Uccise la moglie 5 anni fa, annullata la condanna. Si va verso lo sconto di pena

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“Nessuna condanna potrà far tornare mia figlia ma io voglio giustizia per lei e per i miei 4 nipoti. Combatto per loro”. Rosetta Origlia è la mamma di Mary Cirillo, la donna di 31 anni uccisa dal marito il 18 agosto 2014 a Monasterace (Reggio Calabria). A trovare il cadavere la figlia di 10 anni. L’omicida, Giuseppe Pilato, a novembre 2016 è stato condannato in primo grado all’ergastolo, pena ridotta a 26 anni due anni dopo in secondo grado. Pilato è stato dichiarato capace di intendere e di volere ma è stata esclusa la premeditazione, movente: la gelosia. Assolto dai reati di violenza sessuale pluriaggravata e detenzione illegale di arma, riconosciute le attenuanti generiche. Poi lo scorso 11 dicembre la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza, accogliendo il ricorso della difesa sulla mancata riduzione della pena, conseguente alla scelta del rito abbreviato. Il che significa: sconto di un terzo della pena. Spetterà alla Corte di Assise di Messina stabilire il nuovo trattamento sanzionatorio.
“Tutti i giorni uccidono le donne perché non ci sono le leggi giuste, per 4 anni l’assassino di mia figlia ha negato l’omicidio, poi ha ammesso la sua colpevolezza. L’ergastolo si è trasformato in 26 anni e ora i benefici del rito abbreviato. Noi vogliamo giustizia, questa non è giustizia”, ci spiega Rosetta, che tre mesi fa ha perso il marito per una fatalità, una caduta dalle scale. “Un altro dolore grande dopo la morte di Mary, anche per i ragazzi. Noi per loro non siamo solo i nonni, siamo mamma e papà”.
“Io voglio dire a tutte le ragazze: aprite gli occhi. A mia figlia dicevo: Mary, un giorno ti uccide. Lei mi rispondeva: non mi farà mai del male, sono la mamma dei suoi figli”, racconta Rosetta. E invece quel giorno, “quel maledetto 18 agosto” è arrivato. Mary è dai suoi genitori con i due bimbi di 2 e 5 anni, prende la macchina e con il piccolo va a casa a Monasterace. Da un anno il marito non vive più lì, le carte per la separazione sono pronte. Ma lui entra in casa, prende la pistola e la uccide. Porta il bimbo dai nonni paterni a Riace, dove in quel momento ci sono le due figlie maggiori e scappa. La bimba più grande va da sola a cercare la mamma: la trova in una pozza di sangue. Pilato tornerà dopo 5 giorni. Ma senza alcuna confessione, che arriva solo a giugno 2018.

“Lui la seguiva, le guardava il cellulare, non avrebbe mai accettato la separazione, lei dopo 10 anni di soprusi voleva lasciarlo”, continua la mamma di Mary. I bambini sono sempre stati con i nonni, la gente del paese e non solo ha fatto una raccolta fondi versando i soldi in un conto corrente aperto per i figli di Mary. Vicini, amici, conoscenti, persone sconosciute hanno portato vestiti, viveri. La Regione li aiuta economicamente. Ora la maggiore S. ha 15 anni, ne compirà 16 a febbraio. “Dopo la morte del nonno sono tornati gli attacchi di panico”, dice la nonna. La sorella M. ha 14 anni, i maschietti 10 e 7 anni. “Da due anni i bimbi più piccoli vedono i nonni paterni, le due grandi non vogliono. Prima gli incontri erano tutelati , ora sono liberi”. Rosetta ha due figli che vivono in Germania: “in Calabria purtroppo non c’è lavoro”, ci racconta. Ma lei non è sola, ha tanti amici e i suoi 4 nipoti che le danno “la forza per andare avanti, altrimenti sarei nel buio più totale”.