Siamo nel 2050 e viene alla luce Adamo, l’ultimo bambino nato in Italia
Quello che viene raccontato nel corto di Dude, commissionato da Plasmon, è un futuro senza bambini, fatto di sale parto e nidi vuoti. I genitori di Adamo raccontano la loro quotidianità, fatta di tempo speso con il loro piccolo, che non può crescere con suoi coetanei e il cui mondo è rappresentato unicamente dai suoi genitori e dalla maestra.
Maestra che fino a pochi anni prima lavorava come educatrice al nido, attorniata da tanti bambini, e che ora ha deciso di essere almeno la maestra di Adamo, con le classi vuote e i nidi chiusi.
Il cortometraggio provocatorio e toccante, che proietta lo spettatore in un Paese in cui si percepisce che nel prossimo futuro la scelta di avere un figlio rischia di diventare ancor più complicata, quasi unica, vuole accendere l’attenzione sulla necessità di supportare la genitorialità in Italia.
Non è un Paese per piccoli
In Italia nel 2021 i nuovi nati sono scesi a 400.249, un calo del 25% rispetto al dato registrato solo dieci anni prima. Ecco perché il piano Adamo si propone di raccogliere proposte concrete dal mondo delle aziende, di metterle a fattor comune in occasione della prossima edizione degli Stati Generali della Natalità in programma a maggio e condividerle, in seguito, con le istituzioni, attraverso la costruzione di una proposta di legge.
L’iniziativa, ideata da Plasmon in collaborazione con Fondazione per la Natalità, è stata presentata a Milano alla presenza della ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Maria Roccella e dell’assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano, Alessia Cappello.
Cosa caratterizza l’Italia? Un anticipato declino rispetto alla popolazione europea e un accentuato squilibrio interno che vede un’inversa direzione tra crescita di giovani (in diminuzione) e di anziani (in aumento). Ma non un minor numero di figli desiderati.
Ci dicono i dati presentati da Alessandro Rosina, demografico e docente Università Cattolica.
Un figlio è un bene collettivo
“Non siamo riusciti a passare dall’dea di un figlio come costo economico e come complicazione organizzativa per i genitori, a invece intenderlo come valore collettivo su cui tutta la società ha convenienza ad investire”
Afferma Rosina lo stesso nel documentario che viene dal futuro.C’è il desiderio di avere figli, ma non i presupposti economici e sociali per poterli avere in serenità guardando al futuro.
Ed è quanto emerge dalla ricerca “Figli: una ricchezza onerosa” commissionata da Plasmon e condotta da Community Research & Analysis sotto la direzione di Daniele Marini (Università di Padova) su un campione rappresentativo della popolazione nazionale.
Nonostante il poco rassicurante quadro economico e sociale, più di un italiano su due (57,4%) ha almeno un figlio e un terzo di loro vorrebbe avere altri bambini (34,3%). Fra quelli che non hanno figli (42,6%) invece, il 40,4% vorrebbe averne uno.
I problemi che preoccupano per il futuro
Perché gli italiani a non fanno figli? Le ragioni sono legate prevalentemente alla sfera economica (i costi) e a quella lavorativa (timori di perdere il lavoro) e organizzativa (carenza di servizi per le famiglie) indicate da più di un italiano su due (53,5%). Meno rilevanti, invece, la sfera personale (40,9%) e quella legata alla salute (36,4%).
Analizzando il dettaglio delle ragioni che rientrano nella sfera economica e lavorativa, secondo gli italiani, i costi da sostenere per mantenere i figli risultano essere la motivazione principale che spinge le persone a non fare figli (69,2%). Particolarmente degna di nota è anche la paura di perdere il lavoro o avere conseguenze professionali negative (60,2%) e la carenza di servizi per le famiglie con figli (55,1%).
Motivazioni economiche-lavorative-organizzative fra chi ha figli
Le proiezioni future? Sono preoccupanti. Se l’andamento osservato dal 2010 si confermasse anche nei prossimi anni, la decrescita sarebbe talmente importante da arrivare ad azzerare le nascite nel 2050. Da qui l’idea di Adamo, l’ultimo bambino nato.
Trend di nascite osservate e andamento tendenziale
“Per aiutare il Paese e invertire il trend della denatalità è fondamentale unire tutte le forze e fare in modo che aziende e istituzioni lavorino insieme – ha dichiarato Delialis —. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di lanciare oggi il progetto Adamo, per riuscire a mettere intorno allo stesso tavolo chi ha la possibilità di fare qualcosa di importante per il Paese”.
Il progetto Adamo vuole porre il focus su 3 aree: una a supporto dei genitori, famiglie in termini di organizzazione, aspetti economici, asili, congedi parentali, un’altra dedicata a iniziative per conciliare la vita privata con il lavoro e una terza dedicata alla formazione, con consigli anche da esperti di nutrizione, e psicologi.
Genitorialità e lavoro di cura
Presente all’evento di lancio anche Valore D, che porta la voce delle aziende e delle buone pratiche su come le organizzazioni facilitano la conciliazione famiglia-Lavoro e il rientro dei genitori nel suo posto di lavoro. “In Italia l’11 % delle donne con uno o più figli non ha mai lavorato per occuparsi della famiglia e lo scorso anno oltre 30.000 donne con figli hanno rassegnato le dimissioni, che significa una enorme dispersione dei talenti. Le aziende del nostro network stanno spostando le iniziative verso una visione del lavoro di cura più ampia in cui il concetto di genitorialità condivisa diventa centrale per lo sviluppo della cultura dell’inclusione e la parità di genere nelle organizzazioni” commenta Ulrike Sauerwald, responsabile Centro Studi Valore D
Valore D ha raccolto, in collaborazione con SNAM, oltre 200 best practices sul tema in una pubblicazione, “Genitorialità e lavoro di cura”, che racconta le iniziative messe in campo dalle organizzazioni (dalla flessibilità di organizzazione del lavoro e permessi, all’orientamento per il ritorno al lavoro con coinvolgimento dei manager, all’inserimento della figura “Care Manager” che supporta i dipendenti nelle pratiche legate al caregiving). “La condivisione tra aziende di iniziative virtuose, creative, innovative come queste crea una dinamica di emulazione molto efficace e un importante asset per attrarre talenti femminili e maschili.” sottolineaSauerwald.
Adamo rappresenta una speranza, perché i bambini sono il nostro futuro. E la nostra speranza è che questo progetto, così come altri, possano accendere l’attenzione di pubblico e privato affinché qualcosa cambi davvero nel modo di (non) supportare i genitori: dalla maternità, al rientro al lavoro (soprattutto delle mamme), alla gestione dei figli e il famoso work-life balance praticamente inesistente, ai servizi come asili e assistenza.
Noi non vorremmo un futuro senza bambini, ma quanto dobbiamo aspettare per avere delle reali e capillari iniziative politiche che tutelino tutti questi aspetti, permettendo ai genitori di avere e crescere i propri figli in serenità?
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