Francesco Casoli: “Ci vorrebbe una quota giovani per i cda delle imprese”

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Intervento di Francesco Casoli, imprenditore e presidente di Aidaf

Non scrivo queste poche righe per alimentare la polemica, ma più semplicemente per esprimere il mio pensiero su un tema che ha toccato la mia sensibilità sia come imprenditore, sia come presidente di AIDAF, l’associazione delle aziende familiari italiane, che oggi riunisce oltre 230 imprese sul territorio nazionale.

Il contenuto delle dichiarazioni di un’imprenditrice di successo, che si è espressa maldestramente ma a mio parere in modo inequivocabile, è sembrato dopo poche ore rappresentare la prassi per gli imprenditori italiani: ma se io guardo alla mia azienda e a quelle di tanti colleghi e amici, non posso che constatare – con piacere e orgoglio – che il tema di genere inteso in senso “classico” è oramai superato e anacronistico, almeno nella maggior parte delle aziende in grado di competere con successo nell’arena globale.

Ciò che veramente conta per gli imprenditori moderni è piuttosto il “genere impresa”, dove la diversità, sotto tutti i punti di vista, è un valore il cui contributo alla salvaguardia e alla crescita sostenibile dell’azienda è ritenuto fondamentale, riconosciuto e premiato.
Non si tratta però soltanto del sostegno alla leadership al femminile e la sua definitiva affermazione, di cui noi imprenditori dobbiamo occuparci con carattere di priorità e urgenza. L’altro tema, che mi sta a cuore almeno altrettanto e che va affrontato subito, è quello dell’accesso dei giovani ai ruoli e ai contesti apicali delle nostre aziende: nel loro mix di energia e talento i giovani (donne e uomini) ci sorprendono sempre per la loro capacità di dare voce e poi attuare idee innovative, di fornire punti di vista inconsueti e multipli, che aiutano l’azienda a evolvere e che rappresentano risorse essenziali, di cui sarebbe folle privarsi.

Sarebbe folle rendere difficile ai giovani l’accesso alle nostre squadre, così come sarebbe folle pensare di poter competere nel panorama internazionale evitando, per esempio, di assumere una giovane donna perché si prevede che a breve possa avere un figlio e assentarsi momentaneamente dal suo incarico.

Su questi temi AIDAF ha deciso di intraprendere un percorso di impegno, avanzando proposte concrete che diano un impulso reale all’evoluzione di cui c’è bisogno.
L’Associazione sta, per esempio, lavorando alla promozione di un disegno di legge che stabilisca le “quote giovani” nei consigli di amministrazione, così come è stato fatto con le quote rosa: la preoccupazione nasce perché, se fino a due anni fa il trend andava nella direzione di un ringiovanimento, da allora si è assistito a una forte inversione di tendenza che ha ridotto la presenza di under 40 nei sistemi di governance e leadership in 10 anni dal 16,9% all’8,7%.

L’Italia ha bisogno di una legge come questa: ne hanno bisogno i nostri giovani, le nostre donne e soprattutto le nostre imprese, per crescere e continuare ad avere successo. Le nostre imprese hanno bisogno della PASSIONE dei giovani. Sarà l’unica possibilità per tornare a competere dall’Italia nel mondo.

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