Asilo nido privato, rette salate per un servizio essenziale

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Quanti sono gli asili nido in Italia a disposizione delle famiglie? Pochi quelli pubblici e con rette salate quelli privati.

Parte da qui l’inchiesta di Altroconsumo in 350 nidi privati di 8 grandi città: Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino.

Perché scegliere il nido?

Gli asili nido, istituiti in Italia nel 1971 come “servizi sociali di interesse pubblico” e i servizi integrativi per la prima infanzia, introdotti alla fine degli anni ‘90 e caratterizzati da una maggiore flessibilità organizzativa, nascono come servizi assistenziali, con la finalità principale di supportare i genitori, le donne in particolare, nella cura dei bambini e nella partecipazione al mondo del lavoro.

Nel tempo, pur rimanendo fondamentale la funzione di conciliazione degli impegni lavorativi e di cura all’interno della famiglia, viene sempre più riconosciuto che nido e servizi integrativi hanno un’importante funzione pedagogica e una valenza positiva sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino, con benefici che si manifestano nell’arco dell’intera vita scolastica e lavorativa. La consapevolezza della funzione di stimolo alla socializzazione e all’apprendimento dei servizi per la prima infanzia a elevati standard di qualità, inizialmente limitata alla comunità scientifica e pedagogica nazionale e internazionale, si sta trasferendo in misura crescente alle famiglie, indipendentemente dalla classe socio-economica. Ad esempio, ricorrono maggiormente al nido anche le famiglie in cui almeno un genitore non lavora e che potrebbe quindi dedicarsi alla cura dei figli, a testimonianza del graduale superamento del ruolo assistenziale del servizio all’interno della nostra cultura. Tuttavia la maggior parte delle famiglie ritiene ancora secondario il ruolo dei servizi come occasione di crescita del bambino, ruolo che viene riconosciuto di più laddove più ampia e consolidata è l’offerta.

Quali sono i costi?

Ma quali sono i costi che devono affrontare le famiglie per poter offrire ai propri figli questa prima importante opportunità sociale? Poiché i posti negli asili comunali sono ancora insufficienti a soddisfare la richiesta delle famiglie, per i genitori – e soprattutto le mamme – che non vogliono o non possono rinunciare al proprio lavoro e si orientano verso i nidi privati, la risposta è scontata: costi elevati.

Secondo l’inchiesta di Altroconsumo, che ha coinvolto 350 nidi privati di 8 città italiane (Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Torino), per mandare un bambino di 18 mesi in un nido privato con la formula full time (ovvero 10 ore al giorno), si arriva fino a 620 euro al mese (inclusi pasti, pannolini e spese di iscrizione), ovvero oltre un quinto del reddito medio di una famiglia. Un prezzo salato, per un servizio così essenziale. Nel caso in cui il bambino frequentasse il nido part-time, cioè in media 5 ore, la retta mensile è in media di 480 euro che, rapportati al numero inferiore di ore, corrispondono a 4,84 euro l’ora contro i meno cari 3,13 di chi resta al nido per il tempo massimo.

Il costo è variabile nelle città prese in esame e mostra il divario tra Nord e Sud: la città più cara è Milano, quella più economica è Palermo. Dall’analisi territoriale emerge, infatti, che una famiglia di Milano, per la fascia di frequenza più ampia spende 3,84 euro all’ora, ovvero il 22% in più rispetto alla media delle altre città incluse nell’inchiesta. Bologna segue a ruota (21% in più). Nel Sud del Paese troviamo nidi meno cari: a Palermo si spendono 2,09 euro all’ora per una frequenza di 10 ore e 2,75 euro all’ora per 5 ore; a Napoli rispettivamente 2,28 e 3,20 euro all’ora. Si evince pertanto che la retta del nido, nel caso di una struttura privata, pesi sul bilancio per oltre 1/5 del reddito medio annuo di un nucleo familiare (quasi il 22%), considerando il reddito netto medio annuo di una famiglia (Istat) pari a 31.641 euro e 11 mesi di frequenza.

Dal 2016 le famiglie hanno la possibilità di chiedere il bonus asilo per il pagamento di rette per la frequenza di asili nido pubblici e privati autorizzati e di forme di assistenza domiciliare in favore di bambini con meno di tre anni affetti da gravi patologie croniche. Il premio ha un importo del buono fino a un massimo di 3.000 euro sulla base dell’ ISEE minorenni ed è corrisposto direttamente dall’INPS su domanda del genitore. Le istruzioni per la presentazione delle domande per l’anno 2022, sono contenute nella circolare INPS 14 febbraio 2020, n. 27.

Un aiuto concreto, ma non sufficiente a coprire i costi delle rette annuali dei nidi privati. E’ necessario quindi un cambio di rotta con un ampliamento dei nidi e costi delle rette maggiormente sostenibili per tutte le famiglie.

Quali sono i servizi?

Altroconsumo ha inoltre approfondito oltre ai costi anche i tempi a disposizione delle famiglie nei nidi privati, che presentano una criticità: le settimane di chiusura nei mesi estivi.

Le aperture e chiusure durante i mesi estivi sono infatti un tema di particolare interesse per i genitori che lavorano anche in questo periodo. È stato, quindi, verificato quanto esteso sia il periodo di chiusura dei vari nidi e se siano previste attività alternative o centri estivi. Dall’inchiesta emerge che luglio è coperto dalla quasi totalità delle strutture (94%). Ad agosto invece sono ben 7 nidi su 10 quelli che chiudono. Tra le città esaminate risulta che Firenze ha il maggior numero di nidi chiusi sia in luglio (20%) sia in agosto (95%). Bologna invece è la città con più strutture aperte sempre o per qualche settimana durante il mese di agosto (50% dei nidi per tutto il mese o in parte), seguita da Milano e Napoli (45% delle strutture aperte).

“I dati emersi a livello nazionale definiscono una situazione ancora lontana dal raggiungimento di un obiettivo volto a conciliare vita familiare e lavorativa per i genitori: l’evidente mancanza di posti nei nidi comunali e il costo elevato delle rette nei privati fanno sì che, specialmente le mamme, si trovino costrette a interrompere il proprio percorso professionale. Noi di Altroconsumo, da sempre al fianco dei cittadini, anche i più piccoli, al fine di garantire una maggiore tutela e supporto, ci auguriamo che l’impegno importante previsto nel PNRR e inserito nel DDL bilancio consenta ai Comuni entro il 2027 di garantire 33 posti negli asili nido ogni 100 bambini residenti tra i 3 e i 36 mesi, con costi delle rette più sostenibili. Questo con l’obiettivo di promuovere la genitorialità condivisa e anche, data la specifica situazione del nostro Paese, in cui una larga parte del lavoro di cura non retribuito pesa ancora sulle donne, per favorire maggiormente l’inserimento di queste ultime nel mondo del lavoro, facilitando la prospettiva di rientro dopo una gravidanza” commenta Federico Cavallo, Responsabile Relazioni Esterne Altroconsumo.

Secondo i dati Istat, i posti disponibili nei nidi sono ancora al di sotto dell’obiettivo fissato dal Consiglio europeo di Barcellona nel lontano 2002, ovvero un posto per almeno il 33% dei bambini entro il 2010. L’obiettivo di raggiungere quel livello è stato ora posto dal governo entro il 2026. Che sia la volta buona, per mamme e per papà.

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