Il matrimonio è una variabile importante nella spiegazione del gender pay gap perché i suoi effetti sulla carriera e sulle retribuzioni sono molto diversi per i due sessi. Ce lo dicono i numeri. Prendiamo, ad esempio, il grafico qui di seguito, che rappresenta la retribuzione in dollari degli individui per anno d’età, disaggregata per sesso e stato civile. Basta uno sguardo al grafico per constatare che gli uomini sposati hanno redditi ben più consistenti delle altre tre categorie (uomini single, donne single e donne sposate). Se la retribuzione premia la produttività, perché gli uomini sposati sono così tanto più produttivi dei single? Quali sono le caratteristiche produttive degli uomini sposati che gli scapoli non possiedono? Perché il profilo salariale dei maschi single è così piatto rispetto a quello degli uomini sposati?
Figura 1 – Redditi da lavoro dipendente di persone diplomate e laureate per sesso e stato civile. USA 2016. (Immagine tratta da Guillaume Vandenbroucke 2018)[1].
Fonte: www.ipums.org.
Nel grafico, le linee continue in blu e in rosa si sovrappongono, indicando che tra le persone che non si sono mai sposate c’è ben poca differenza di genere nella retribuzione. Anche le due linee in rosa (quella continua e quella tratteggiata) si discostano solo di poco, indicando che la differenza di retribuzione tra donne sposate e donne single è molto piccola rispetto alla evidente dominanza salariale degli uomini sposati (linea blu tratteggiata) sugli altri tre gruppi.
Questi dati si riferiscono agli Stati Uniti, ma la situazione nel nostro Paese non è mediamente molto diversa. Una ricerca internazionale (Solomon Polachek 2008), aggiornata di recente (2017), mostra che in Italia le donne single hanno una retribuzione media annua di poco superiore agli uomini single (22.022 contro 21.763 in dollari US), mentre per le persone sposate il divario è a favore degli uomini, ed è ben consistente (28.483 contro 23.496). Ma anche nel nostro Paese il differenziale più elevato è dato dal premio salariale per gli uomini sposati: i 21.763 dollari dei single diventano 28.483 per i coniugati di genere maschile.
L’autore della ricerca, Solomon Polachek, individua nella divisione del lavoro tra coniugi e nella specializzazione che si determina a seguito del matrimonio la principale causa dell’incremento del GPG tra le persone sposate rispetto ai single. Dopo il matrimonio, la separazione degli ambiti di competenza dei coniugi permette agli uomini di aumentare sia il tempo dedicato al lavoro retribuito sia l’investimento in capitale umano specifico, mentre le donne sembrano perdere parte del vantaggio competitivo accumulato durante il percorso formativo, quando erano ancora nubili, perché dopo il matrimonio investono una parte consistente del loro tempo e della loro energia nel lavoro familiare. Quando diventano mogli e madri, il tempo e l’impegno che le donne dedicano al lavoro per il mercato si riducono marcatamente, e le competenze specifiche che acquisiscono specializzandosi nella produzione domestica sono in generale poco remunerate dal mercato[2].
Inoltre, la divisione dei compiti, che rende possibile per i mariti concentrarsi sul lavoro e sulla carriera, rafforza il ruolo maschile di principale responsabile del sostegno economico della famiglia, che rende gli uomini più stabili e affidabili, e più disponibili a lavorare sodo, aumentando così la loro produttività. E’ stato anche sottolineato che gli stereotipi e le norme sociali rafforzano le scelte degli uomini sposati di farsi carico di maggior lavoro e maggiori responsabilità professionali dopo la formazione del nucleo famigliare. Ne consegue che il matrimonio (e soprattutto la paternità) funzionano anche come segnale di produttività per i datori di lavoro, che consapevolmente o inconsapevolmente tendono a favorire i padri nelle promozioni e nella retribuzione rispetto ai single di pari produttività (Claire Etaugh and Joann Malstrom 1981).
E’ evidente che i single, uomini o donne che siano, finché restano tali non possono adottare la stessa divisione del lavoro dei loro simili coniugati, quindi il loro reddito resta più basso di quello degli uomini sposati a qualunque età.
Prof, ma quel grafico ci dice che basta che un quarantenne single decida di sposarsi per vedere il suo reddito raddoppiare?
No, ci dice che se un quarantenne single non raddoppia il suo reddito ha poche probabilità di sposarsi …
L’atto del matrimonio, in quanto tale, non aumenta direttamente la produttività degli uomini sposati; quindi il premio salariale osservato nella figura 1 può riflettere un mero effetto di selezione, che si produce nel caso in cui gli uomini sposati abbiano caratteristiche diverse da quelle dei single. Se le scelte dei datori di lavoro e delle donne che prendono marito coincidono, le caratteristiche premiate dal mercato del lavoro aumentano anche la probabilità di sposarsi di coloro che le possiedono. Lo provano Volker Ludwig e Josef Brüderl (2018) analizzando le retribuzioni orarie (invece di quelle annuali) e dimostrando che gli uomini con salari più elevati si sposano con frequenza maggiore. Quindi, se da un lato è vero che gli uomini cambiano il loro atteggiamento nei confronti del lavoro dopo il matrimonio (lavorando per più tempo e con maggior impegno), è anche dimostrato che sono proprio gli uomini più motivati e affidabili dal punto di vista lavorativo già prima del matrimonio che hanno la maggiore probabilità di sposarsi.
Tenendo conto di questi effetti di selezione, e a parità di ore lavorate e di capitale umano, il premio salariale per i mariti si riduce sostanzialmente. Una meta-analisi di 661 stime condotta recentemente da Megan de Linde Leonard e T.D. Stanley (2015) quantifica il premio per il matrimonio dal 9% al 13%, e ne attribuisce la causa al fatto che gli uomini sposati sono più affidabili (stabili e motivati), e/o percepiti dai datori di lavoro come tali, rispetto ai single.
[1] – Sono incluse solo le persone con titolo di studio almeno pari al diploma.
[2] – A torto, dice Riccarda Zezza,