Cara Alley,
tra qualche giorno tornerà come ogni anno la festa della mamma. Con uno sguardo tutto rosa ne celebreremo la bellezza, la bontà, la dolcezza e l’amore infinito. Questo mi riporta alla visione che avevo della maternità quando ero incinta, 4 anni fa, a 39 anni. Non sopportavo che alcune mamme mi dicessero che non avrei più dormito, che non avrei avuto più tempo, che avrei racimolato i minuti per me stessa, che la vecchia vita era finita, suggerendomi così di godermi gli ultimi momenti di pace. Io cercavo di tenere le mie lenti rosa, immaginavo che di tempo per le lenti nere ce ne sarebbe stato abbastanza dopo. Oggi vorrei raccontarti di questo dopo, partendo dal fatto inequivocabile che mia figlia sia un dono di inestimabile preziosità e fonte di autentica gioia, ispirazione e crescita.
Mi tornano in mente i momenti in cui con la bimba nella pancia, sistemavo la culla come se fosse un set fotografico, ogni cosa al suo posto, nido perfetto e a come quella culla si sia trasformata in un attimo in un contenitore multitasking. Abbandonare l’immagine edulcorata quando scoppia il caos, accettare che le priorità cambino e si riorganizzino, sapere che è normale sentirsi disorientate e prosciugate e bisognose, anche noi, di essere viste e accudite, si sono rivelati aspetti necessari.
A qualche giorno dal parto ero sfatta di stanchezza e osservando il gatto dormire beatamente mi ero chiesta con amarezza “perché non mi sono accontentata di avere te, che al massimo miagoli per fame o per entrare e uscire di casa?”. Ricordo di aver provato odio e rabbia dopo l’ennesima notte senza dormire, di aver visto le stesse emozioni negli occhi del mio compagno e anche di aver trovato supporto nell’amica che mi accolse con un “Dillo..” per trovarmi a rispondere piangendo “Chi me lo ha fatto fare?”. Non ti saprei dire se io mi sia sentita in colpa per queste cose, so però che poterle tirare fuori mi ha fatto bene.
Dopo qualche settimana dal parto mi è stato detto “Adesso hai tutto, sei una donna realizzata” e “Come farai a tornare al lavoro..a lasciarla a casa a qualcuno che non sei tu?”. La tanto desiderata gravidanza, è arrivata mentre stavo vivendo un momento di cambiamento professionale, avendo iniziato la formazione in arteterapia. Quindi no, la nascita di mia figlia non ha sancito la mia totale realizzazione. Ho sospeso per un anno gli studi e al compimento del 6° mese della piccola sono tornata al mio lavoro di commessa part-time.
Nella vita di prima avevo tempo per occuparmi di un altro aspetto della mia realizzazione, il lavoro creativo, ma il tempo da dedicarvi è stato poi assorbito dall’essere mamma. Nell’accudire la mia bambina continuavo a desiderare fortemente me stessa e la mia crescita, così intorno ai suoi 10 mesi ho ripreso gli studi e di lì a poco ho lasciato il lavoro in negozio per potermi dedicare alla costruzione del mio futuro professionale, il tutto tra nottate difficilissime, ripensamenti, dubbi e un certo quantitativo di lacrime. Vorrei dirti che non mi sono mai sentita in colpa o arrabbiata per tutto questo, ma non sono sicura che sia andata proprio così.
La maternità per me è stato un sogno realizzato, un sogno che nella realtà si è rivelato ricco di sfaccettature e contraddizioni che mai avrei immaginato. Essere genitori è un percorso non lineare, un cammino in cui si susseguono grandi varietà di paesaggi e che credo richieda uno sguardo che deve necessariamente rinnovarsi, uno sguardo che deve farsi onesto seppure a volte scomodo. Nei mesi successivi alla nascita di mia figlia sono riuscita a disegnare in diverse occasioni, le emozioni si rimescolavano di continuo e dar loro forma attraverso delle immagini mi ricaricava molto più di un pisolino, perché la stanchezza non era solo fisica, ma soprattutto emotiva. Anche i week-end di formazione sono stati la mia grande boccata di ossigeno e questo sì, lo affermo senza sensi di colpa.
Non mi soffermerò sull’elemosinare il tempo per una doccia, per parlare con tranquillità al telefono o molto altro, ogni mamma (e papà) sa bene che i nostri bisogni e tempi si contraggono in favore di quelli del bambino e che questo è normale ed anche giusto, proprio come il sentirsi a volte insofferenti e stanchi. Per certo so che il tempo di cui mi sono sentita privata mi è stato ampiamente restituito in consapevolezza, quella che sarei stata una mamma migliore se avessi potuto continuare a seguire le mie aspirazioni e a concedermi di riconoscere il mio posto nel mondo, come infine è stato. Quotidianamente mia figlia e la maternità sono fonte di infinita ispirazione per il mio lavoro come arteterapeuta e illustratrice.
Buona festa ad ogni mamma.
D.V.
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