e alla crescita di ogni bambino/a -hanno spiegato Roberto Prioreschi, SEMEA Regional Managing Partner e Pierluigi Serlenga, Managing Partner Italia, di Bain & Company. Cinque mesi di parental leave, per tutte le seniority, tutti i ruoli aziendali e per tutte le famiglie senza dover rinunciare allo stipendio che viene integrato dall’azienda”.

Ma per investire la rotta bisogna che le politiche di diversità, equità ed inclusione siano messe al centro della strategia aziendale, con adeguate risorse, mentre ancora oggi quasi un’azienda su due ammette che questo non succede (40%) e anzi una su quattro (25%) teme che l’attuale crisi socio-economica possa compromettere l’impegno su questo tema.

IL VALORE DELL’ESEMPIO

Condividere il proprio impegno verso la D&I anche con i propri clienti e fornitori – come ha spiegato Valeria Sterpos, partner di Bain & Company ed EMEA WAB Leader – é importante e rende l’azienda un agente del cambiamento verso tutti i propri stakeholders. Così come la scelta di sostenere una start-up al femminile: quest’anno è andata a RiceHouse, che utilizza il riso per materiali innovativi nelle costruzioni edilizie, il  Premio “Women for Women”. Un supporto pro-bono da parte di Bain per strutturare e sviluppare il proprio piano strategico.

Insomma, ci sono molte cose che si possono fare per supportare le donne sul lavoro ma  – questo il messaggio lanciato da Bain – non ci sono alibi: cambiare si può, e le misure concrete funzionano e si possono confrontare, tra aziende.

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