Covid19, Hope Onlus in prima linea per aiutare malati e medici

technical-team-hope-in-brasile

Sembra lontana la scorsa primavera con il lockdown e il racconto della pandemia che sorprese il mondo intero. Oggi ci ritroviamo di nuovo alle prese con le difficoltà ma al tempo stesso con le chiavi che abbiamo a disposizione per affrontare le restrizioni di queste settimane e dei mesi che verranno (ne abbiamo parlato in diretta Facebook qui

Ma l’azione dei volontari non si ferma, non si è mai fermata. Hope Onlus, organizzazione no profit, laica e indipendente, che aiuta bambini e comunità in difficoltà in Italia e in medio Oriente, fondata nel 2006 da Elena Fazzini con un passato alle Nazioni Unite e in Banca Generali, è sempre stata in prima linea sin dai terribili esordi di questa emergenza.

Arrivato il Coronavirus, Hope Onlus è entrata subito in azione – racconta Elena Fazzini – il primo ospedale a chiamarci è stato il San Gerardo di Monza che il 20 febbraio mi ha contattata con urgenza per la necessità di 4 ventilatori. Come da prassi tipica della nostra organizzazione non profit, abbiamo creato un Team di professionisti specializzati, ingegneri clinici e medici rianimatori, in grado di supportarci in una sfida senza precedenti: creare un efficiente canale di approvvigionamento integrativo e alternativo a quelli istituzionali, esclusivamente gestito da Hope, in grado di importare direttamente dall’estero, a prezzi congrui, apparecchiature elettromedicali salvavita e consegnarle, installarle e donarle agli ospedali più in difficoltà”.

consegna-bergamo-2

Non solo. “Contemporaneamente a tali azioni, giorno e notte, nel silenzio del lock down della nostra città, ci siamo dedicati a cercare le risorse finanziarie indispensabili per acquistare tutti i macchinari salvavita, attivando tutta la rete di contatti presso aziende, fondazioni e filantropi. L’intera rete delle strutture ospedaliere pubbliche della Regione Lombardiaprosegue Fazziniha beneficiato dell’aiuto diretto di Hope Onlus: tutti gli ospedali di Milano, ma anche a quelli di Bergamo, Brescia, Lodi, Cremona, Lecco, Crema, Melegnano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Monza e Brianza, Sondrio, Sondalo, Varese, Pavia. E poi gli aiuti di Hope sono arrivati in altre regioni colpite agli ospedali di Torino, Bologna, Treviso, Padova, Verona».

Sembra un racconto dal passato, eppure è solo la cronaca di pochi mesi fa. Sono le parole di chi da vicino ha sperimentato dolore, difficoltà e l’urgenza e la necessità di sostenere chi stava lavorando per salvare vite umane, in un momento complicatissimo.

consegna-bergamo-ospedale-da-campo-alpini«In pieno lockdown abbiamo donato più di 23.700 pasti per le terapie intensive, ogni giorno, senza mancare mai un appuntamento – aggiunge – è stato un pellegrinaggio dal 24 febbraio, che con  costanza e impegno abbiamo messo a servizio di medici, infermieri, inservienti, personale ospedaliero. Quando stanchissimi la sera portavamo i panini ai Reparti Monteggia o alla Terapia Intensiva del De Palo al Policlinico di Milano, trovavamo negli sguardi di chi ci accoglieva, bardato quasi come un astronauta, quella gratitudine e quella volontà di condividere che solo la sofferenza e la dedizione fanno leggere negli occhi. A coloro che manifestano per dire che questa pandemia è un complotto o che è una manipolazione politica  – sottolinea Fazzini – ricordo di riflettere su ciò che è accaduto negli ospedali e su quanto è stato fatto da eroi sconosciuti per salvare chi di noi è stato contagiato dal Coronavirus».

«Volevo e dovevo seguire la filiera di ogni ventilatore, di ogni ecografo, di ogni monitor dalla complessa ricerca sui mercati esteri, all’importazione e alla consegna ai medici in prima linea – ribadisce – abbiamo importato direttamente da Giappone, Cina, Corea e Germania. Non dimenticherò mai il 22 marzo, quando sono andata con il mio team di ingegneri alle tre di notte all’Aeroporto di Bergamo, dove un C-130 dell’aeronautica militare messo a disposizione a Hope Onlus dal Ministero della Difesa, atterrava in Italia dopo essere andato a recuperare da Dusserdolf i nostri 16 ventilatori polmonari, i 16 letti da terapia intensiva e i monitor per equipaggiare le rianimazioni di ospedali in grandissima difficoltà per l’emergenza sanitaria da Coronavirus».

elena-fazzini-ecografoCon l’arrivo della seconda ondata, Hope è in azione in queste settimane per donare tablets per i malati ricoverati nei reparti Covid-19 e garantire così una comunicazione continua con i loro familiari, computer e abbonamenti internet per i bambini bisognosi da usare per la didattica a distanza. Ha, inoltre, attivato una cordata di nonne e mamme volontarie che garantiscono ogni due giorni torte casalinghe per medici e infermieri impegnati nei reparti Covid-19. «Una speranza operativa che ogni tanto mi fa dire “sembra impossibile” ma ci siamo riusciti» commenta.

mappa-donazioni-brasile-v2Come sembra “impossibile” la missione portata a termine con successo alcuni mesi fa, una grande operazione di solidarietà organizzata in Brasile che ha permesso di acquistare e donare 18 ventilatori per la Terapia Intensiva e 6 ecografi portatili – per un valore di oltre 1 milione di Euro – grazie alla Fondazione Europea Guido Venosta di Giuseppe Caprotti (che si occupa di lotta alla povertà, cambiamento climatico, degrado ambientale e supporto alla ricerca scientifica), con il supporto medico del Policlinico di Milano e di donatori privati e associazioni filantropiche. Sono stati installati e donati presso 6 ospedali brasiliani apparecchiature medicali di ultima generazione: in particolare 18 postazioni per la terapia intensiva equipaggiati con 18 ventilatori polmonari ad alta tecnologia oltre a 6 ecografi portatili per la diagnosi e la cura del Covid-19.

Il Brasile, infatti, è al secondo posto nel continente americano, dopo gli Stati Uniti, per numero di contagi.

La missione umanitaria è nata in risposta a un appello di Papa Francesco che, tramite il suo Elemosiniere, Cardinale Konrad Krajewski, si era rivolto direttamente a Elena Fazzini per aiutare il Paese sudamericano: «Abbiamo risposto ad un appello speciale  – ha dichiarato Fazzini – che, se da un lato ci ha lusingato molto perché proveniente direttamente da Papa Francesco, dall’altro ci ha dato un gravoso impegno e una grande responsabilità. Abbiamo portato a termine la più grande operazione italiana di aiuto umanitario in Brasile per la lotta all’epidemia da Coronavirus».

La missione ha raggiunto ospedali che aiutano gratuitamente soprattutto le popolazioni più disagiate, percorrendo anche strade impervie e non prive di difficoltà: alcuni di questi, tra l’altro, sono in angoli remoti del paese, e distano tra loro centinaia di chilometri.

«Altrettanto complessa è stata la spedizione – conclude Elena Fazzini – abbiamo gestito un complesso percorso di esportazione di 44 pallets di macchine salvavita dall’Italia verso il Brasile e una volta arrivati lì hanno raggiunto gli ospedali con camion che hanno attraversato ostacoli di tutti i generi e percorso decine di migliaia di chilometri».

mostra-hope-onlusTutto questo è confluito in un suggestivo e intenso racconto dell’attività umanitaria svolta da Hope Onlus a favore degli ospedali e a sostegno della società civile  in una mostra fotografica di Hope Onlus e dell’Ospedale Policlinico di Milano #Covid-19@storiedisperanza (realizzata grazie al contributo di numerosi artisti tra i quali Andrea Frazzetta, Matteo Biatta, Nanni Fontana, Greta Stella, Eugenio Grosso, Vittorio Sciosia, Massimo Allegro e Marco Garofalo) in esposizione su strada in Corso Vittorio Emanuele II, visibile a Milano fino al 10 gennaio, poi andrà a Bergamo, Brescia, Londra e Parigi.