
«Ho lavorato per sei anni in un’azienda a tempo pieno e con dedizione. Ho costruito una carriera ma poi sono diventata mamma e tutto si è sgretolato. Ero felice di essere madre ma d’altra parte avevo anche molte paure, mi chiedevo se sarei riuscita a gestire tutto». Quella di Giorgia Camillo, oggi impiegata di Capgemini, è una paura che tutte le mamme lavoratrici prima o poi si trovano a sperimentare. Nelle sue esperienze lavorative passate ha provato il timore di non essere più vista come risorsa, ma solo come soggetto portatore di bisogni: quella sensazione di disagio e frustrazione che spinge molte lavoratrici come Camillo, ad abbandonare il proprio lavoro e ad accantonare sogni e ambizioni per fare fronte al nuovo ruolo.
Un progetto può cambiare il mondo del lavoro
Riprendere il proprio posto di lavoro dopo una gravidanza non è facile né scontato. Secondo il rapporto pubblicato nel 2024 dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), il 39,6% delle donne senza figli tra i 18 e i 49 anni considera la maternità un ostacolo alla permanenza o all’ingresso nel mercato del lavoro, contro solo il 27,4 % degli uomini. Nelle fasce d’età più basse, la preoccupazione aumenta: una donna su due, di età compresa tra i 18 e i 24 anni, pensa che diventare madri sia uno svantaggio per lavoro e carriera. Questa percezione è confermata dai dati. Secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, nel 2024 le risoluzioni consensuali in Italia sono state in tutto 60.756. Di queste, ben 42.237 (circa il 70%) hanno riguardato donne.
Aiutare le mamme a rientrare nel mondo del lavoro dopo la gravidanza. E’ questa la missione del progetto “Includere per crescere” del consorzio di aziende ELIS, impresa non profit che raccoglie oltre 130 soggetti, tra grandi gruppi, piccole e medie imprese, università e altri enti pubblici e privati. Nella pratica, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di creare un contesto in cui lavoratrici e aziende possano incontrarsi senza pregiudizi basati su età e numero di figli, dove ad avere valore siano solo le competenze e le conoscenze delle professioniste. Ma come?
Fornire gli strumenti
Nell’ambito del progetto, che coinvolge 41 membri di ELIS, il consorzio ha aperto le candidature a una nuova edizione del Career Coaching, un percorso gratuito di 30 ore e rivolto a madri che puntano a rientrare nel mondo del lavoro o sono state finora costrette dalle circostanze a esercitare una professione di ripiego. Il corso, partito l’11 novembre scorso, prevede sessioni di formazione mattutine e online, e offrirà strumenti pratici per aumentare consapevolezza e visibilità professionale, oltre che occasioni di incontro con le aziende che aderiscono al progetto.
Nelle tre edizioni passate, i career coaching di “Includere per Crescere” hanno formato complessivamente 127 persone e hanno prodotto 457 colloqui con le aziende. Finora sono 43 le madri che hanno firmato un contratto di lavoro. “Prima di ‘Includere per Crescere’ ero sfiduciata perchè il contesto lavorativo mi aveva delusa – racconta Giorgia Camillo che ha aderito al progetto- Poi ho scelto di partecipare a questa iniziativa e ho riscoperto la mia autostima, ho capito che essere madre non è un limite”.
Una rivoluzione nel mondo del lavoro
Parallelamente, il progetto ha dato vita a percorsi di sensibilizzazione sui temi dell’inclusione, con il personale delle risorse umane delle aziende. Una serie di iniziative volte a comprendere le opportunità offerte da persone spesso a rischio di esclusione nei colloqui di selezione, e finalizzate anche a promuovere la collaborazione tra grandi aziende e imprese sociali, che si impegnano a loro volta ad assumere categorie svantaggiate. Il progetto, infatti, non si occupa solo di donne costrette a rinunciare alla carriera a causa della maternità o di altri ostacoli famigliari, ma anche di persone spesso escluse per pregiudizi sociali, come i carcerati.
Cambiare il reclutamento per combattere le discriminazioni
Oltre all’affinamento delle competenze, serve cambiare il processo di reclutamento per consentire alle madri di avere l’opportunità di rimettersi in carreggiata dopo la maternità. «Le professioniste che noi seguiamo – spiega Valeria Bonilauri, Responsabile innovazione e sviluppo ELIS- non mandano mail il proprio curriculum alle aziende che aderiscono al progetto, ma solo una lettera di presentazione in cui non viene indicata né nazionalità né età».
Il colloquio di lavoro, dunque, avviene solo sulla base delle competenze, senza conoscere altri dettagli del candidato. «Diversi recruiter – spiega Bonilauri- ci hanno detto che se avessero ricevuto il curriculum delle professioniste che poi hanno assunto, le avrebbero subito scartate».
Mai più sole
E una volta ottenuto il lavoro che succede? «Non lasciamo le professioniste madri da sole. Avviamo un’attività di monitoraggio che dura per i i sei mesi successivi all’assunzione al fine di essere essere sicuri che si garantisca una continuità lavorativa e anche per capire se abbiamo azzeccato l’accoppiamento azienda – lavoratrice» spiega Bonilauri.
Non solo reinserimento lavorativo
L’Italia è fanalino di coda nell’Unione Europea sul fronte dell’occupazione femminile con solo una donna su due che lavora, a fronte di un tasso di occupazione maschile del 70,4%. Secondo l’Istat, tra i fattori che incidono sulla bassa occupazione femminile c’è, per il 33,9%, la responsabilità di cura della famiglia. Ecco perchè è sempre più importante non solo dare la possibilità alle donne di essere reinserite nel mondo del lavoro dopo la maternità, ma anche fornire tutte quelle agevolazioni che possano aiutarle a continuare a lavorare e fare carriera anche se genitori. Di questo si occupa anche La Luna del Grano una startup innovativa che offre alle aziende soluzioni, servizi, formazione e consulenza nell’ambito del welfare aziendale, volti a supportare la maternità e la paternità in azienda.
Per fare in modo che le donne non subiscano più discriminazioni nel mondo del lavoro, è necessario cambiare il sistema e la percezione che la società ha delle madri. Gestione della complessità, capacità di pianificazione, empatia: «Diventare madre significa acquisire nuove competenze, non perderle».
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