Occupazione femminile, è l’ora di usare il pulsante antipanico

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In a year marked by crisis and uncertainty, corporate America is at a crossroads. The choices companies make today will have consequences on gender equality for decades to come.

L’incipit del rapporto annuale Women in the Workplace di McKinsey & Company e LeanIn.Org riassume in poche parole la situazione non solo delle aziende americane ma anche delle corporate di molti Paesi occidentali. Negli States ci sono sicuramente notizie positive: le donne iniziano a fare carriera. La percentuale femminile nei ruoli di vicepresidente senior è aumentata al 28% all’inizio del 2020 dal 23% nel 2015, secondo il rapporto. Non solo. La quota di donne in C-suite è aumentata al 21% dal 17% nello stesso periodo.

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Non tutto va nel verso giusto ancora. Se è vero che le donne hanno fatto progressi nel mondo del lavoro, resta il fatto che “la prima promozione” a manager, il primo gradino, è ancora un grosso ostacolo. Secondo il rapporto per ogni 100 uomini promossi a manager, solo 85 donne sono state promosse.

Il 2020 rischia di essere, causa pandemia, l’inizio di un’involuzione per la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e per le loro professioni. La pandemia, infatti, rischia di minacciare i progressi raggiunti negli ultimi anni: 1 donna su 4 sta valutando la possibilità mettere da parte la propria carriera o di abbandonare completamente il lavoro. “Se avessimo un pulsante antipanico, lo useremmo“, ha commentato Sheryl Sandberg, chief operating officer di Facebook e co-fondatrice di LeanIn.Org.

Già un pulsante antipanico per non rischiare di prendere decisioni sulle necessità quotidiane del momento. Decisioni che poi avrebbero, per la vita delle donne e per l’economia dei Paese, ripercussioni a  lungo termine. Nel rapporto, infatti, viene sottolineato che qualora questa evenienza si avverasse, potrebbe comportare una perdita di guadagni potenziale annua stimata di 180 miliardi di dollari, ha osservato Lareina Yee, responsabile della diversità e dell’inclusione per McKinsey.

Per altro a pensare di abbandonare il lavoro sono per la maggior parte proprio donne che ricoprono ruoli aziendali più elevati, perché subiscono maggiormente la pressione di dover lavorare più delle loro controparti maschili e il rapporto sottolinea come il burnout sia per loro un rischio reale. Naturalmente il rischio aumenta per coloro che sono madri e che più probabilità di essere coloro che in casa si assumono la maggior parte dei lavori di cura.

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E in Italia?

La fotografia statunitense non è dissimile a quella del nostro Paese, anche se da noi resta ben più arduo fare carriera e la recessione seguita alla pandemia rischia di far fare ulteriori passi indietro alle donne in carriera. Ma il vero rischio è quello di una “recessione” dell’occupazione femminile, che in Italia resta sotto al 50%. Schiacciare il bottone antipanico, come dice Sandberg, servirebbe a poco nel nostro Paese. In questo momento è necessario mettere in pratica misure strutturate e complessive che possano creare le condizioni perché quella percentuale non cali ulteriormente. E che creino allo stesso tempo le condizioni per un aumento delle donne impiegate nel prossimo futuro. L’occasione concreta è quella del Recovery Fund. Cerchiamo di non perderla.