Lavoro, per ripartire (e cambiare) dobbiamo guardare avanti

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Photo by Andrea Piacquadio from Pexels

Che lavoro sarà quello del post pandemia? E ci sarà un lavoro? Le domande che riguardano il futuro dell’occupazione sono centrali in un momento in cui, con l’arrivo dei vaccini anti-Covid, proviamo a guardare con fiducia la luce in fondo al tunnel. Gli ultimi dati in Italia sono quelli di Istat che fotografano la situazione a novembre 2020, con un aumento degli occupati ma anche degli inattivi, un segnale che testimonia quanto sia difficile, per molti, il percorso di ricerca di un impiego. Al di là dei numeri mesi per mesi, non ci sono dubbi sul fatto che il bilancio di un anno di crisi è pesante e che a pagare il prezzo più alto sono le donne e i giovani.

Ma quello che vogliamo fare è proprio guardarla, quella luce in fondo al tunnel. E allora, puntiamo a vincere le sfide che ci presenta l’anno che si è appena aperto, dallo smart working alle competenze digitali, all’antifragilità, di cui si parla sempre di più. E ricordiamo che il ruolo delle donne è un tassello decisivo.

Smart working, un’occasione che rischiamo di perdere

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Photo by Tatiana Syrikova from Pexels

Se pensiamo al lavoro nel 2020 non possiamo non pensare allo smart working (o al telelavoro) che, in emergenza, è diventato la nuova normalità per molti. In realtà, siamo di fronte a un’emergenza che si prolunga e un lavoro a distanza a cui ci stiamo adattando senza porci abbastanza domande. Se in primavera lo smart working ci ha salvato e per molti ha rappresentato una vera scoperta, è arrivato il momento di allargare lo sguardo, guardarlo nel suo complesso e capire dove intervenire. Perché quella di un lavoro che deve essere più agile è una sfida che non possiamo permetterci di perdere, ma che deve essere regolata e strutturata, sia dal punto di vista del singolo che da quello delle regole a partire, per esempio, da quella della disconnessione.
Ripartenza, è il momento di ‘sfruttare’ le donne

Photo by Miguel Bruna on Unsplash

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Rimettere in moto le energie femminili è un modo concreto per costruire la ripresa, a cominciare da quella del lavoro. Significa investire, cambiare mentalità e pensiero, mettere in campo azioni strutturali per sostenere la parità di genere e l’autonomia delle donne, dal lavoro alla famiglia alle scelte di maternità, alle possibilità di leadership. Perché pari occupazione, pari salari e pari opportunità di carriera sono obiettivi da perseguire affinché tutta la società possa progredire in maniera più equa, sostenibile ed efficace.

Le donne sono un mezzo, non un fine: il più numeroso, ricco e composito insieme di esperienze e competenze a disposizione della ripresa economica del nostro Paese. Talenti che è giusto che emergano per trovare insieme agli uomini nuove vie da percorrere, perché il post pandemia non sia solo un ritorno al pre-Covid, ma sia l’occasione di cambiare in meglio. Non si tratta quindi di aiutare le donne, ma di aiutare il mondo anche attraverso le donne.

Senza dimenticare che c’è una battaglia, per raggiungere la parità, che va combattuta tutti insieme, uomini e donne: quella delle molestie sul lavoro. Battaglia che oggi ha uno strumento in più.

Per rinnovare cambiamo il modo di pensare

Photo by Tatiana Syrikova from Pexels

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Le donne sono state le più penalizzate sul fronte lavorativo nel 2020, così come i giovani. E insieme alle donne è proprio sui giovani che è necessario investire e  puntare in maniera decisa. In Italia infatti solo il 14% dei dirigenti ha meno di quarant’anni, contro il 33% della media europea. Sono prevalentemente i giovani che portano il nuovo dentro le organizzazioni, quando ne hanno il potere, ma i dati evidenziano che nel nostro Paese questo avvicendamento generazionale nelle posizioni apicali rappresenta un problema. Problema che, in questo momento, non sembra che stiamo affrontando con gli strumenti adatti, come dimostrano i dati di Garanzia Giovani, il programma europeo avviato in Italia nel 2014 che  non sta dando i risultati sperati. E allora, forse, servono strumenti innovativi  e un modo, nuovo e giovane, di ripensare il lavoro.  Anche alla luce anche di altri due dati non proprio incoraggianti: il tasso di disoccupazione giovanile al 29,5% e il primato europeo per i Neet, i giovani senza impiego né percorso di formazione, ancora intatto.

La sfida (e l’opportunità) del Recovery Plan

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Photo by Anna Sullivan on Unsplash

La parità di genere anche nel lavoro è, almeno sulla carta, un obiettivo centrale e trasversale del Recovery Plan italiano. La nuova bozza  approvata dal Consiglio dei ministri dell’11 gennaio e trasmessa alle Camere prevede un doppio asse di interventi: da un lato quello sulle infrastrutture sociali, con un piano asili nido da 3,6 miliardi per creare 622.500 nuovi posti entro il 2026, dall’altro quello del sostegno all’imprenditoria femminile, che può contare su 400 milioni e alimenterà il Fondo ad hoc istituito con la legge di bilancio. “Un’occasione storica irripetibile per le donne italiane”, afferma la senatrice dem Valeria Valente , per superare i ritardi e i divari che ci pongono in coda alle classifiche Ue su quasi tutti gli indicatori. Tranne uno: la presenza di donne nei Cda. Grazie alla legge Golfo-Mosca l’Italia svetta con il suo 30% di donne nei board, che aumenterà al 40% nei prossimi rinnovi degli organi societari delle aziende quotate in Borsa e partecipate pubbliche. La Germania è ferma al 12,8%. Ma ora si appresta a varare una legge per cercare di recuperare terreno.

Respira, fermati. E progetta

Photo by Anna Sullivan on Unsplash

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Problemi da risolvere, sfide da affrontare, obiettivi da raggiungere. Così ci affacciamo a questo 2021 sul fronte del lavoro. E allora, per far fronte a tutto questo, dobbiamo puntare sul cambiamento e sullo sfruttare quelle porte che la pandemia ha aperto, come effetti collaterali. Non solo lo smart working con annessi e connessi, ma per esempio il contatto con le nostre emozioni (che sono state così dirompenti, soprattutto nella primavera scorsa, che è stato difficile ignorarle)  e il ruolo – fondamentale – che possono avere nel lavoro, luogo dal quale normalmente le abbiamo estromesse. O, ancora, su un’abilità resa indispensabile dal sistema in cui viviamo, quella che gli americani definirebbero ìdealing with ambiguity’: vivere in movimento, senza una situazione chiara davanti, capaci di gestire rischio e incertezza, agili e sempre pronti a navigare proprio verso il futuro in divenire. Ecco cinque consigli (più uno) per cogliere le nuove opportunità e crescere, dal punto di vista professionale ma non solo. Partendo da qui, da chi siamo diventate e diventati oggi.

AlleyBooks, anche l’ordinario può essere straordinario

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Non serve un lavoro speciale per sentirsi parte di una narrazione collettiva. Non occorre essere eroi ed eroine per fare la Storia. Non sono necessarie imprese straordinarie per afferrare il valore della vita. Tutte le nostre storie, piccole e normali, sono un tassello di un mosaico più grande. Letizia Giangualano ce lo racconta in un percorso di lettura in quattro libri: una celebrazione della nostra ordinaria universalità.

Questa settimana la newsletter di Alley Oop non è firmata perché aderiamo allo sciopero delle firme proclamato dal Comitato di redazione del Sole 24 Ore, per la vertenza in atto con l’azienda in merito alla chiusura del mensile IL e alla richiesta di cassa integrazione a zero ore per 24 mesi per i tre colleghi del magazine.
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Ci ritroviamo la settimana prossima, sempre al venerdì nella vostra casella di posta. Se volete far iscrivere altre persone ecco il link da condividere. Intanto potete continuare a seguire notizie e interventi su Alleyoop, il blog multifirma del Sole 24Ore. Invece per contattarci l’indirizzo mail è alleyoop@ilsole24ore.com.