Famiglia, la condivisione della cura riduce il gender gap nel lavoro

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Con una divisione più equa dei lavori di cura nelle famiglie si ridurrebbe la diseguaglianza di genere nel mondo del lavoro. A portare alla luce questo nesso è un ampio rapporto appena pubblicato dall’Eige, l’Istituto europeo per l’eguaglianza di genere che evidenzia come in tutta l’Ue, la maggior parte del lavoro di assistenza non retribuito sia a carico delle donne, con il 92% che fornisce cure e assistenza per diversi giorni alla settimana, rispetto al 68% degli uomini. In tutta l’UE, trascorrono 90 minuti in più al giorno rispetto agli uomini occupandosi di cure non retribuite. Per l’Eige la partecipazione delle donne ai lavori di cura “è molto alta”, in media oltre l’85% sia considerando l’impegno settimanale che quello giornaliero. L’impegno degli uomini varia dal 41% registrato a Cipro al 90% della Danimarca).

I vantaggi di una divisione più equa del lavoro di cura sono evidenti. I Paesi dove è presente tendono ad avere tassi di occupazione più elevati per le donne e minori divari di genere nelle retribuzioni “, ha affermato Carlien Scheele che dirige l’Eige.

La doppia faccia del lavoro part time
Un tema importante è quello del part time: le donne che lavorano part time dedicano un’ora in più al giorno al lavoro di cura non pagato, rispetto alle donne che lavorano full time. Attenzione però: non accade lo stesso per gli uomini che lavorano a tempo parziale. Donne e uomini che hanno responsabilità di cura più facilmente hanno occupazioni precarie e informali. Le donne che hanno lavori temporanei o contratti precari spendono il doppio del tempo in lavori di cura non pagati, rispetto alle donne che hanno occupazioni stabili.  Il fatto è che le donne tendono a usare il part time come una strategia per conciliare il lavoro con le responsabilità familiari, ma questo, sottolinea l’Eige, influenza negativamente non solo i loro salari e le pensioni future, ma anche la retribuzione economica in generale, visto che in molti casi la paga oraria dei lavori a tempo parziale è inferiore a quella dei lavori a tempo pieno. Fare carriera, in questo senso, diventa più difficile, anche perché le donne si fanno carico ancor di più del lavoro di cura. In Europa, il 29% delle donne dice che il motivo principale per cui lavora part time è legato alle responsabilità di cura. Tra gli uomini questa percentuale scende al 6%.

 Usare servizi di cura dei bambini aiuta soprattutto il lavoro delle donne
Uno strumento per bilanciare le diseguaglianze, secondo l’Eige, è  il ricorso a servizi di cura dei bambini. Secondo la ricerca dell’Eige, tali servizi portano infatti a rendimenti sul lavoro più elevati per le donne rispetto agli uomini. Si stima che le donne che hanno figli di età inferiore a 12 anni e  fanno ricorso a babysitter o servizi simili per almeno 14 ore a settimana, guadagnano il 4,8% in più rispetto alle mamme che non fanno ricorso all’assistenza all’esterno. La differenza stimata per gli uomini è del 2,6 per cento. Tuttavia non tutti sono soddisfatti di affidare, anche se in parte, a persone esterne la cura dei bambini: il 14% non ne è affatto contento. E metà di questa quota di insoddisfatti lo è soprattutto per la questione dei costi reputati insostenibili.

Per voltare pagina servono condivisione in famiglia e servizi di assistenza di qualità
La pandemia da Covid, con l’impossibilità in tanti casi di far ricorso a un aiuto esterno, ha messo in luce l’importanza dell’assistenza per un’economia ben funzionante. Il presupposto, però, evidenza ancora l’Eige, è ancora quello che la cura è  un lavoro femminile, anche qualora fosse retribuito. Attualmente le donne sono 37 milioni dei 49 impiegati nei settori di cura dell’Unione europea. Per una distribuzione più equa dell’assistenza non retribuita, secondo Eige, “c’è bisogno di un duplice approccio che supporti sia un’equa condivisione dell’assistenza a livello familiare sia servizi di assistenza accessibili e di qualità”.