“Mamma, ma anche la nostra casa brucerà? Arriveranno i cattivi e mi porteranno via tutto, anche le macchinine?”. Edoardo Maria, 3 anni e mezzo. Mi ha fatto questa domanda dopo essere inciampato in un servizio del telegiornale sul conflitto israelo-palestinese. Crudo, come tutti i servizi di guerra sanno essere. Io, che ormai da mesi epuro ogni tipo di trasmissione e riduco ulteriormente l’uso – già minimo – della televisione, mi sono sentita stupida e superficiale. Come avevo potuto lasciar entrare quella violenza in casa all’ora di cena? Quella notte Edoardo, che di solito fa sonni tranquilli, si è svegliato tre volte, sudatissimo, continuando a ripetere: “Mamma c’è il fuoco, c’è il fuoco. Casa nostra sta bruciando”.
“Che paura la guerra!”
Come raccontiamo la guerra ai nostri bambini? Dovremmo silenziare o condividere ciò che sta accadendo? La risposta, come molte altre volte nella mia vita, è arrivata da un libro: “Che paura la guerra!”, di Barbara Franco. Il volume, parte della linea editoriale educativa QUID+ firmata da Gribaudo, del Gruppo Feltrinelli, racconta la storia emozionante di un’amicizia tra due bambini, Pietro e Viktor, così forte da superare confini, barriere e conflitti dei grandi.
Usa il linguaggio dei bambini, ma non si rivolge solo a loro. Anzi. La potenza del libro è nel supporto formativo che dà a genitori, insegnanti e care giver, grazie al coinvolgimento di esperti ed esperte. “Che paura la guerra!” infatti è stato realizzato in collaborazione con Maria Ruggi, insegnante di scuola primaria, scrittrice per bambini e autrice del sito Maestra Mary, e con Chiara Bosia, psicologa cognitivo-comportamentale, che suggerisce agli adulti consigli pratici per agire con il ruolo di allenatori emotivi, ovvero di persone che sanno ascoltare, riconoscere l’emozione e offrire delle soluzioni.
Mai dire: “Non avere paura!”
La guerra è un’enorme minaccia nei confronti di uno dei bisogni fondamentali dell’uomo a qualunque età: la sicurezza. “I bambini – spiega Chiara Bosia – sono estremamente vulnerabili. I conflitti provocano notevoli conseguenze sulla salute mentale, dalla depressione ai disturbi d’ansia fino al disturbo da stress post-traumatico, soprattutto nei più piccoli ancora in fase di sviluppo emotivo e cognitivo, quindi, non in grado di comprendere a pieno la situazione”.
Altrettanto vulnerabili sono i caregiver: “Da genitori o insegnanti ci sentiamo in dovere di saper dare le risposte giuste, ma non sempre abbiamo gli strumenti per farlo e non esistono azioni giuste o sbagliate in assoluto”, spiega l’autrice. “Se il bambino non ce lo chiede, ad esempio, non dobbiamo necessariamente parlare della guerra. Se, invece, riceviamo delle domande dirette, allora dobbiamo rispondere. E per farlo, dobbiamo anzitutto rassicurare, creare uno spazio di comprensione e condivisione delle emozioni. Guai a dire ‘non aver paura’. Perché non c’è nulla di male nel provare paura”.
A ogni età, una risposta
Il linguaggio e la profondità con cui affrontare il tema variano in base all’età e al contesto. Più i bambini sono piccoli e più è importante comunicare sul piano concreto. Il libro propone quindi iniziative pratiche, come: fare un disegno, scrivere una lettera o una poesia, donare vestiti o giocattoli. “Utilizzare strumenti alla portata di tutti come fiabe, storie, giochi e attività può essere utile per far sì che i bambini si aprano e comunichino ciò che pensano e sentono, così da poter rispondere al loro bisogno di rassicurazione, senza farli sentire soli, ascoltandoli e lasciando spazio per le loro domande, traducendo le loro emozioni”, aggiunge la Maestra Mary.
Educare alla mindfulness
Sfogliando le pagine di “Che paura la guerra!”, per altro, mi sono resa conto di come, anche in questo caso, il mezzo faccia la differenza. Il tentativo di rispondere a immagini drammatiche, infatti, passa per disegni colorati e accoglienti nonché per l’autenticità e semplicità della carta. “Abbiamo volutamente scelto di scrivere un libro e non di realizzare un cartone animato perché raccontare la guerra in formato video, seppur a misura di bambino, sarebbe stato troppo impattante. Le immagini amplificano le emozioni, specie quelle negative. La carta, invece, richiede concentrazione, silenzio, la ricerca di un luogo sicuro in cui sedersi a leggere accanto ai propri genitori o caregiver”, continua Barbara Franco.
Un aspetto su cui il libro insiste è, infine, l’utilizzo di tecniche di mindful-play per accompagnare i bambini nel riconoscimento delle loro emozioni. Si tratta di strumenti preziosissimi – anche per noi adulti – che se appresi fin da piccoli, possono aiutare a gestire situazioni anche molto complesse, identificando e verbalizzando i sentimenti (nella stessa collana rientra, infatti, anche il libro “Il superpotere della mindfulness”). Leggere diventa così un processo terapeutico, una guida per bambini e, soprattutto, per adulti. Per imparare ad affrontare insieme anche le paure più grandi.
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Titolo: “Che paura la guerra!”
Autrice: Barbara Franco
Editore: Gribaudo, collana Quid+, 2022
Prezzo: 8,90 euro
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