Biofficina Toscana, creare una bellezza che sia sostenibile anche per l’ambiente

Foto IPP/Stucchi - Milano 16 Maggio 2019 - Convegno Un'Impresa Da Donne

Foto IPP/Stucchi

Vicino a Massa Rosa, in provincia di Lucca, Elena coltiva l’eucalipto. Dai suoi campi, laggiù in fondo, si vede il mare. E dalla costa della Toscana del Nord parte del suo raccolto viaggia per gli Stati Uniti dove diventerà un bouquet di fiori. Irene, invece, coltiva olivello spinoso e melograno, più giù vicino a Bibbona in provincia di Livorno. L’olivello viene potato una volta all’anno invece che ogni 6 mesi, così, dice Irene, riposa di più. Nel campo accanto Rita ha una coltivazione biodinamica di peperoncino. Da loro non si vede il mare, ma quando spira il vento dalla costa ne arriva il profumo.
Nascono qui, fra terra, mare e colline, i principi attivi di Biofficina Toscana,
che sanno di storia e scelte di vita. Come le scelte che hanno fatto Eva Casagli e
Claudia Lami, le fondatrici dell’azienda di cosmetica conosciuta da chi preferisce prodotti che rispondano a caratteristiche di sostenibilità ambientale.

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Era il 2009 quando Eva e Claudia si sono conosciute. Allora il settore in Italia era agli albori e «la vendita avveniva prevalentemente online, le certificazioni dovevano ancora essere regolamentate, mentre all’estero, per esempio in Germania, il mercato era già piuttosto sviluppato», come ricorda Casagli. E il primo incontro tra le due donne è avvenuto proprio online, su forum specialistici. Lami stava compiendo ricerche per la sua tesi di laurea in scienze ambientali, mentre Casagli, anche lei ricercatrice ma in ambito umanistico, stava cambiando i propri gesti quotidiani per rispettare l’ambiente e la natura. Una comunanza di interessi che ha portato a un’amicizia prima e a un progetto imprenditoriale poi, che prima di diventare un business plan è stato un’officina, un laboratorio.

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Un luogo in cui immergere le mani negli ingredienti alla ricerca di qualcosa che va al di là della formula racchiusa nel cosiddetto inci, la carta di identità del cosmetico. Cosa cercavano? «Se fino ad oggi la cosmesi naturale si è distinta facendo leva sui senza (senza parabeni, senza siliconi eccetera), è il momento di cominciare a mettere in risalto i con: quello che davvero compone i prodotti». Lami si riferisce all’intero sistema di produzione, che deve rispettare parametri tutt’oggi non del tutto regolamentati dai sistemi di certificazione. Per esempio l’assenza di solventi chimici nel prodotto finale come nell’intero processo di sintesi, la realizzazione di un packaging di facile smaltimento, la scelta di materie prime di provenienza biologica/biodinamica.

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Da qui nasce l’idea di creare Biofficina Toscana: la linea di prodotti che le due imprenditrici desideravano e rispondeva ai loro personali requisiti di coerenza e sostenibilità, ma che non trovavano sul territorio. Una volta visualizzata l’idea, hanno intrapreso la strada della formazione imprenditoriale: corsi alla camera di commercio, analisi della fattibilità, potenzialità di sviluppo. Per un anno hanno studiato se e come realizzare il progetto, ricevendo una spinta definitiva da un finanziamento a tasso agevolato rivolto all’imprenditoria giovanile, femminile e a progetti a basso impatto ambientale, voluto da Fidi Toscana, organizzazione regionale.


La storia di Eva Casagli e Claudia Lami è raccontata nell’ebook “Un’impresa da donne”, realizzato in partnership con Istituto Oikos, scaricabile gratuitamente cliccando sulla copertina qui di seguito.

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