Lavoro dopo la laurea: dipendente o indipendente?

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Photo by Chichi Onyekanne on Unsplash

In Italia, l’occupazione indipendente è una parte rilevante dell’occupazione totale. Un occupato su cinque lavora in proprio; uno su quattro se si considerano i soli laureati. Nei dati Eurostat 2019 le percentuali sono rispettivamente 21% e 24%. Sia che si tratti di genuino spirito imprenditoriale, sia che si tratti di una scelta di ripiego per mancanza di alternative, l’Italia risulta prima in Europa per quota di lavoratori indipendenti sul totale degli occupati con titolo di studio terziario, e questo vale per entrambi i generi (Figure 1 e 2).

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I dati disaggregati per sesso evidenziano però una presenza femminile ancora minoritaria nell’occupazione indipendente (45% in Italia; 41% in Europa), a fronte di una prevalenza ormai consolidata nel lavoro subordinato, dove le donne sono maggioranza assoluta tra i dipendenti con laurea (59% in Italia e 54% in Europa).

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La posizione professionale indipendente è meno “adatta” alle laureate del lavoro subordinato?

Una recente pubblicazione dell’OECD, The Missing Entrepreneurs 2019, elenca le numerose difficoltà dell’attività imprenditoriale per le donne, ma ne sottolinea anche le potenzialità nel contesto di cambiamento tecnologico attuale.

Prof, ho quasi finito anche la laurea magistrale e ancora non ho deciso cosa voglio fare … Mi sembra che tra occupazione dipendente e indipendente i pro e i contro si equivalgano …

Quindi l’eventuale errore di scelta non sarà grosso …

Anche i dati Eurostat (2017) confermano che desiderare di cambiare la propria posizione professionale (da dipendente a indipendente e viceversa) non è un fatto insolito, e vale per entrambe le condizioni. In Europa, per la componente maschile, non c’è differenza tra le due posizioni: sono l’11% sia i laureati che lavorano in proprio e preferirebbero diventare occupati dipendenti, sia coloro che vorrebbero fare il percorso inverso. Per la componente femminile invece la differenza c’è, ed è piuttosto significativa: il 16% preferirebbe il lavoro dipendente, e solo la metà (8%) preferirebbe la posizione indipendente.

In Italia la differenza è marcata per entrambi i generi: il 21% dei maschi laureati che lavorano in proprio  preferirebbe diventare occupato dipendente, contro il 12% di coloro che preferirebbero fare il percorso inverso. Ma la differenza emerge in modo ancor più evidente per la componente femminile: le laureate che lavorano in proprio e preferirebbero diventare occupate dipendenti sono quasi il quadruplo rispetto alle laureate che lavorano come dipendenti e preferirebbero mettersi in proprio (33% contro 9%).

Questi dati rafforzano l’ipotesi che la scelta imprenditoriale della componente femminile sia più spinta dalla discriminazione nel lavoro dipendente che attratta da preferenze genuine per la posizione professionale indipendente, e sostengono l’interpretazione che la speranza di sottrarsi agli stereotipi dei datori di lavoro, mettendosi in proprio, si scontri poi con la realtà di stereotipi altrettanto pervasivi di cui sono inconsapevoli portatori i clienti e i finanziatori, rendendo per alcune di loro auspicabile il ritorno alla posizione professionale subordinata.