Progetti per l’empowerment femminile, in arrivo 25 milioni da Google

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Questa primavera 7.800 organizzazioni provenienti da 160 Paesi del mondo hanno presentato le loro idee per aggiudicarsi parte dei 25 milioni di dollari di supporto tecnico o economico di Impact Challenge for Women and Girls. Pochi giorni fa Google.org, promotore dell’iniziativa, insieme al Global Institute for Women’s Leadership del King’s College di Londra, ha pubblicato la sintesi delle tendenze riscontrate.

La buona notizia è che ci sono segnali positivi per guardare alla parità di genere con un po’ di ottimismo.

Lo sappiamo molto bene: ovunque nel mondo la situazione è triste, a tratti drammatica e sporadicamente al massimo accettabile. Nessuno di noi vivrà per conoscere l’effettiva parità di genere. Né, molto probabilmente, la vedranno i nostri figli”, tuonava il Global Gender Gap Report del 2020, stimando che per raggiungere l’equilibrio uomo/donna ci sarebbero voluti 99.5 anni. Già solo il Report successivo, causa pandemia, sposta la linea del traguardo in avanti, a 135,6 anniSe non bastasse, dai dati OCSE il costo della discriminazione di genere sull’economia globale nel 2019 raggiungeva i 6 mila miliardi di dollari. Cifra presumibilmente allargatasi negli ultimi 24 mesi. Secondo l’Oxfam International, poi, come conseguenza delle restrizioni per l’emergenza sanitaria le donne hanno perso un reddito pari a circa 800 miliardi di dollari. Quantificabile – più o meno – come la quota di PIL combinato di 98 nazioni.

Eppure, “nonostante questi ostacoli ci sono ragioni per essere ottimisti”, commentano da Impact Challenge. Le idee avanzate “dimostrano in molti modi che nel mondo le organizzazioni stanno supportando (già, ndr) l’emancipazione di donne e ragazze. Maggior investimenti in donne e ragazze non solo portano allo sviluppo economico ma aiutano anche ad affrontare sfaccettature più ampie della parità di genere”.

In sintesi estrema, le idee partecipanti a Impact Challenge, mostrano approcci simili e tendenze che si somigliano. Ma anche trend più tipici di un’area geografica o di un ambito di interesse. Chiarissimi i numeri e la situazione attuale mondiale, ma altrettanto chiaro il contributo delle organizzazioni che, lavorando sul campo, conoscono nel profondo le loro comunità di riferimento: possono avere un impatto concreto perché sanno cosa serve e, ancora meglio, cosa funziona. 

Per quanto rientra nella categoria Skill Development & Career Advancement, per esempio, si va dalla costruzione delle competenze digitali al supporto alle carriere. Aspetto questo ultimo chiave per il 30% delle idee di organizzazioni provenienti da America centrale e meridionale. In Europa e America settentrionali, i progetti che si interessano in qualche modo di imprenditorialità puntano, invece, ad accelerare gli investimenti verso società a guida femminile nel 43% dei casi con un’attenzione particolare alle minoranze. In questi due continenti è evidente anche l’interesse nella promozione di percorsi STEM rivolti alle ragazze. A partire dall’offerta diffusa di programmi specifici per i più piccoli/e e nelle zone più svantaggiate. Questa tendenza ricorda molto da vicino le attività di alcune realtà italiane – senza sapere se abbiano o meno partecipato a Impact Challenge: le iniziative di STEAMIamoci (in collaborazione con Assolombarda), o l’Associazione Il Cielo Itinerante e i suoi campi estivi di tecnologia e scienze, o ancora Bridge the gaps e il progetto HackHer, giusto per ricordarne qualcuna.

Proprio la quantità e qualità delle proposte in “competizione”, danno speranza: in molti casi si tratta di realtà già operanti, quindi molto coscienti delle specificità e vulnerabilità in cui operano. Comprendono le potenzialità dell’accesso alle tecnologie, anche per come sono esplose durante la pandemia. E puntano a sfruttarle sia per preparare alle professioni di domani che proprio nel fornire il loro supporto.

Insomma, tendenze che sembrano davvero percorrere la via della ripresa e del rilancio.

Sosteneva l’ex presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick già il 19 settembre 2011: 

Equality is not just the right thing to do. It’s smart economics. How can an economy achieve full potential if it ignores, sidelines or fails to invest in half its population? […] Empowering women to use their talents and skills can boost countries’ competitiveness and support growth —a valuable, under-used resource in an uncertain global economy1“.

La parità non è solo la cosa giusta da fare. È anche una misura economica intelligente. Come può un economia nazionale ottenere un pieno potenziale se ignora, emargina o non investe in metà della sua popolazione?”

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  • gloria |

    l’incentivazione economica a sostegno della maggior presenza femminile nelle attività lavorativa e nelle scelte del settore STEM rappresenta una buona evoluzione di tante donne che sono nel sommerso mentre hanno capacità e qualità per emergere e svolgere lavori impegnativi e delicati.Non bisogna d’altrocanto demonizzare il lavoro della casalinga che da secoli , non remunerata e il più delle volte considerata ai margini della società, integra attività dalle molteplici sfaccettature che a livello economico è molto funzionale.Oggi anche ai manager più prestigiosi oltre la conoscenza e il settore STEM viene richiesta una formazione umanistica.

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