La guerra inutile: i diari epistolari asincroni di Shishkin

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Dopo il Big Book Prize, il Russian Booker Prize e il Russian National Bestseller, i tre maggiori premi letterari russi, “Punto di fuga” dello scrittore Mikhail Shishkin si è aggiudicato anche il Premio Strega Europeo, giunto alla nona edizione, ex aequo con Amelie Nothomb. Tradotto in più di 25 Paesi, il volume è uscito in Italia il 3 marzo scorso tradotto da Emanuela Bonacorsi ed edito da 21lettere.

In un mio articolo spiegavo che Putin era privo di cuore e anima, era solo un buco nero che stava inghiottendo Russia e Ucraina. Ma chi è che ascolta uno scrittore? E ora tutto il mondo è avvolto in questo buco nero di fronte al terrore del pulsante rosso. Solo ora l’Europa e noi tutti insieme siamo solidali rispetto al pericolo di questo buco nero. Non è una guerra tra ucraini e russi ma tra uomini e non-uomini. Le persone lottano per la propria libertà mentre i non uomini danno esecuzione a ordini criminali. E in Russia gli uomini scendono per protestare contro la guerra e i non- uomini li mettono in carcere. Cosa può fare uno scrittore? Difendere la lingua, io difendo la Mia lingua russa contro Putin. Putin sta facendo una guerra contro tutti noi”. 

Con queste parole al salone del libro di Torino l’autore ha accolto il premio. Shishkin è uno scrittore dissidente russo ormai dal 2014, tanto da rifiutarsi già nel 2013 di rappresentare la Russia al Book Expo negli Usa perché contrario alla scelta di Vladimir Putin di attaccare la Crimea. Proprio la guerra è uno degli innumerevoli sfondi raccontati dall’autore nel libro, che risulta per questo motivo incredibilmente attuale.

L’inutilità della guerra è alla base delle lettere di Volodya. La consapevolezza di come la morte sia più vicina, trasforma l’atteggiamento del protagonista nei confronti della vita: “Sì, sì, quando tornerò guarderò in modo completamente diverso le cose più familiari: il servizio da tè, la lampadina elettrica, la poltrona morbida, la mensola dei libri. La ciminiera della fabbrica fuori dalla finestra. Mi sembra che ora ogni cosa abbia acquisito un significato a me del tutto nuovo. Ciò che è successo doveva accadere anche solo per questo”. 

Il romanzo inizia come un semplice scambio di lettere tra due probabili amanti: Volodya e Sasha. Si raccontano con pagine che trasudano dettagli ed emozioni, la loro infanzia, i rapporti con i genitori, i loro incontri. Lentamente il lettore si accorge che le coordinate temporali sono quasi assenti, non è chiaro quando vivano i due innamorati, le lettere inoltre sembrano fini a sé stesse: non si scorge un fil rouge che le unisca cronologicamente. Finché Volodya racconta della guerra cui deve prender parte: la ribellione dei Boxer in Cina tra il 1898 e il 1900, quando gli eserciti di 8 Paesi, tra cui quello russo, combatterono contro la Cina ribelle.

Sasha, invece, legge sul giornale del disastro del Titanic (1912) e fa un cruciverba, invenzione apparsa in Russia nel 1929. Tempo e spazio sono ambigui. Nonostante questi salti temporali, l’apparente scambio continua e ci si immerge nelle vite dei due protagonisti che scorrono parallele e sembrano non incontrarsi mai. Volodya scrive durante una finestra temporale più circoscritta: la guerra. Sasha per tutta la sua vita.

Ci si perde nei particolari e nelle meticolose descrizioni delle cose semplici della vita di Sasha: dalla sua infanzia alla vita adulta, tra le sue infinite difficoltà e frustrazioni. Tanti piccoli quadri pieni di colori che rappresentano la realtà, così vividi e pieni di poesia: “Poi mi sono unita a una comitiva di scolari e ci hanno portato all’altro capo dello zoo dove non c’era nient’altro da vedere che galline. Comunissime galline da cortile. L’odore era lo stesso del mio cuscino. Là ci hanno spiegato che la gallina, quando cova le uova, le gira e le rigira di continuo in modo che il calore vivificante del corpo materno raggiunga tutte le parti della sua progenie, e che è grazie a questa costanza e sollecitudine se i pulcini si schiudono sani”.

Le galline, il gatto che fa le fusa, le zolle di terra nella boscaglia si appropriano della scena e sembra di vedere, di toccare, sentire rumori e odori. Lei dipinge nelle lettere la sua vita, “che si arriccia come una buccia di patata”, ma anche il suo mondo interiore: la profonda inadeguatezza che prova, il senso di impotenza verso la vita quotidiana. Lui, al contrario, racconta soprattutto quello che vede fuori di sé: la guerra insensata e le continue morti che finiscono per cambiarlo dentro. La morte è una presenza continua:
Quando guardo un ferito non posso fare a meno di provare le ferite su di me”.

Leggere il romanzo di Shishkin è come immergersi in due romanzi, viaggiare su due binari pieni di poesia e racconti vividi e palpabili, tra citazioni di Gogol, Democrito e Dostoevskij.

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Titolo: “Punto di fuga”
Autore: Mikhail Shishkin
Traduttrice: Emanuela Bonacorsi
Editore: 21 Lettere Editore
Prezzo: 19,50 euro

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