Covid19, il potere della scrittura per raccontare la propria storia e quella di chi amiamo

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Parole per tenersi compagnia, per colmare la distanza, per celebrare le relazioni che la pandemia non ci ha consentito di vivere e di coltivare. In questo tempo sospeso per alcuni la scrittura è stato un aiuto prezioso, uno strumento che ha permesso di aprire spazi di riflessione su se stessi e sul proprio rapporto con gli altri. Ne sanno qualcosa le persone che hanno dato vita al progetto Memoràmia che ha fatto della scrittura su commissione e della guida alla scrittura la propria “missione”: da più di dieci anni aiutano a tramandare storie, a fissare ricordi, a rinsaldare legami, a ricordare chi non c’è più.

La fondatrice Anna Ghiotti ha messo insieme un gruppo nel 2010 (composto da Patrizia Fato, Agata Ewa Kordecka, Cristina Bertolotti, Maria Angela Quintana, Raffaella Ronchetta), tra Torino, Bologna, Genova e Milano, sull’esempio dei “personal historian” americani. Insieme a lei l’altra fondatrice a condividere lo stesso sogno Maria Pia Tuninetti per la quale la scrittura continua ad essere anche una ragione di vita, soprattutto da quando porta avanti la sua battaglia quotidiana con la SLA: la malattia le ha portato via la possibilità di parlare e di muoversi e comunica con un dito e la tastiera del computer, ma non rinuncia assolutamente a dedicarsi ai progetti di scrittura.

Da allora – e soprattutto nel periodo della pandemia  – molte persone si sono rivolte a Memoràmia per ricostruire le storie familiari e regalarle ai loro cari, per scrivere un libro-tributo per un’occasione speciale, per lasciare una traccia e per non lasciare che questo tempo trascorresse invano: «Quelli che ci hanno contattato – spiega Anna Ghiotti  ci hanno riferito che sia scrivere sia ricevere il libro con le memorie della propria vita è stato uno dei mezzi più accessibili per esprimere la frustrazione da pandemia e superare la depressione dello stare chiusi in casa. La pandemia ha messo tutti nelle condizioni di riflettere su di sé, sono sicuramente cambiati tutti i parametri e poi c’è stato più tempo».

Scrivere ha permesso non solo di impiegare il tempo, di tenersi compagnia, ma anche di riscoprire aspetti inediti di sé e dei propri familiari o di persone amiche, arrivando a comprendere il percorso compiuto. Una vera propria terapia, in qualche caso, che rimesso insieme i pezzi di un puzzle: non a caso è in corso una ricerca di alcuni psicologi dell’University of Manchester che valuterà proprio gli effetti della scrittura espressiva sul benessere emotivo e psico-fisico in relazione all’epidemia di COVID-19.

«Questo anno di pandemia ha profondamente toccato le vite di ognuno di noi – aggiunge Ghiotti – improvvisamente, la nostra routine quotidiana è stata stravolta, le relazioni interpersonali annullate o quasi e ci siamo trovati lontani dai nostri affetti, dalle persone care. È indubbio che a soffrire maggiormente questa situazione siano state le persone anziane o coloro che si sono trovati soli nelle proprie case e dunque nella scrittura ognuno ha potuto tenere in vita una relazione, alimentare un sentimento e una vicinanza. È stato sorprendente – prosegue – scoprire come siano riusciti nell’impresa della scrittura anche chi non aveva mai utilizzato questo strumento, né per piacere, né per lavoro e quanta soddisfazione ne abbia ricavato, incrementando la propria autostima».

©jsph-memoramia-La più giovane a rivolgersi a Memoràmia in tempi di pandemia è stata una donna di 45 anni, il più anziano un uomo di 93: ma tutti accomunati dalla voglia di non disperdere un “patrimonio” di sentimenti e di memorie e di donare gioia agli affetti lontani. Come la gioia che ha provato Mariella Paniè, 85 anni, di Torino, che ha scritto una lettera ai figli che le hanno regalato un tributo per il suo compleanno lo scorso novembre 2020: «Aver ricevuto un regalo così… un tributo che ripercorre tutta la mia vita, poterlo sfogliare e risfogliare in questi mesi, è per me come ricevere un soffio vitale che mi rianima e riaccende le speranze che in questo tempo sembrano essere morte di Covid anche loro. Rivedere le foto di tutte quelle persone che ho incontrato e che amo, e leggere le parole di affetto ed amicizia e riconoscenza, mi dà il senso del valore che ho vissuto, di quello che ho incontrato nelle varie esperienze e di quello che ho potuto trasmettere».

Nadia Osti, invece, nello scorso mese di dicembre, ha regalato alla figlia un tributo per i suoi 18 anni: «Quando a settembre ho avuto l’idea, in parte suggerita da Arianna, di regalarle questo album che contiene la storia della sua vita, avrei sperato per lei oltre a questo, anche una festa con gli amici. Tuttavia abbiamo capito che questo non sarebbe stato possibile a causa del lockdown. Il compleanno è stato comunque scaldato, nell’unica festa che abbiamo potuto fare in famiglia coi nonni, nello sfogliare insieme le pagine del libro…è stato in un certo senso un compleanno di altri tempi».

«Il nostro è un lavoro artigianale – chiosa Anna Ghiotti – che accompagna passo dopo passo ogni persona che si avventura nel viaggio della scrittura o della testimonianza. Un viaggio in cui si entra in punta di piedi nella sua vita creando un legame di affetto. Abbiamo toccato con mano come il non poter festeggiare un momento importante crei dispiacere e frustrazione. Arriva il giorno della ricorrenza e della consegna del libro, ma non è possibile condividere tutto questo con chi ci è più caro ed ha partecipato alla sua realizzazione». E così è nata l’idea dell’ “assembramento d’affetto”, un’iniziativa che le donne di Memoràmia intendono offrire, organizzando una festa digitale a sorpresa per la consegna del libro.

©jsph-memoramia-«Le donne di Memoràmia mi hanno mostrato come scegliere le parole per dirlo e le immagini che parlano, e come custodire e valorizzare il racconto di un’esistenza qualunque (che per me ovviamente qualunque non è) – ha dichiarato Emanuela di Pasqua da Genova, nello scorso mese di febbraio – Mamma ha trascorso ore a raccontarsi, sdoganando persino Skype, e io ho scoperto segreti piccanti dalla sua amica del cuore, ho scavato nella mia infanzia e ho aiutato le mie sorelle a fare altrettanto. È stata un’esperienza terapeutica, un po’ per tutti. È tornato tutto e ci ha fatto, le ha fatto, tanta compagnia in questi giorni bui. L’amore ai tempi del covid ha il volto di una storia da raccontare. Una storia normale eppure così speciale».

  • Mirella caselli |

    Buongiorno
    Vorrei raccontare la mia esperienza sul covid ma avrei bisogno di essere aiutata a scrivere…non sono una scrittrice purtroppo…
    Sono un OSS e ho vissuto in prima linea questa terribile esperienza che vorrei raccontare…

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