Startup, innovazione e rientro dei cervelli

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Photo by Mantas Hesthaven on Unsplash

I numeri degli italiani che lavorano e vivono all’estero continuano a crescere, esacerbando il problema della cosiddetta fuga dei cervelli. Ma il trend non è irreversibile, secondo Riccardo Chiarelli, ingegnere nucleare e imprenditore che, dopo 15 anni all’estero, si sta trasferendo da Londra a Milano, portando con se la sede di Mela Works, la sua startup.

Nel 2018, dei circa 117,000 italiani emigrati oltre confine, 29,000 possedevano una laurea, secondo dati dell’Istat. Anche al netto dei rimpatri, il bilancio rimane marcatamente negativo, ma il numero di chi rientra in Italia, pur lentamente, continua a crescere.

5q7awnhk_400x400Ci sono buone ragioni per essere ottimisti. “Il settore industriale italiano è molto competitivo […] c’è un tessuto industriale di medie, piccole aziende, o anche grandi aziende, che sono all’avanguardia a livello globale,” dice Chiarelli. Ha senso creare startup innovative in Italia che creino un circolo virtuoso e mantengano questa competitività. Come attirare talento e capacità imprenditoriali di chi, come Chiarelli, ha costruito una carriera all’estero?

Le agevolazioni fiscali offerte a chi rientra in Italia giocano un ruolo importante ma l’incentivo maggiore viene dalla convinzione di poter fare impresa – incluso lo snellimento della burocrazia. Le agevolazioni previste dal programma Startup innovative aiutano ma la differenza con altri paesi rimane. Chiarelli nota come per aprire Mela Works, a Londra, siano bastati il suo laptop, 20 minuti e 13 sterline. In Italia, la semplice necessità di coinvolgere la figura del notaio rende la procedura molto più complessa anche solo dal punto di vista logistico – cosa non banale soprattutto nel corso di una pandemia.

L’accesso ad investimenti adeguati è un altro fattore rilevante e da sempre un punto dolente per l’innovazione e la crescita economica italiane. Anche qui, però, si intravede un possibile cambio di marcia con un numero record di operazioni e investimenti venture capital nel 2019 – 148 e 597 milioni di euro, rispettivamente – secondo dati di Venture Capital Monitor e come riportato da Il Sole 24 Ore.

Per Mela Works, la decisione di rientrare, infatti, si è consolidata dopo l’investimento di 1,5 milioni di euro, a maggio, dalla base italiana del fondo 360 Capital.

Per facilitare l’imprenditoria, tra le aree che richiedono attenzione ci sono i contratti di lavoro, ancora “troppo rigidi” per le necessità di una startup, dice Chiarelli, e la preparazione tecnica fornita dall’università che, nonostante sia generalmente “ottima e ad un prezzo, paragonato al Regno Unito o gli Stati Uniti, trascurabile”, non sempre tiene il passo con le ultime innovazioni.

smartcity-5556Per esempio, Mela Works è un’applicazione che facilita la comunicazione e la trasmissione di reports da cantieri e impianti industriali e che si basa su piattaforme ‘cloud’ (applica, in sostanza, il concetto dello ‘smart working’ anche a luoghi ed attività che tradizionalmente si affidano a procedure burocratiche e tecnologie meno agili). L’app usa linguaggi di programmazione all’avanguardia e, dice Chiarelli, non è facile trovare in Italia persone esperte o semplicemente a conoscenza di questi linguaggi.

C’è ancora strada da fare. Ma nonostante gli ostacoli, una startup dal futuro brillante ha scelto Milano piuttosto che Londra.