Questa settimana segna l’inizio del terzo anno di guerra tra Russia e Ucraina. Il 24 febbraio di 2 anni fa scattò infatti l’invasione russa che poi portò a un conflitto su vasta scala. Come già successo in altre guerre, chi paga il prezzo maggiore di queste violenze sono donne, ragazze e bambini. Le donne, se da una parte sostengono il peso dell’economia, dall’altra sono anche i soggetti più esposti a violenza, disoccupazione e dipendenza dagli aiuti umanitari. Secondo le Nazioni Unite saranno infatti circa 8 milioni le donne ucraine che quest’anno avranno bisogno di assistenza umanitaria. Sul futuro dei bambini pesa invece una quotidianità precaria senza continuità a scuola.
La situazione socio-economica
In questi mesi più di 10,500 civili sono stati uccisi, tra cui 587 bambine e bambini, e quasi 20mila persone sono state ferite. Si tratta una media di 42 civili uccisi e feriti al giorno, e gli ultimi mesi sono stati particolarmente letali, fa sapere la Piattaforma delle ong umanitarie in Ucraina, un organismo di coordinamento indipendente composto da organizzazioni locali e internazionali che lavorano nel Paese fornendo assistenza umanitaria.
Solo nel 2022, il livello di povertà in Ucraina è quintuplicato passando dal 5 al 24%. Due anni di ripetuti combattimenti hanno lasciato 14,6 milioni di persone, tra cui quasi 3 milioni di bambini, nel disperato bisogno di assistenza umanitaria in tutta l’Ucraina. Quasi l’80% delle persone bisognose di aiuto necessita anche di supporto per la propria salute mentale. Gli sfollati interni sono circa 4 milioni (di cui la maggioranza sono donne) mentre più di 5,9 milioni di persone sono state costrette a fuggire nei Paesi vicini.
Le donne
A 2 anni dall’escalation del conflitto, secondo le ultime stime delle Nazioni Unite, 3.238 donne e ragazze sono state uccise e 4.872 ferite. Le previsioni per quest’anno sono cupe. Oltre 8 milioni di donne e ragazze in Ucraina necessiteranno di assistenza umanitaria nel 2024, calcola Un Women, pari al 56% di coloro che ne avranno bisogno. Le difficoltà sono su tutti i fronti: sicurezza, giustizia, lavoro, servizi sociali e altri servizi essenziali.
Le donne rappresentano tra il 56% e il 58% degli sfollati interni e hanno più probabilità degli uomini di soffrire di disoccupazione e dipendenza dagli aiuti umanitari. Il 60% delle donne anziane, stima Unfpa (il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione), non riesce a soddisfare i propri bisogni di base. Sul fronte del lavoro, è donna il 72% delle persone registrate come disoccupate. Mentre, sullo sfondo, aumentano i rischi di violenza di genere, da quella domestica a quella sessuale, fino alla tratta degli esseri umani.
Donne, bambini e i nuclei familiari con capofamiglia donna, fa sapere Un Women (l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile), sono tra le fasce della popolazione più vulnerabili, poiché spesso non dispongono di risorse e meccanismi di reazione, incontrano ostacoli nell’accesso ai servizi e sono più esposti a rischi. L’agenzia delle Nazioni Unite nel 2023 ha erogato 10,6 milioni di dollari per sostenere le donne e le organizzazioni della società civile guidate da donne a livello nazionale. I suoi servizi hanno raggiunto oltre 45mila donne e ragazze per un totale 100mila persone sostenute indirettamente nel 2023.
Al lavoro
Nonostante le difficoltà, le donne rimaste in Ucraina sono la spina dorsale dell’economia e portano su di loro il peso della cura e della ricostruzione. Attualmente, un’impresa su due nel Paese è fondata da una donna e solo nel 2023, le donne ucraine hanno guidato la creazione di oltre 10mila nuove aziende.
Le donne sono presenti anche in guerra: più di 62mila prestano servizio militare, di cui 43.479 in servizio attivo e oltre 5mila di stanza in prima linea. Il loro numero nelle forze armate ucraine è aumentato del 40% rispetto al 2021, riferisce il servizio stampa del ministero della Difesa, per un totale di 12mila presenza in più.
Emergenza scuola
Per i bambini dell’Ucraina 2 anni di guerra significano anche 2 anni di paure e di continua emergenze. A rischio, insieme alla loro vita, è pure l’istruzione. Centinaia di scuole sono state attaccate o utilizzate per scopi militari, mentre altre sono state messe a disposizione come rifugi per i civili.
“Bambine e bambini vivono una quotidianità precaria senza continuità a scuola e con la paura dei bombardamenti. Alcune scuole sono ancora aperte e funzionanti, ma solo se dotate di uno shelter antiaereo. Molte bambine, bambini e adolescenti riescono a fare lezione online ma non hanno più uno spazio sicuro dove poter studiare, socializzare e fare amicizia. In altre zone del Paese, invece, non ci sono più bambine e bambini e non c’è più un tessuto sociale”, racconta Guido Manneschi, il rappresentante di WeWorld in Ucraina. L’associazione è presente nel Paese dall’inizio del conflitto e in 2 anni di intervento ha raggiunto 230mila persone, di cui il 74% sono donne, bambine e bambini.
Per Sos Villaggi dei Bambini quella che oggi l’Ucraina sta vivendo è una vera e propria emergenza educativa. Nelle zone di frontiera, tre quarti dei genitori dichiara di non mandare i propri figli alla scuola materna e solo la metà dei bambini rifugiati è stata iscritta nelle scuole dei Paesi ospitanti per l’anno 2022-2023. Eppure “l’educazione è la chiave per far sì che i bambini e i giovani raggiungano il loro pieno potenziale. Deve essere un faro che illumina ogni fase del loro viaggio verso una vita migliore, soprattutto per i più vulnerabili”, dice dice Orso Muneghina, responsabile risposta all’emergenza e programmi internazionali di Sos Villaggi dei Bambini, che aggiunge anche: “l’educazione dà potere alle ragazze e alle giovani donne, in particolare, aumentando le loro possibilità di trovare un lavoro, di mantenersi in salute, di partecipare pienamente alla società e aumenta le possibilità dei loro figli di condurre una vita sana”.
I rischi sono anche per la salute mentale. I continui bombardamenti e le mine avranno ripercussioni sul futuro di un’intera generazione. In contesti difficili, dove l’istruzione è garantita a fatica, nasce il rischio che molti bambini e ragazzi siano soggetti a problemi legati alla salute mentale. E proprio Sos Villaggi dei Bambini pone l’accento sul legame tra istruzione e benessere psicologico: “i conflitti espongono a una dimensione di stress cronico, di paura, sottraggono il futuro alle bambine e bambini che possono avere ricadute importanti sulla qualità della loro salute mentale”, spiega Emanuele Caroppo psichiatra, psicoanalista e coordinatore del comitato scientifico di Sos Villaggi dei Bambini.
Speranza nella ripresa
“A due anni dall’inizio della guerra, la popolazione continua a vivere l’impatto di un conflitto che, ancora, non vede una possibile fine”, dice Manneschi di WeWorld.
La guerra infatti continua e la quotidianità è ben lontana dalla normalità. “I civili vivono quotidianamente sotto la minaccia di missili e granate, che continuano a colpire aree civili popolate, seminando morte e distruzione, sia nelle zone vicine alla linea del fronte che in quelle più distanti”, spiega Joanna Garbalinska, direttrice della Piattaforma delle ong umanitarie in Ucraina.
Anche se lo stato di guerra non si placa, costringendo appunto la vita a una perenne precarietà, c’è chi prova a immaginarsi un futuro per l’Ucraina. Per prime le istituzioni. La Banca Mondiale, la Commissione Europea, le Nazioni Unite e il governo ucraino stimano che il costo totale della ricostruzione e della ripresa in Ucraina sarà pari a 486 miliardi di dollari per i prossimi dieci anni. Tra la popolazione e, in particolare per il 67% degli sfollati la speranza è di tornare alla propria casa un giorno.
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