Dimissioni, un giovane su due lascia il lavoro per malessere psicologico

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Una persona su due soffre di ansia e insonnia e l’80% ha sperimentato almeno un sintomo correlato al burnout. È questo lo scenario fotografato a settembre 2021 dalla ricerca BVA-Doxa sul benessere psicologico nelle aziende italiane. Una panoramica che sottolinea la precarietà delle risorse psicologiche a disposizione delle persone, dopo quasi due anni di pandemia.

Ancora una volta, sono i più giovani a dimostrare di non voler sostenere il peso di questa situazione. Addirittura, un under 34 su due lascia il lavoro per motivi legati alla propria salute psicologica.

Quello che più sorprende, tuttavia, è un trend che prescinde dall’appartenenza generazionale: un terzo dei dipendenti dichiara infatti di essersi assentato almeno una volta dal lavoro a causa di malessere emotivo. I dati sono analoghi anche al di fuori dell’Italia: un recente report promosso da Limeade evidenzia che il 40% degli americani che ha cambiato lavoro nel corso del 2021, l’ha fatto per motivi correlati al burnout. Evidenze che mettono in luce la necessità, avvertita dai più, che l’azienda si occupi attivamente del benessere mentale delle proprie persone. Tornando in Italia, è il 92% dei lavoratori, infatti, a volerlo.

Fortunatamente le nuove generazioni si dimostrano molto più attente delle precedenti al benessere psicologico, rendendo questo tema di grande rilievo per le aziende che vogliono essere competitive sul mercato”, spiega Serena Apicella, consulente organizzativa con esperienza come direttore risorse umane in aziende multinazionali. “Il Covid è stato un acceleratore di consapevolezza su moltissimi fronti. In particolare, ci ha messi di fronte alle nostre fragilità e ci ha aiutati ad apprezzare l’importanza di riappropriarci del nostro benessere. A prescindere dall’età, le persone iniziano a prendere coscienza dell’importanza di lavorare in un ambiente che lasci spazio alla realizzazione individuale favorendo così il benessere psicologico”, conclude.

Eppure, il 42% degli intervistati ritiene inefficaci le iniziative promosse dalla propria azienda per incentivare il benessere e ridurre lo stress legato al lavoro. Diventa pertanto imprescindibile comprendere le ragioni del gap tra desiderato e percepito. Dai dati BVA-Doxa emerge trasversalmente che i bisogni delle persone sono spesso sottovalutati – se non ignorati – da parte dell’azienda. Una mancanza di ascolto che comporta non solo effetti negativi sul clima organizzativo e sulla salute dei lavoratori, ma anche sulla capacità dell’impresa di attrarre e trattenere talenti.

In caso di ricerca di una nuova posizione lavorativa, il 73% delle persone dichiara infatti di preferire un’organizzazione attenta al benessere psicologico delle sue persone. Anche laddove il livello di stress attualmente percepito sul proprio lavoro sia basso. “Il lavoro da fare è ancora molto lungo. Mai come in questo momento le aziende devono investire su chi ricopre ruoli apicali per assicurarsi che chiunque gestisca persone abbia delle capacità di ascolto e una sensibilità interpersonale elevate”, continua Serena Apicella. “È imprescindibile – afferma – aiutare i manager a sviluppare doti di empatia, intelligenza emotiva e capacità di delega. Solo così sapranno creare ambienti in cui le persone possano crescere e sentirsi a proprio agio, anche nell’esprimere vissuti e difficoltà.

Per le organizzazioni, occuparsi di salute psicologica non è dunque più procrastinabile.
La sfida diventa costruire processi e implementare prassi che possano rispondere alle reali esigenze di chi sperimenta ogni giorno ansia, stress, sfinimento, distacco mentale dal proprio lavoro. Non solo è necessario l’ascolto, ma anche la tempestività. Non investire oggi nel benessere mentale dei propri dipendenti, significa non traguardare il futuro del proprio business. Quando le persone stanno bene, infatti, lavorano meglio. E quando le persone lavorano meglio, le aziende crescono.

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  • Catia Iori |

    Si condivido, il prezzo più alto viene pagato dalle giovani generazioni e dalle donne, più o meno mature

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