“She Will” e “Libera-mente”, le novità del Welfare di Progetto Quid

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È un Natale speciale questo 2019 per Progetto Quid. Porta in dono due nuovi progetti (in realtà uno dei quali era già partito un po’ di tempo fa) che rappresentano un ulteriore concretizzazione della mission sociale che la cooperativa si è data sei anni fa, quando ha mosso i primi passi nel mondo della moda etica.

Valori quali sostegno e aiuto reciproco. Supporti come l’ascolto e la valorizzazione delle relazioni sul posto di lavoro. Possono essere belle idee cui aspirare, un modello ideale, ma il più delle volte restano solo su carta. Il team di Progetto Quid, invece, si è messo a lavorare sodo. Ha messo a punto un sistema dove sono le persone a fare la differenza perché non si trincerano dietro i “Non posso”, “Non è possibile”, “Non si può”, “Vedremo”. E provano a risolvere i problemi quotidiani come portare il bambino dal pediatra o aiutare a sbrigare la pratica per rinnovare il permesso di soggiorno, che possono sembrare una routine quotidiana, ma talvolta possono trasformarsi in ostacoli di notevole difficoltà.

Libera-mente” è un programma di welfare interno a Progetto Quid. Nasce grazie al supporto di fondazioni italiane e internazionali, come Fondazione CariVerona, che con IMPACTA ha sostenuto la creazione di una rete di organizzazioni locali che supportano l’azione di Progetto Quid, la Stavros Niarchos Foundation, Fondazione Costa Crociere e Fondazione Vismara. Il programma si regge su tre “colonne”, tre donne giovani, tre collaboratrici che in parallelo mandano avanti in proprio altre organizzazioni perché in un’ottica di rete l’obiettivo è stato quello di puntare a fare un lavoro virtuoso. C’è una psicologa che segue la parte di benessere emotivo e segue la formazione con team building, nell’ottica dell’empowerment femminile e di logiche di sostenibilità economica, produttiva e di coordinamento. C’è, inoltre, una persona che si occupa di supporto informatico per fornire aiuto nell’utilizzo del computer per rendere più autonomi e capaci i responsabili di produzione. Infine, un terzo aiuto arriva da una “welfare officer” che si occupa di stipendi, sussidi, assegni di disoccupazione e altre pratiche burocratiche.

egla2_carcereE non è poco se si pensa che in Progetto Quid lavorano attualmente 128 persone, dando vita ad una realtà grande che potrebbe essere paragonabile ad una piccola-media impresa. Non solo. Qui convivono gomito a gomito per tante ore al giorno persone – per la maggior parte donne – di diversa nazionalità (ne sono presenti ben quindici!) appartenenti a tre generazioni differenti: la più giovane ha 19 anni, la più anziana 67 anni. Gestire le dinamiche rappresenta uno sforzo in più, ma è certamente un investimento sulle risorse umane che alla lunga può garantire un risultato.

«La nostra è una cooperativa sociale che grazie a un brand di moda sostenibile si impegna concretamente nel reinserimento lavorativo di categorie a rischio di esclusione sul mercato del lavoro, in primis le donne perché trasversalmente discriminate, situazioni di fragilità lavorativa come vittime di tratta o di violenza domestica o categorie protette, come invalide o ex tossicodipendenti o ex detenute – spiega Valeria Valotto, vicepresidente di Progetto Quid –  questa è stata sempre la nostra missione. I nostri capi nascono da eccedenze di produzione. Ci riproponiamo di trasformare i limiti del sistema moda e del mondo del lavoro in punti di partenza per un modello più sostenibile e inclusivo. Ci troviamo a sei anni dalla nascita di Progetto Quid, che se da un lato sono pochi, dall’altro sono anche tanti perché si cambia e si cresce: basti pensare al fatto che molte persone, tra le prime che abbiamo assunto, oggi stanno diventando coordinatrici».

Crescere per Progetto Quid non significa soltanto aumentare la quantità di dipendenti e il fatturato, i numeri delle collaborazioni e dei progetti, ma anche migliorare la qualità della vita dei dipendenti all’interno della struttura, in un’ottica di ispirazione olivettiana.

“Libera-mente”, che è partito a febbraio dell’anno scorso, ha segnato un momento di passaggio cruciale. «Abbiamo anche una complessità importante che ci richiede di sviluppare strumenti ad hoc nella sua gestione quotidiana – aggiunge – stiamo investendo in un sistema di welfare interno con l’idea di poter offrire a chi collabora con noi dei “ponti” e dei supporti per accedere a tutti quei servizi, sussidi e diritti che non sono di semplice accesso per ragioni di barriere linguistiche o di barriere burocratiche, o più semplicemente per mancanza di tempo perché spesso si tratta di donne sole, oberate dai compiti di cura, e spesso in questi casi la donna rinuncia al lavoro».

E così «Se una nostra collaboratrice ha una necessità specifica – precisa Valotto – contatta la nostra “welfare officer” che raccoglie le richieste nei momenti indicati (ad esempio essere accompagnati ad una visita medica) in un pomeriggio di back office le elabora e le evade».

I vantaggi di questo sistema? Un ambiente di lavoro accogliente e la serenità di sapere di poter contare su qualcuno sono una preziosa ancora di salvataggio per le collaboratrici. E per l’azienda? «I benefici per un’attività come la nostra sono innanzitutto la concretizzazione della missione che vogliamo realizzare – osserva – aiutando e sostenendo le nostre collaboratrici nella vita di tutti i giorni. Ciò, inoltre, favorisce la produttività perché crea fiducia e sostiene le relazioni, permettendo di risolvere quei problemi che nascono inevitabilmente sul luogo di lavoro. Sicuramente ci sono vantaggi per l’individuo e per l’organizzazione. Alcuni studi dimostrano che dopo attività di formazione e di team building, la produttività aumenta di circa il 30% in media».

Ed è proprio sulla formazione che si costruisce la nuova azione, il dono di questo Natale 2019, “She Will”, arriva in un clima di fermento e con lo sguardo sempre proteso in avanti. «All’interno di “Libera-mente” è nato uno spin-off, un programma di leadership inclusiva dal nome “She Will” – prosegue Valotto – che andrà a coinvolgere le coordinatrici, otto persone che coordinano diverse aree in produzione, la parte dell’azienda dove è più alta la concentrazione di “diversità”, sia culturale e linguistica che generazionale e dove si realizza ogni giorno l’obiettivo della nostra missione. “She Will” si avvale anche del contributo delle tre figure chiave di “Libera-mente”. Abbiamo l’ambizione di creare un modello che rappresenti un unicum nel terzo settore, un ambito dove spesso gli educatori diventano manager, mentre noi puntiamo a far acquisire competenze educative a chi svolge il ruolo di manager. È una sfida importante per noi».

«Il programma formativo per le referenti e le coordinatrici punta a costruire il loro ruolo a partire dai valori di Quid – commenta la formatrice Marica Martini – faremo insieme delle riflessioni sullo stile di leadership personale e come modularlo a seconda delle situazioni, sulla capacità di motivare i collaboratori, sulla modalità di dare feedback e quindi riscontri rispetto al comportamento per poter migliorare e accompagnare i collaboratori verso il miglioramento. Sarà una formazione esperienziale dove ciascuna porterà i propri casi e le situazioni più difficili incontrate in modo tale da costruire anche un’alleanza di gruppo tra le referenti/coordinatrici stesse che potranno essere d’aiuto reciproco nella quotidianità».