Recovery Fund, ecco le risposte della politica alle richieste di investimenti sulle donne

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Il Pd si schiera compatto:  “La parità di genere deve essere un obiettivo centrale del Recovery fund“. A farsene portavoce è il segretario Nicola Zingaretti, che su facebook scrive: “Per l’Italia è l’occasione di un cambiamento radicale. Facciamo nostre le proposte della Conferenza Nazionale Donne Democratiche: un Piano nazionale di misure per il sostegno e l’incentivazione del lavoro femminile; un Fondo permanente per l’imprenditoria femminile; contrasto delle differenze di genere nelle retribuzioni e nelle carriere; la riforma del congedo di paternità, un Piano “Nidi”; servizi educativi 0-3 anni; un meccanismo di valutazione dell’impatto di genere su tutte le linee guida del Recovery“.

La presa di posizione decisa del Partito Democratico arriva nel giorno del flash mob organizzato da Il Giusto Mezzo – il movimento spontaneo che si ispira alla campagna europea #HalfOfIt per destinare la metà del #nextGenerationEU alle donne – che scende in piazza alle 16.30 in occasione della discussione di Camera e Senato sulle priorità da definire per l’utilizzo del Recovery Fund. le richieste del movimento sono:

  • Sostegno alle attività di cura attraverso il supporto all’infanzia (nidi e tempo pieno in tutto il territorio nazionale non con bonus ma con offerta diffusa) e assistenza ai disabili e alla terza età
  • Parità sul lavoro
  • Sostegno all’occupazione delle donne

Abbiamo una grande opportunità grazia alla risorse del Recovery Fund, rendere questo Paese più giusto. Fargli finalmente scalare la classifica che oggi lo vede solo al settantaseiesimo posto nel Global Gender Index del World Ecomic Forum. L’uguaglianza di genere deve essere un obiettivo centrale. Per farlo ci vuole una strategia di empowerment delle donne, di riconoscimento del loro valore e del loro protagonismo” scrive in una nota Cecilia D’Elia, portavoce della conferenza nazionale delle donne democratiche, spiegando poi: “La proposta di legge per un Fondo per l’imprenditoria femminile è un tassello di questa strategia, che deve vedere investimenti nelle infrastrutture sociali, la riforma del congedo di paternità, la parità salariale. I dati Ocse ci dicono che la percentuale di donne imprenditrici è ancora bassa, l’accesso al credito per le donne che scelgono di fare impresa è difficile, permane un grande problema culturale, ancora troppi stereotipi e narrazioni propongono l’imprenditorialità come un valore maschile e guardano alle donne con paternalismo, anche quando sono dirigenti di successo o vincono premi nobel. La nostra proposta, che offriamo alla discussione delle forze politiche di maggioranza e opposizione intende intervenire su più livelli – conclude la D’Elia – sostegno, accesso al credito, finanziamento start up innovative, ma anche promozione di una cultura nelle scuole e nelle università. Il Next Generation Ue deve essere un’occasione anche per l’imprenditoria femminile“.

Il Piano nazionale di resilienza e ripresa costituisce la più straordinaria occasione per realizzare nel concreto un reale cambiamento in positivo; un obiettivo che occorre non mancare e il cui conseguimento dipenderà dalle scelte che verranno fatte, dalle priorità che verranno indicate, dalla capacità di includere, coinvolgere e investire sulle migliori energie del Paese, a cominciare da quelle delle donne che non sono una categoria ma la metà della popolazione italiana” osserva la senatrice Pd Valeria Fedeli intervenendo in Aula sulla relazione sul Recovery Fund e proseguendo: “Per questo considero strategico che almeno metà delle risorse rese disponibili dal Next Generation EU sia vincolata al superamento del gender gap, che ci sia un meccanismo di valutazione ex ante dell’impatto di genere di tutte le scelte e le politiche per la realizzazione di ognuna delle sei missioni individuate dal PNRR e che l’autority che dovrà essere costituita abbia una composizione paritaria. Non si tratta solo di una questione di uguaglianza, di parità di genere, di giustizia sociale, che comunque sarebbe di per sé rilevante, ma è qui e ora una necessità e una priorità per l’economia e nell’interesse di tutta la comunità, donne e uomini. Più donne occupate vuol dire concretamente più Pil, più crescita e sviluppo sostenibile. Lavoro, welfare, istruzione: sono queste le parole chiave fondamentali su cui costruire il cambiamento necessario per uscire dalla crisi scatenata dall’emergenza sanitaria e creare le condizioni per una crescita sostenibile, innovativa, equa, paritaria“.

Sulla stessa lunghezza d’onda la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio: “La scelta della Conferenza delle donne dem di sostenere l’utilizzo del 50 per cento delle risorse del Recovery Fund per misure in grado do aggredire divari e mancata valorizzazione delle competenze e dei talenti delle donne è una proposta che avevamo lanciato che, insieme alla mozione approvata al Senato sull’occupazione femminile, tracciavano già un percorso chiaro, che oggi diviene concretamente possibile e che sarebbe imperdonabile non utilizzare. Da tempo diciamo che i fondi dell’Ue vanno investiti sulle donne e sulle giovani donne in particolare: sul lavoro, sulla parità di genere, sul superamento del gender gap, sui diritti, sui servizi all’infanzia, sull’emersione e valorizzazione del lavoro di cura, sull’imprenditoria femminile. Liberare il tempo e le potenzialità delle donne significa investire concretamente sull’aumento del Pil. Non riguarda solo il prezzo che le donne pagherebbero altrimenti. Investire sul lavoro delle donne significa investire su un paese più innovativo, più giusto, più istruito, più giovane e più ricco. L’occupazione femminile genera Pil e benessere. Quindi impegno chiaro e serietà nel prevedere anche un un Osservatorio in grado di valitare e verificare ex ante ed ex post il percorso tracciato”.

Sul fondo per l’imprenditoria femminile insiste anche Gian Paolo Manzella, sottosegretario Pd al Mise: “Ancora troppe poche donne ‘fanno impresa’ nel nostro Paese: solo il 22% delle imprese italiane sono a guida femminile. Ed ancora troppo poche sono nei settori del futuro: nelle facoltà scientifiche, nella tecnologia, nelle startup innovative. È una differenza che tocca al cuore le nostre possibilità di crescita. Anche perché i dati Unioncamere ci dicono che le imprese femminili sono piu’ attente al green, al welfare, ai rapporti con il territorio. È quindi tema che dobbiamo affrontare con decisione“. Manzella ha sottolineato po: “Per questo il Pd ha presentato la scorsa settimana una proposta di legge che prevede incentivi alla nascita e la crescita di nuove imprese femminili, dà possibilità di finanziare startup innovative, dedica risorse per programmi di assistenza tecnica e per iniziativa per promuovere i valori di impresa al femminile nelle scuole e nelle Università. È una proposta che nasce in linea con le indicazioni europee e dal confronto con esperienze estere in cui l’imprenditoria femminile è sostenuta con grande attenzione. Pensiamo all’iniziativa canadese, probabilmente la più completa a livello internazionale, alla Giornata Nazionale dell’imprenditoria femminile in Irlanda, alle esperienze dei Paesi Nordici che portano imprenditrici nelle scuole come ambasciatrici di impresa. Esempi che dicono che su questo tema ci si deve muovere con decisione. E dobbiamo farlo già a partire dalla legge di bilancio e in vista del Next Generation Ue in cui la questione della partecipazione delle donne nell’economia deve essere centrale. Quasi trent’anni dopo la legge sull’imprenditoria femminile del ’92, riprendiamo, quindi, questo filo così importante e allineiamolo ai nostri tempi” conclude.


Dichiarazioni del premier Giuseppe Conte il 14 ottobre:

Proprio con riguardo all’occupazione femminile accolgo senz’altro l’impegno contenuto nella risoluzione di maggioranza approvata ieri in quest’Aula e assicuro che una parte significativa delle risorse” del Recovery Plan “sarà indirizzata con la massima determinazione al perseguimento di questo obiettivo“. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un passaggio del suo discorso alla Camera in vista del summit Ue di domani e dopodomani. “La debole dinamica demografica e della natalità che il Paese registra – ha rimarcato Conte – costituisce una dimensione prioritaria di intervento all’interno del Piano: intendiamo promuovere l’occupazione femminile anche tramite agevolazioni per le donne e madri lavoratrici, definire un assegno unico universale per ogni figlio a carico, in raccordo con una più organica riforma fiscale, potenziare l’accesso ai servizi per la prima infanzia favorendone in particolare il riequilibrio territoriale“.